Venerdì 19 Dicembre 2025

×

L'intervento

L’aborto e il solito giallo sui dati che il ministero non riesce (o non vuole) raccogliere nel 2025

La relazione annuale sull’interruzione volontaria di gravidanza è ancora assente. Dati vecchi, aggregati e inutili: così lo Stato rende impossibile scegliere davvero

19 Dicembre 2025, 08:26

L’aborto e il solito giallo sui dati che il ministero non riesce (o non vuole) raccogliere nel 2025

Manifestazione pro aborto

L’ articolo 16 della legge 194 del 1978 sulla interruzione volontaria della gravidanza stabilisce che «entro il mese di febbraio, a partire dall’anno successivo a quello dell’entrata in vigore della presente legge, il Ministro della sanità presenta al Parlamento una relazione sull’attuazione della legge stessa e sui suoi effetti, anche in riferimento al problema della prevenzione. Le Regioni sono tenute a fornire le informazioni necessarie entro il mese di gennaio di ciascun anno, sulla base di questionari predisposti dal ministro. Analoga relazione presenta il ministro di grazia e giustizia per quanto riguarda le questioni di specifica competenza del suo dicastero».

Ora siamo a metà dicembre e della relazione del 2025 non c’è alcuna traccia. Il ritardo della relazione è normale (la relazione del 2008 pubblicata ad aprile pare ormai un miracolo). Qualcosa cui ci si rassegna come ci si rassegna a non dormire. È una abitudine però sempre meno giustificabile dai mezzi che abbiamo per raccogliere e trasmettere i dati (sui dati e sulla mia disperazione al riguardo ci torno).

All’inizio di novembre una interpellanza urgente, a prima firma di Gilda Sportiello del M5S, chiedeva al Ministero della salute quando avesse intenzione di presentare questa benedetta relazione. La riposta di Emanuele Prisco, sottosegretario all’Inter - no, è sorprendente e sembra arrivare dal secolo scorso: «Raccogliere i dati sulle IVG da tutte le Regioni non è come scaricare un file. È un processo lungo e complicato». Lungo quanto? Le scuse addotte da Prisco proseguono con la raccolta che coinvolge molti soggetti e che è complicata dall’autonomia regionale. Tuttavia, ci rassicura, stiamo lavorando a «un’apposita struttura interdipartimentale dedicata alla salute della donna».

Sembrano gli avvisi sulla Salerno-Reggio Calabria: “stiamo lavorando per voi”. Un eterno rimandare e le nonne che continuano a morire per non fare il compito di matematica. Ma il ritardo della relazione non è l’unico problema. Quella relazione infatti presenta i dati vecchi di due anni (la relazione del 2024 ha i dati definitivi del 2022), aggregati per medie regionali. Abbiamo sempre dati non aggiornati e non dettagliati, quindi poco utili. Non posso sapere cosa succede negli ospedali, non posso nemmeno sapere (se non mandando un accesso civico o cercando di ottenere quella informazione in altri complessi e tortuosi modi, chiedendo per favore e scusi per una informazione che mi spetterebbe di diritto) se in quell’ospedale esiste un punto IVG. Perché non in tutti ospedali si può abortire, e questo non sarebbe un problema se potessi sapere quali sono senza farmi leggere i tarocchi.

Nell’estate 2021 con Sonia Montegiove abbiamo cominciato a mandare accessi civici agli ospedali, alle Asl, alle Regioni e al Ministero chiedendo dati recenti e per singola struttura. Se ho bisogno di avere informazioni perché voglio abortire, certamente non mi serve a nulla sapere la media regionale del Lazio. Ho bisogno di sapere cosa succede negli ospedali. Quanti sono gli operatori sanitari, quanti sono obiettori, se posso fare il farmacologico e così via. Non ci hanno risposto nemmeno tutti – sebbene anche questo sarebbe un dovere (alcuni risultati, ormai vecchi, sono nel nostro sito “Mai Dati”). Non è complicato. Non sarebbe complicato. Ma non c’è evidentemente la volontà politica. Un esempio che con Sonia facciamo spesso è l’ecosi - stema digitale E-015 della Regione Lombardia. Basterebbe copiare se proprio non si riesce a fare altro. E prima di inventare altre scuse: l’app Municipium ci dice per ogni ospedale quante persone sono in attesa, quante sono codice verde o rosso o azzurro. Ce lo dice ora, in tempo reale, non nel 2021 perché raccogliere i dati è “un processo complicato”. Magari i dati sull’aborto sono dati particolari.

A proposito di ritardi, nel 2020 le linee di indirizzo ministeriali hanno permesso di eseguire l’aborto farmacologico anche nei consultori e negli ambulatori e di scegliere di prendere il secondo farmaco a casa e non sedute in un corridoio o in una poltrona scomoda. Tutto bene? Non proprio. Perché quelle linee di indirizzo sono state recepite sono in tre Regioni. Forse è un processo complicato anche questo. E nel frattempo si sprecano risorse sanitarie e si fanno ricoveri non necessari. Ormai è quasi Natale e chissà se riusciranno a fare meglio del 2018, con la relazione datata 31 dicembre. Posso solo essere ottimista per il 2026. Quando avremo finalmente dati aggiornati e dettagliati e la possibilità di scegliere davvero come abortire, non in base a dove viviamo.