Lunedì 29 Dicembre 2025

×

Alta tensione

Manovre a fuoco vivo: Pechino accerchia Taiwan e alza il livello dello scontro

Esercitazioni congiunte di esercito, marina e aviazione nello Stretto. Taipei parla di intimidazione militare e mette le forze in massima allerta

29 Dicembre 2025, 09:46

Manovre a fuoco vivo: Pechino accerchia Taiwan e alza il livello dello scontro

TAIPEI

L’esercito della Cina ha annunciato l’avvio di nuove manovre militari intorno a Taiwan, coinvolgendo unità dell’esercito, della marina e dell’aviazione con l’obiettivo di «avvicinarsi all’isola da più direzioni» e lanciare «un serio avvertimento alle forze separatiste che cercano l’indipendenza e alle forze di interferenza esterna».

Le esercitazioni, denominate “Missione Giustizia-2025”, sono state rese note dal Comando del Teatro Orientale delle Operazioni attraverso un comunicato pubblicato sull’account ufficiale WeChat. Secondo Pechino, le manovre si concentrano su pattugliamenti mare-aria con prontezza al combattimento, assunzione del controllo integrale delle aree operative, simulazione di blocchi portuali e deterrenza esterna “tridimensionale”.

L’iniziativa arriva in un momento di forte deterioramento del clima nello Stretto di Taiwan, segnato dal rafforzamento del sostegno militare degli Stati Uniti a Taipei e dalle recenti visite sull’isola di esponenti politici giapponesi, in un contesto di tensioni crescenti anche tra Cina e Giappone.

La reazione di Taipei non si è fatta attendere. Taiwan ha condannato “duramente” l’uso dell’“intimidazione militare” da parte della Cina. «In risposta al mancato rispetto delle norme internazionali e all’uso della forza per minacciare i Paesi vicini, esprimiamo la nostra forte condanna», ha dichiarato la portavoce dell’Ufficio presidenziale Karen Kuo. Il ministero della Difesa taiwanese ha definito le manovre «provocazioni irrazionali» e «molestie militari», annunciando l’attivazione di un centro di risposta e il dispiegamento di forze “adeguate” per proteggere sovranità, libertà e democrazia.

Secondo le autorità di Taipei, «difendere la democrazia e la libertà non è una provocazione» e l’esistenza della Repubblica di Cina «non può essere utilizzata come pretesto per alterare lo status quo». Le esercitazioni, sostengono, confermano la «natura aggressiva» di Pechino e rafforzano la necessità di accelerare la costruzione di una capacità difensiva «altamente resiliente e di deterrenza integrale».

Nel dettaglio, le forze armate cinesi hanno simulato attacchi a fuoco vivo contro obiettivi marittimi a nord e a sud-ovest dell’isola. Cacciatorpediniere, fregate, caccia, bombardieri e droni sono stati schierati nelle aree a nord, sud-ovest, sud-est ed est di Taiwan. Le manovre, che proseguiranno fino a domani, includono anche la simulazione di blocchi portuali e il coinvolgimento della Forza missilistica. Si tratta della sesta esercitazione su vasta scala attorno all’isola dal 2022, anno della visita a Taipei dell’allora speaker della Camera Usa Nancy Pelosi.

Taipei ha fatto sapere di aver rilevato nelle ultime 24 ore almeno due aerei militari e undici navi da guerra cinesi intorno all’isola, mentre l’Aeronautica ha segnalato la designazione da parte di Pechino di una “zona di rischio temporanea” nello spazio aereo per esercitazioni a fuoco vivo della durata di dieci ore. La Guardia costiera taiwanese ha dispiegato le proprie unità per ridurre l’impatto sulle rotte marittime e sulle zone di pesca.

Sul piano diplomatico, Pechino ha ribadito che i tentativi delle «forze esterne di usare Taiwan per contenere la Cina» non faranno che aggravare la situazione nello Stretto. »Armare Taiwan alimenta l’arroganza delle forze separatiste e spinge la regione verso una situazione pericolosa», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian.

Alla crescente tensione si aggiunge la presa di posizione di Mosca. In caso di un’ulteriore escalation, la Russia sosterrà la Cina nella difesa dell’unità nazionale e dell’integrità territoriale. Lo ha affermato Sergei Lavrov, richiamando il trattato di buon vicinato e cooperazione firmato tra Russia e Cina nel 2001. Un segnale che conferma come la crisi di Taiwan resti uno dei principali punti di frizione geopolitica a livello globale.