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Il caso

Epstein Files, oggi si aprono i dossier più temuti di Washington

I documenti che devono essere divulgati potrebbero chiarire come operava, chi lo ha aiutato e se personalità di rilievo abbiano beneficiato della sua attività di lobbying istituzionale

19 Dicembre 2025, 08:38

Epstein Files, oggi si aprono i dossier più temuti di Washington

È il giorno del giudizio per il caso Epstein. Uno dei fascicoli più gelosamente custoditi degli Stati Uniti deve essere reso pubblico entro oggi, come prevede l’Epstein Files Transparency Act, costringendo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti a fare i conti con anni di segretezza, sospetti di protezione delle élite e accuse di fallimento sistemico.

«Ci aspettiamo il rispetto delle norme», ha dichiarato ai giornalisti Hakeem Jeffries, leader della minoranza democratica alla Camera. «Ma se il Dipartimento di Giustizia non rispetta quella che a questo punto è la legge federale, ci sarà una forte resistenza bipartisan».

La pubblicazione dei documenti rappresenta un’occasione storica per fare luce su uno scandalo che continua a scuotere l’America. Resta però la possibilità che il governo invochi vincoli legali per oscurare parti rilevanti dei fascicoli, alimentando nuove polemiche su cosa verrà davvero rivelato e cosa resterà nascosto.

Per Donald Trump il momento è politicamente delicato. Jeffrey Epstein, morto in carcere nel 2019, ha trascorso decenni nei circoli più esclusivi, coltivando rapporti con politici, accademici, imprenditori e celebrità, mentre gestiva un vasto traffico sessuale che coinvolgeva centinaia di ragazze, molte delle quali minorenni.

Trump e i suoi alleati hanno a lungo sostenuto che figure di primo piano dell’establishment democratico e di Hollywood sarebbero state protette dalle responsabilità penali, presentando lo scandalo Epstein come la dimostrazione che denaro e potere possono piegare il sistema giudiziario. Ma lo stesso Trump, negli anni Novanta, frequentava gli stessi ambienti di Epstein tra Palm Beach e New York, comparendo con lui in eventi mondani e feste.

Tornato alla Casa Bianca e acquisita l’autorità di pubblicare i documenti, Trump ha però cambiato tono, liquidando la richiesta di trasparenza — che in passato aveva incoraggiato — come una «bufala democratica». Ha resistito alle pressioni del Congresso, salvo poi essere costretto a cedere e firmare l’Epstein Files Act.

I documenti che devono essere divulgati potrebbero chiarire come operava Epstein, chi lo ha aiutato e se personalità di rilievo abbiano beneficiato della sua attività di lobbying istituzionale. La legge impone la pubblicazione di corrispondenza interna, fascicoli investigativi e atti giudiziari finora secretati o inaccessibili. Potrebbero emergere nuovi nomi e, soprattutto, spiegazioni sui lunghi ritardi che portarono all’incriminazione del finanziere.

Non è però attesa la rivelazione di una presunta “lista clienti” che, secondo il Dipartimento di Giustizia, non esisterebbe. L’Epstein Files Transparency Act consente ampi omissis per proteggere l’identità delle vittime, evitare interferenze con indagini in corso o tutelare la sicurezza nazionale. Sono dunque previste censure significative, anche se la legge vieta espressamente tagli motivati da «imbarazzo» o «sensibilità politica».

Resta infine un nodo cruciale: il controverso patteggiamento del 2008, che consentì a Epstein di evitare conseguenze ben più gravi dopo un’inchiesta che, secondo molti osservatori, potrebbe aver protetto personaggi potenti rimasti nell’ombra. È su questo punto che l’America, ancora oggi, attende risposte.