Emergenza infinita
Un detenuto di circa cinquant’anni, affetto da gravi problemi psichiatrici, si è tolto la vita nel carcere di Taranto impiccandosi all’interno della propria cella. L’uomo era ristretto per reati di maltrattamenti in famiglia, abuso e altri episodi di violenza.
Il suicidio è avvenuto nel reparto infermeria dell’istituto di pena, dove il detenuto condivideva la stanza con un altro recluso. Proprio il compagno di cella, insieme all’agente di servizio nel reparto, ha dato l’allarme nel tentativo di prestare i primi soccorsi. All’arrivo dei sanitari, però, non è stato possibile fare altro che constatare il decesso.
Secondo quanto denunciato dal Sappe, il detenuto avrebbe dovuto essere trasferito a breve in una struttura esterna specializzata per ricevere cure adeguate alla sua patologia psichiatrica. «Abbiamo notizia che lo stesso dovesse essere trasferito fuori dal carcere per curare la propria malattia, ma non ha fatto in tempo», afferma il sindacato.
Il Sappe torna a puntare il dito contro le condizioni critiche del carcere jonico. Nei mesi scorsi, ricorda l’organizzazione sindacale, era stata inviata «un’accorata lettera alle massime autorità politiche e amministrative del territorio» per chiedere interventi urgenti. La struttura, viene sottolineato, ospita circa 800 detenuti a fronte di meno di 400 posti regolamentari, in una situazione di sovraffollamento definita “drammatica”, aggravata dalla presenza di numerosi reclusi violenti e da una gravissima carenza di personale di polizia penitenziaria.
«Le problematiche del carcere di Taranto devono essere risolte dal Dap – ribadisce il Sappe – ma ci aspettavamo un aiuto concreto». Il sindacato evidenzia inoltre una questione strutturale che riguarda l’intero sistema penitenziario: la gestione dei detenuti con disturbi mentali. «Da sempre denunciamo il fatto che le persone con problemi psichiatrici non possono essere buttate in carcere e dimenticate senza cure adeguate e senza un percorso terapeutico», si legge nella nota.
Secondo le statistiche richiamate dal Sappe, sono proprio i detenuti affetti da patologie psichiche a pagare il prezzo più alto nel tragico bilancio dei suicidi in carcere. Un dato che, ancora una volta, riaccende i riflettori sulle condizioni di detenzione e sulla necessità di interventi strutturali per la tutela della salute mentale all’interno degli istituti di pena.