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Medio Oriente

Gaza, neonato muore di freddo: l’allarme di Medici senza frontiere

Secondo quanto riferisce Msf, il rigido clima invernale, unito alle condizioni di vita già disastrose, sta facendo aumentare in modo significativo i rischi sanitari per la popolazione

19 Dicembre 2025, 07:00

Gaza, neonato muore di freddo: l’allarme di Medici senza frontiere

Clima rigido in Medio Oriente

Un neonato di appena 29 giorni è morto ieri all’ospedale Nasser, nella Striscia di Gaza, due ore dopo il ricovero nel reparto pediatrico supportato da Medici Senza Frontiere. A renderlo noto è la stessa organizzazione umanitaria in un comunicato, spiegando che, nonostante i tentativi di assistenza, non è stato possibile salvare il piccolo. Secondo le autorità sanitarie palestinesi, la causa del decesso sarebbe l’ipotermia.

«I bambini stanno perdendo la vita perché non dispongono dei beni di prima necessità per sopravvivere. I neonati arrivano in ospedale infreddoliti, con segni vitali al limite della morte: anche i nostri migliori sforzi non sono sufficienti», ha dichiarato Bilal Abu Saada, supervisore del team infermieristico di Msf attivo nell’ospedale Nasser. Parole durissime che fotografano una realtà drammatica: «Dicono che la guerra è finita, ma le persone devono ancora lottare per la propria vita».

Secondo quanto riferisce Msf, il rigido clima invernale, unito alle condizioni di vita già disastrose, sta facendo aumentare in modo significativo i rischi sanitari per la popolazione. I team dell’organizzazione registrano alti tassi di infezioni respiratorie, un fenomeno destinato ad aggravarsi con l’abbassamento delle temperature e particolarmente pericoloso per i bambini sotto i cinque anni.

La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza resta infatti estremamente critica. «Mentre Gaza è colpita da forti piogge e tempeste, centinaia di migliaia di palestinesi continuano a lottare in tende improvvisate, allagate o distrutte», sottolinea l’ong nel comunicato.

Da qui l’appello finale: Medici Senza Frontiere chiede alle autorità israeliane di consentire urgentemente un massiccio aumento degli aiuti nella Striscia, perché – conclude l’organizzazione – l’emergenza umanitaria non è finita e a pagarne il prezzo più alto continuano a essere i più fragili, a partire dai bambini.