Lunedì 29 Dicembre 2025

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Icona eterna

Brigitte Bardot, mito senza tempo. Addio alla donna che cambiò cinema, costumi e libertà

Dalla rivoluzione erotica degli anni ’50 all’addio al set per gli animali: la vita di un’icona che ha riscritto l’immaginario femminile

29 Dicembre 2025, 09:20

Brigitte Bardot, mito senza tempo. Addio alla donna che cambiò cinema, costumi e libertà

Omaggio dei francesi alla celebre diva del cinema Brigitte Bardot scomparsa ieri

Fatalmente identificata con la propria immagine – anche per uno stile di vita anticonformista ostentato fuori dal set – Brigitte Bardot ha incarnato, come poche altre, una frattura epocale nel modo di pensare il corpo, il desiderio e la libertà femminile. Nella seconda metà degli anni Cinquanta, il cinema le chiese di replicare quel magnetismo in una lunga serie di commedie e melodrammi popolari, da Una parigina a Babette va alla guerra, passando per Femmina e Sexy Girl. Ma il “personaggio B.B.” rivelò presto un lato più inquieto e complesso.

A esplorarlo furono due film chiave. In La ragazza del peccato (1958) di Claude Autant-Lara, Bardot è una donna predatrice che sovverte l’ordine sociale, seducendo l’avvocato che la difende, interpretato da Jean Gabin. Presentato alla Mostra di Venezia, il film segnò uno scontro simbolico tra due miti del cinema francese e consacrò definitivamente la diva. Due anni dopo, La verità (1960) di Henri-Georges Clouzot ne mise a nudo l’anima: non più spogliarello fisico, ma psicologico, fino a svelare un’eroina romantica schiacciata dal giudizio morale collettivo.

Scoperta giovanissima da Roger Vadim, che ne divenne compagno e regista, Bardot esordì nel 1952 e bruciò le tappe. Il punto di svolta arrivò nel 1956 con Et Dieu… créa la femme (E Dio creò la donna): Juliette, orfana sensuale e indomabile a Saint-Tropez, divenne l’archetipo di una “nuova Eva”. Quel film non solo infranse i tabù della censura, ma intercettò un desiderio di emancipazione che stava emergendo nell’universo femminile, facendo di Bardot un fenomeno globale.

Negli anni Sessanta, mentre la carriera cinematografica iniziava lentamente a declinare, la sua influenza culturale cresceva. Collaborò con Louis Malle (Vita privata, Viva Maria) e con Jean-Luc Godard (Il disprezzo), che ne sublimò e insieme smitizzò l’immagine. Intanto la “bardolatria” diventava un fatto sociale ed economico: il suo nome generava un giro d’affari enorme, il suo stile – bikini, capelli spettinati, naturalezza ostentata – veniva imitato ovunque. Simone de Beauvoir le dedicò un celebre saggio, cogliendo l’ambiguità di una figura sospesa tra fantasia maschile e affermazione di sé.

Nel 1973, nel pieno della popolarità, Bardot compì il gesto più radicale: lasciò il cinema a 39 anni. Una scelta definitiva, nata sul set di Colinot l’alzasottane, che segnò l’inizio di una seconda vita. Da allora trasformò la propria notorietà in militanza animalista, fondando nel 1986 la Fondazione Brigitte Bardot per la protezione degli animali. Un impegno totale, che la portò a vivere appartata nella sua La Madrague, a Saint-Tropez, lontana dai riflettori ma al centro di battaglie globali.