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Le reazioni

Putin sfida l’Occidente: «L’Ucraina non vuole la pace»

Rispondendo alle domande dei giornalisti nel corso della diretta televisiva Risultati dell’anno, il leader del Cremlino ha accusato l’Ucraina di non voler «porre fine al conflitto con mezzi pacifici»

19 Dicembre 2025, 10:52

Putin sfida l’Occidente: «L’Ucraina non vuole la pace»

Putin, presidente della Russia

Il presidente russo Vladimir Putin apre la conferenza stampa di fine anno con un messaggio netto: per Mosca la responsabilità del protrarsi della guerra ricade su Kiev. Rispondendo alle domande dei giornalisti nel corso della diretta televisiva Risultati dell’anno, il leader del Cremlino ha accusato l’Ucraina di non voler «porre fine al conflitto con mezzi pacifici», ribadendo che «Kiev non ha mostrato alcuna volontà di fare concessioni territoriali».

Putin ha ripercorso le tappe del conflitto, sostenendo che già nel 2022, con l’escalation nel Donbass, la Russia aveva avvertito che sarebbe stata costretta a riconoscere le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. Secondo la sua ricostruzione, le autorità ucraine avrebbero rifiutato il ritiro delle truppe, disatteso gli accordi di Istanbul e oggi continuerebbero a respingere ogni soluzione negoziale. Nonostante ciò, ha aggiunto, «ci sono alcuni segnali che indicano una disponibilità al dialogo», pur senza fornire dettagli.

Il presidente russo ha ribadito che Mosca è pronta a chiudere la guerra «con mezzi pacifici», ma solo alle condizioni già illustrate nell’estate del 2024, considerate allora massimaliste dalla comunità internazionale. Condizioni che, di fatto, chiedono all’Ucraina concessioni ritenute umilianti e una revisione profonda degli equilibri territoriali.

Sul piano militare, Putin ha rivendicato progressi significativi: «Le nostre truppe stanno avanzando lungo tutta la linea di contatto», mentre «il nemico retrocede in tutte le direzioni». Dichiarazioni che arrivano mentre il conflitto, avviato con l’invasione russa su vasta scala del 24 febbraio 2022, continua a mietere vittime e a ridisegnare gli assetti geopolitici europei.

Non sono mancate le stoccate politiche. Il Cremlino ha criticato duramente la decisione dell’Unione europea di finanziare Kiev con un prestito da 90 miliardi di euro. Una scelta definita dal premier ungherese Viktor Orbán «estremamente sbagliata» e capace di avvicinare l’Europa alla guerra. Orbán ha sottolineato come Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca abbiano chiesto e ottenuto l’esclusione dall’operazione, parlando di fondi che Kiev «non sarà mai in grado di restituire».

Dal fronte russo, il consigliere del Cremlino Kirill Dmitriev ha attaccato apertamente la leadership europea, arrivando a invocare le dimissioni della presidente della Commissione Ursula von der Leyen e del leader tedesco Friedrich Merz, accusati di aver «sprecato tutto il loro capitale politico» senza ottenere risultati concreti.

Putin ha poi ironizzato sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky, commentando con sarcasmo un video girato a Kupyansk per smentire le rivendicazioni russe. «È un artista, anche piuttosto talentuoso», ha detto, aggiungendo che a sud della città circa 3.500 soldati ucraini sarebbero circondati «senza possibilità di successo».