Martedì 30 Dicembre 2025

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Processo telematico

App 2.0, il Ministero replica: «Non è un flop, ma una transizione obbligata»

Via Arenula respinge le accuse sui malfunzionamenti: «Obblighi Pnrr, sistema operativo e criticità locali»

30 Dicembre 2025, 12:33

App 2.0, il Ministero replica: «Non è un flop, ma una transizione obbligata»

Carlo Nordio, ministro della Giustizia

Il Ministero della Giustizia interviene per fare chiarezza sulle notizie relative ai presunti malfunzionamenti dell’applicativo APP e sui provvedimenti adottati dalla Procura generale di Napoli, respingendo l’idea di un sistema inefficiente o fallimentare.

In una nota diffusa da Via Arenula, il dicastero sottolinea come il processo penale telematico e l’utilizzo dell’APP non siano il frutto di una scelta discrezionale dell’attuale amministrazione, ma l’attuazione di precisi obblighi normativi introdotti dalla riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022) e collegati alle milestone vincolanti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. «Il Ministero – si legge – si è trovato a salire su un treno già in corsa», senza la possibilità di fermarne la marcia, proprio per il rispetto degli impegni assunti dall’Italia in sede europea.

Secondo il Ministero, la transizione digitale di un sistema complesso come quello penale non è mai stata presentata come priva di criticità. Al contrario, l’introduzione dell’obbligatorietà del deposito telematico è stata accompagnata da rilasci applicativi progressivi, assistenza continua agli uffici e un’interlocuzione costante con i territori. L’obiettivo dichiarato è stato quello di governare il cambiamento, evitando arretramenti incompatibili con il quadro normativo e con il Pnrr.

Con riferimento specifico al distretto di Napoli, Via Arenula evidenzia che la Procura partenopea è stata l’ultima ad attivare la componente ADI Switch per il conferimento delle intercettazioni, nonostante il sistema fosse già operativo negli altri uffici giudiziari. Un ritardo organizzativo e tecnologico che, secondo il Ministero, ha inciso sui tempi di integrazione dei flussi digitali e ha reso necessario un accompagnamento rafforzato, con supporto tecnico dedicato e interventi mirati.

I provvedimenti di sospensione adottati a Napoli, dunque, non costituirebbero una certificazione dell’inefficienza del sistema APP, che risulta invece «pienamente operativo» in numerosi altri contesti giudiziari, anche ad altissimo carico di lavoro. A conferma di ciò, il Ministero ricorda che diversi uffici, dopo i miglioramenti introdotti, hanno revocato o non rinnovato analoghi provvedimenti di sospensione, segno di una progressiva stabilizzazione del sistema.

In vista dell’estensione generalizzata dell’obbligatorietà del deposito telematico dal 1° gennaio 2026, particolare attenzione è stata riservata ai procedimenti più delicati, come quelli in materia di misure cautelari, che incidono direttamente sulla libertà personale. I rilasci applicativi del 2025, spiega il Ministero, sono stati orientati proprio a rendere sostenibile l’obbligo in questi ambiti, rafforzando la gestione delle urgenze, il presidio dei termini e la riservatezza dei fascicoli.

In questo contesto, la scelta di prevedere un ulteriore periodo di accompagnamento per alcune tipologie di procedimenti, tra cui intercettazioni e riesame, viene definita come una fase di sperimentazione monitorata e non come un passo indietro nella digitalizzazione. «Il processo penale telematico – conclude la nota – è un percorso di trasformazione strutturale e governata», che deve coniugare il rispetto delle scadenze di legge e del Pnrr con la responsabilità di garantire efficienza, legalità e tutela dei diritti, senza semplificazioni mediatiche né letture strumentali.