Mercoledì 24 Dicembre 2025

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«Rivelazione di segreto d’ufficio». Indagato il pg di Cassazione Fuzio

Finito nella rete delle intercettazioni del caso Palamara, Fuzio è accusato di rivelazione di segreto d’ufficio

06 Luglio 2019, 12:52

12 Dicembre 2025, 16:18

«Rivelazione di segreto d’ufficio». Indagato il pg di Cassazione Fuzio

Il colloquio notturno del 21 maggio con il collega di Unicost Luca Palamara, in cui riportava all’ex presidente dell’Anm notizie dell’indagine a suo carico a Perugia, continua a perseguitare il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio: i pochi minuti di conversazione in auto sotto casa, intercettati con il trojan inoculato nell’iphone di Palamara, sono stati sufficienti per annichilire la carriera di uno stimato magistrato, costringendolo, mercoledì, a fare domanda per essere collocato a riposo con un anno di anticipo, e ieri ad apprendere a mezzo stampa di essere indagato per rivelazione del segreto dai colleghi di Perugia.

È la stessa contestazione che era stata rivolta a Luigi Spina, l’ex consigliere del Csm che per primo riferì a Palamara particolari sul fascicolo umbro che gli toglieva il sonno ed era d’ostacolo alla sua nomina ad aggiunto alla Procura di Roma. L’indagine aperta a Perugia mette ora in discussione i futuri passi di Fuzio, che aveva previsto come ultimo giorno di servizio il 20 novembre. Dopo l’elezione, cioè, dei due togati del ruolo requirente che devono subentrare ai dimissionari Spina e Antonio Lepre. Ora non è da escludere che venga anticipato il pensionamento, vista la circostanza, senza precedenti, che vede il titolare dell’azione disciplinare tr ovarsi nello status di indagato.

Sul sostituto i giochi sembrano già fatti. Travolti dallo stillicidio di telefonate, Unicost e Magistratura indipendente difficilmente riusciranno a far converge i voti su un loro candidato. Nel caso di Mi la difficoltà è doppia avendo già espresso Giovanni Mammone, presidente della Cassazione. Al momento, dunque, l’unica toga che possa aspirare a prenderne il posto è Giovanni Salvi, procuratore generale presso la Corte d’appello di Roma. Storico magistrato progressista, fratello di Cesare, ministro del Lavoro nel governo D’Alema con i Ds, Salvi mancò per un soffio l’elezione a pg della Cassazione alla fine del 2017, quando venne eletto Fuzio e il Csm si spaccò.

Fuzio, esponente di spicco di Unicost, aveva ricevuto nella commissione per gli incarichi direttivi quattro voti su sei. Per lui i togati Luca Palamara, Luca Forteleoni ( Magistratura indipendente), Aldo Morgigni ( Autonomia & Indipendenza) e il laico di Forza Italia Pierantonio Zanettin. Per Salvi il togato di Area, il suo gruppo, Antonello Ardituro. Il laico Renato Balduzzi ( Scelta civica) si era astenuto. In plenum terminò 16 a 9: per Fuzio le preferenze dei togati di Unicost, Mi e A& I, dei laici Alessio Zaccaria ( M5s), Giuseppe Fanfani ( Pd), Elisabetta Casellati ( Fi) e Zanettin, oltre a quelle dei vertici uscenti della Cassazione; per Salvi i voti dei togati di Area, sette, e quelli dei laici Balduzzi e Paola Balducci ( Sel).