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Il commento

Se la destra prova ad affrancarsi dal cieco dogma “legge e ordine”

27 Dicembre 2025, 18:00

18:07

Se la destra prova ad affrancarsi dal cieco dogma “legge e ordine”

Qualcuno ha detto che la civiltà di un Paese si misura dalla condizione delle sue carceri. Quelle italiane sono un disastro, e sappiamo bene che non serve costruirne di nuove. Meglio sarebbe cercare di scavalcare quel muro che rende inevitabile il ricorso alla detenzione come unica forma di espiazione della pena. Ci vorrebbe un bel salto culturale.

Ma la novità è il segnale che sia oggi proprio la destra italiana, storicamente arroccata sulla difesa strenua della sicurezza in contrapposizione alle garanzie, ad avviarsi verso un nuovo percorso. Non nuovissimo, in realtà, per chi conosca la storia di quella che fu Alleanza nazionale, il partito di Gianfranco Fini, ma soprattutto di Pinuccio Tatarella, nato sulle ceneri del Movimento sociale di Giorgio Almirante. Una storia che i giovani di Fratelli d’Italia paiono non conoscere.

Mai avvocati come il siciliano Enzo Trantino o il calabrese Raffaele Valensise o il sardo Gianfranco Anedda avrebbero pronunciato frasi come quella crudele sfuggita al deputato e avvocato Andrea Delmastro. Né i colleghi avvocati Enzo Fragalà, Sergio Cola e Alberto Simeoni avrebbero fatto propria la lamentela del giovane Giovanni Donzelli sulla scarcerazione di detenuti malati ai tempi del covid. Al contrario si sarebbero fatti promotori di quell’iniziativa voluta dai giudici di sorveglianza e varata dal governo Conte.

Certo, quella stagione dei parlamentari di An che furono al fianco dei colleghi della Forza Italia di Silvio Berlusconi sembrerebbe irripetibile. Ma potrebbe non essere così. Intanto perché, dalle parti della destra italiana, sempre meno si sente dire di questi tempi “sbattetelo in galera e poi buttate la chiave”. E la vera e propria campagna politica svolta dall’interno del carcere di Rebibbia dall’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e Fabio Falbo, con i loro articoli sul Dubbio, ha toccato i cuori e le menti.

I due prigionieri hanno mostrato un mondo di donne e uomini che va ben oltre la semplice privazione della libertà. Una situazione che rischia di portare alla cancellazione della persona, così ben raccontata dai numeri dell’ultima rilevazione, con un affollamento superiore al 137 per cento e 17.000 posti in meno rispetto alle persone detenute. Non solo, ma anche per i record di ricorsi per “trattamenti inumani e degradanti” in carcere, in violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo. Queste voci dall’interno stanno avendo la forza di scavalcare il muro della prigione e di arrivare all’orecchio dei cittadini e degli elettori.

Il miracolo avverrà quando si avrà la capacità di collegare direttamente il problema-carcere a quello dell’amministrazione della giustizia. Un passaggio rispetto al quale l’ascolto della sinistra più ortodossa pare sempre sordo. L’ha esplicitato il ministro Carlo Nordio, nonostante lui stesso stia vivendo la contraddizione tra importanti riforme come l’abolizione del reato di abuso d’ufficio o l’interrogatorio di garanzia in vista di misure cautelari, e dall’altra parte i decreti sicurezza con la creazione di nuovi reati e l’aumento delle pene. Il guardasigilli si sta impegnando sulla carcerazione preventiva, perché il primo nodo del sovraffollamento sta lì. E sarebbe sufficiente spostare fuori dalle mura i 15mila in attesa di giudizio per aver risolto parte del problema.

Poi certo, ci vorrebbe anche una diversa cultura, che storicamente non appartiene alla destra e ormai neppure alla sinistra ortodossa, che pensa più allo schieramento partitico che non ai principi di civiltà giuridica. Bisognerebbe riflettere sul concetto di certezza del diritto, che non è certezza della pena. E sulla certezza della pena che non è necessariamente certezza del carcere. Il discorso si allarga fino al prossimo referendum sulla separazione delle carriere. L’ultimo sondaggio dell’agenzia Noto è piuttosto sorprendente. Dimostra quello che si intuiva già nelle tante trasmissioni tv e dibattiti social sul doppio processo di Garlasco, piuttosto che sulle decisioni del Tribunale dei minori nel famoso caso dei bambini della “casa nel bosco”: la gran parte dei cittadini non si fida più della magistratura e delle sue sentenze. E dal sondaggio di dieci giorni fa emerge che proprio l’elettorato di Fratelli d’Italia è il più sensibile, con il 90% dei Sì sulla separazione tra giudici e pubblici accusatori, di fronte al quale impallidisce il 72% di Forza Italia, forse dovuto alla scomparsa di Berlusconi.

Segnali di abbandono dello storico richiamo all’ordine da parte della destra? Non è un caso il fatto che un uomo di grande esperienza politica come il presidente del Senato Ignazio La Russa abbia già fiutato l’aria e si sia fatto avanti per primo nella veste di rivoluzionario. Attenti, uomini e donne della sinistra! Possibile che la destra italiana, che vi ha già battuto portando la prima donna a Palazzo Chigi, cominci a darvi lezioni anche sul garantismo?