Sono accusati di aver finanziato i terroristi di Hamas anche tramite tre associazioni benefiche, due delle quali con sede a Genova, i nove arrestati oggi nel capoluogo ligure nell'ambito dell'indagine per terrorismo della Procura genovese e della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo. Tra loro c'è Hannoun Mohammad, 62 anni, presidente dell'Associazione palestinesi in Italia e negli anni legale rappresentante e amministratore dell'Associazione Benefica La Cupola d'Oro e dell'Associazione Benefica La Palma, che sarebbero state "costituite al fine di proseguire l'attività, nonostante i provvedimenti adottati dal circuito finanziario per impedire agli indagati il finanziamento di attività terroristiche".
Secondo quanto emerge dall'ordinanza firmata dalla gip Silvia Carpanini, di cui LaPresse ha preso visione, le associazioni operavano "nella raccolta a fini umanitari di fondi per la popolazione palestinese destinati in realtà in parte rilevante (più del 71%) al finanziamento diretto di Hamas o di associazioni ad essa collegate o da essa controllate. I versamenti diretti o indiretti all'organizzazione terroristica, a partire dall'18 ottobre 2001 ad oggi sono stati in tutto equivalenti a oltre 7milioni e 288mila euro". Nell'ordinanza di 300 pagine si evidenzia come la misura di custodia cautelare in carcere sia necessaria per impedire agli indagati il prosieguo dell'attività di finanziamento di Hamas. Attività che, spiegano gli inquirenti, potrebbe proseguire "sfruttando canali e contatti ormai consolidati e ben noti a tutti".
Secondo quanto reso noto dal procuratore capo di Genova, Nicola Piacente, delle nove misure cautelare ottenute dalla procura di Genova nei confronti di presunti finanziatori di Hamas, solo sette sono state eseguite. Due degli indagati si trovano all'estero, uno in Turchia e uno a Gaza. Lo stesso procuratore chiarisce che l'inchiesta su Mohamed Hannoun era stata aperta prima del 7 ottobre del 2023, a seguito di una serie di Segnalazioni di operazioni sospette (Sos) arrivate alla Dna di Roma e trasmesse a Genova. Erano stati rilevati movimenti bancari sospetti dai conti di Hannoun e delle associazioni a lui legate.
Nato in Giordania, da 40 anni in Italia, di professione architetto, Hannoun risiede a Genova ma è spesso a Milano. Fondatore nel 1994 della Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese” (Abspp), a ottobre di quest'anno ha ricevuto il foglio di via dal capoluogo lombardo di un anno per le dichiarazioni rilasciate durante il corteo pro Pal del 18 ottobre scorso ed era "attentamente monitorato dalle Autorità competenti”, come aveva chiarito il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in un Question Time al Senato. Pur avendo dichiarato più volte di non appartenere ad Hamas, nel 2023 la sua associazione è stata inserita nella black list dei finanziatori del terrorismo dal dipartimento del Tesoro Usa.
Nel 2010 era stato indagato per presunti finanziamenti ad Hamas, ma l'inchiesta era stata poi archiviata dal Tribunale di Genova. Le informazioni circa le associazioni palestinesi destinatarie dei finanziamenti sono arrivate grazie a rogatorie presso le autorità giudiziarie israeliane, che hanno anche inviato spontaneamente documentazione ulteriore. Piacente ha spiegato che gli inquirenti hanno trovato riscontri alle informazioni arrivate da Israele sui server della associazione benefica di Hannoun, l'Abspp, ispezionati tramite una operazione sotto copertura.
Nell'ordinanza il gip sottolinea che nella cartella di backup delle immagini contenute nel telefono cellulare di Hannoun sono state trovate "numerose immagini, che denotano in modo inequivoco quanto meno la condivisione dell'ideologia di Hamas e del suo modus operandi". "Grave il quadro indiziario - sostiene il giudice - circa l'appartenenza di Hannoun al Movimento terroristico Hamas cui partecipa quale vertice della cellula italiana che si identifica con l'Associazione Abspp cui è a capo. Plurimi sono, infatti, i riferimenti ad Hamas fatti dagli stessi indagati e loro familiari e le situazioni che emergono dalle intercettazioni e dai documenti acquisiti che collegano Hannoun a a figure di spicco di Hamas, in un rapporto di collaborazione che si protrae ormai da parecchi anni".
"Concreto e attualissimo" è il pericolo di fuga ravvisato nei confronti di Hannoun Mohammad, che secondo il gip aveva "da tempo manifestato il progetto di trasferirsi in Turchia e di aprire lì un ufficio dove spostare l'attività dell'associazione". Negli ultimi giorni le intercettazioni avrebbero evidenziato come tale programma fosse in fase di attuazione sempre più stringente tanto che era emersa la data di oggi come quella della partenza, d'accordo con la famiglia che lo avrebbe poi raggiunto il prima possibile. Quanto infine al pericolo di reiterazione, per la gip "è senz'altro concreto e attuale sia avendo riguardo alla natura del reato commesso di matrice fortemente ideologica, sia considerando il comportamento degli indagati che, nonostante l'inclusione nelle liste del terrorismo" hanno "continuato nella loro attività, aggirando i divieti con triangolazioni finanziarie, usando sempre maggiori cautele, ripulendo i pc dal materiale compromettente e adottando espedienti quali l'apertura di nuove associazioni da intestare a nomi non legati al Movimento per cercare di eludere i blocchi".
"Si cerca un pretesto per metterlo a tacere. Ne parlavamo da tempo con Hannoun e ci chiedevamo quando sarebbe successo: da sei mesi si assiste a una campagna martellante, tutti i giorni, in Parlamento e su alcuni giornali. Era evidente che si volesse far calare il sipario su di lui", dice all'ANSA l'avvocato Dario Rossi, difensore di Mohammad Hannoun. Rossi ricorda come il quotidiano "Il Tempo abbia dedicato 55 prime pagine" al suo assistito, sottolineando quanto invece "Hannoun abbia lavorato alla luce del sole, dicendo cose sensate e impegnandosi per gli altri, senza che nessuno sia mai andato davvero ad analizzare i contenuti del suo lavoro". "Organizza missioni, ha bilanci redatti da un commercialista, con tutte le ricevute in ordine", prosegue il legale. "C'è una chiara volontà politica di metterlo a tacere, perché ha una grande capacità politica ed è andato più volte in Palestina insieme a numerosi esponenti della politica italiana del centrosinistra". "Ho però piena fiducia nella magistratura - precisa Rossi - perché alla prova dei fatti non emergerà nulla". "Lui dal 2003 al 2010 è stato sottoposto a indagini per lo stesso reato. Tutto archiviato dopo anni di indagini e intercettazioni, con la conclusione che la sua attività era identica a tutte le altre organizzazioni umanitarie".
Tra i primi a commentare il caso la premier Giorgia Meloni. La quale esprime "apprezzamento e soddisfazione per l'operazione, di particolare complessità e importanza, che ha consentito di eseguire gli arresti di nove persone accusate di aver finanziato Hamas, attraverso alcune associazioni, sedicenti benefiche, per oltre sette milioni di euro. Tra queste, il presidente dell'associazione dei palestinesi in Italia Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun, definito dagli investigatori 'membro del comparto estero dell'organizzazione terroristica Hamas' e 'vertice della cellula italiana dell'organizzazione Hamas'. Esprimo il più sentito ringraziamento, mio personale e a nome di tutto il Governo, a quanti hanno reso possibile quest'operazione - Procura di Genova, Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, oltre al supporto informativo fornito da AISE-Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna", recita la dichiarazione del Presidente del Consiglio.
"L'indagine sui fondi raccolti in Italia e finiti nelle mani di Hamas merita la massima attenzione. Noi siamo garantisti, sempre, e dunque attendiamo che le accuse siano provate. Ma anche oggi - come facciamo da anni - chiediamo a gran voce che si faccia luce sui finanziamenti perché sarebbe assurdo e gravissimo se una parte dei soldi raccolti da cittadini italiani in buona fede finisse nelle mani dei terroristi islamici", scrive sui social Matteo Renzi, leader di Italia viva. "Qui non si tratta del legittimo confronto su singole posizioni politiche ma di una vicenda ben piu' grave: occorre essere netti e risoluti sul fatto che la prossimità con chi organizza e dirige strutture terroristiche va combattuta senza se e senza ma. Grazie dunque ai giornalisti, alle forze dell'ordine e ai magistrati che hanno seguito e stanno seguendo il caso. Italia Viva - conclude - continuerà questa battaglia di civiltà contro il terrorismo e contro Hamas".
“Che i movimenti ProPal fossero infiltrati da Hamas era un fatto evidente a tutti. Oggi ne abbiamo evidenze ulteriori. L'estremismo islamico e il terrorismo distruggono la possibilità per i palestinesi di vivere in pace e avere un proprio Stato e sono nemici dell'Occidente e delle nostre libertà. Con i sostenitori di Hamas come con i sostenitori di Putin dovrebbe valere il principio della tolleranza zero”, commenta su X il leader di Azione, Carlo Calenda.
"Piena fiducia verso magistratura e forze dell'ordine impegnate nell'operazione antiterrorismo che ha portato ai nove arresti di oggi. L'inchiesta farà il suo corso, ma il Partito democratico rinnova la più ferma condanna per ogni forma di sostegno e complicità coi terroristi di Hamas, che rappresenta la negazione della prospettiva di una Palestina laica e democratica per cui noi ci battiamo". A ribadirlo, in una nota, è Peppe Provenzano, deputato e responsabile Esteri nella segreteria Pd. "Contro il terrorismo - riprende il dem - le forze politiche dotate di un minimo di contegno istituzionale dovrebbero unirsi invece di fare misere polemiche politiche. E' ciò che insegna la storia migliore del nostro paese, che un pezzo della destra sconosce. Chi pensa di strumentalizzare volgarmente questa operazione per gettare ombre sul nostro impegno per la causa palestinese - conclude Provenzano - ne risponderà nelle sedi opportune".
"L'arresto di Mohammed Hannoun e lo smantellamento della sua rete legata a doppio filo con Hamas rappresentano un passaggio di straordinaria importanza nella lotta al terrorismo e al finanziamento delle organizzazioni jihadiste in Europa. Si tratta di un'operazione che conferma, sul piano giudiziario, quanto ho più volte denunciato in sede europea attraverso interrogazioni e mobilitazione politica: l'esistenza di una rete transnazionale strutturata, operante anche sul territorio italiano, impegnata nel sostegno politico e finanziario a Hamas", afferma in una nota la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno.
A invocare cautela è invece Angelo Bonelli, deputato AVS e co-portavoce di Europa Verde. "Il terrorismo va sempre contrastato in ogni sua forma: lo abbiamo fatto ieri condannando Hamas e chiediamo che oggi la magistratura faccia piena chiarezza su questa vicenda. Ma la destra la smetta di fare una propaganda indecente", afferma in una nota. "I crimini contro l'umanità commessi dal governo Netanyahu sono sotto gli occhi di tutti: oltre 70.000 persone uccise, donne e bambini tra le vittime, ospedali bombardati, Gaza rasa al suolo. Crimini che non saranno dimenticati, così come non potrà essere dimenticato il ruolo inaccettabile e intollerabile del governo italiano, che ha continuato a vendere armi, a fornire cooperazione economica e a sostenere chi si è macchiato di questi gravissimi crimini contro l'umanità. Nessuno può permettersi di criminalizzare milioni di persone scese in piazza in questi mesi per dire stop allo sterminio del popolo palestinese, attraverso l'orribile equazione secondo cui chi manifesta per la pace sarebbe amico dei terroristi. Chi fa oggi questa operazione lo fa per offrire un alibi a chi ha invece commesso crimini contro l'umanità, come il governo Netanyahu", conclude il leader Verde.