Martedì 23 Dicembre 2025

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Diario di Cella

In carcere è vietato pure fare i padrini per chi si cresima

La lettera di Gianni Alemanno da Rebibbia | Una direttiva ministeriale blocca all’ultimo momento i detenuti pronti a fare da garanti spirituali ai compagni di cella

23 Dicembre 2025, 19:20

Rebibbia

Riceviamo da Gianni Alemanno e pubblichiamo nel rispetto delle norme dell’Ordinamento.

Rebibbia, 21 dicembre 2025, Solstizio d’Inverno – 354° giorno di carcere.

Come vi avevamo raccontato, da qualche mese a questa parte ci stavamo preparando a fare i padrini alla Cresima dei nostri compagni di cella e di reparto. Gianni per Ciro, Fabio per Antonio, Manolo per Alessio e così una decina di altri per tutta Rebibbia. Prove di come ci si deve comportare durante la cerimonia, confessioni con i Cappellani, scelta di vestiti un po’ più decenti del solito, regali per i cresimandi preparati con i nostri parenti ai colloqui.

Anche qualche autentico e franco chiarimento teologico e religioso con chi era stato preso dalla predicazione dei cristiani evangelici, molto forte e credibile tra queste mura. Ma, fondamentalmente, un atto di fratellanza sul cammino di questa dura prova che è il carcere, anche un modo per aiutare i più giovani a rimanere sulla strada giusta.

Sarebbe stata una bella festa: la cerimonia svolta sabato mattina nella Chiesa centrale di Rebibbia, quella dove Papa Francesco ha aperto la Porta Santa. Il Cardinal vicario di Roma, celebrando la Messa, doveva conferire la Confermazione (cioè la Cresima) mentre noi padrini presentavamo il confermando appoggiando la mano sulla sua spalla e scandendone il nome. Poi il Cardinale avrebbe chiuso la Porta Santa.

Poi, il fulmine a ciel sereno. Il pomeriggio prima della cerimonia veniamo chiamati “all’atrio” da un povero agente della Penitenziaria, il quale ci informa che non possiamo fare i padrini. Perché? Perché è vietato da una direttiva ministeriale. Ma come? Vi svegliate il giorno prima? Ma in precedenti occasioni questo divieto non era stato fatto valere, neppure quando Papa Francesco aveva aperto la Porta Santa. Gli agenti della Penitenziaria allargano le braccia, evidentemente imbarazzati e dispiaciuti.

Dopo un poco arriva anche uno dei cappellani del carcere con lo stesso annuncio e con lo stesso vago riferimento a una non meglio precisata direttiva ministeriale. A questo punto ci mettiamo a studiare per capirne di più. Don Paolo, un sacerdote detenuto con noi, va a consultare il Codice di Diritto canonico.

Ne viene fuori che il Codice di Diritto canonico consente di essere padrino ad ogni cattolico cresimato che “non sia stato irretito da alcuna pena canonica legittimamente inflitta”, e non sembra essere questo il caso… visto che nessuno di noi ha attentato alla vita del Sommo Pontefice o commesso altri sacrilegi.

Esistono però delle vecchie circolari del ministero della Giustizia che vietano questa usanza perché potrebbe essere utilizzata per rafforzare i “comparaggi” tra appartenente alla stessa associazione di criminalità organizzata (gli antichi riti di giuramento dell’appartenenza mafiosa). Questi polverosi documenti sarebbero stati rafforzati dalla più recente circolare del 21 ottobre 2025 con cui il Dap ha centralizzato l’autorizzazione delle attività trattamentali. Insomma questa volta la Direzione del carcere non ha nessuna colpa: ha solo dovuto applicare confuse e deliranti direttive centrali.

Dopo qualche ora di sbandamento e di rabbia ci siamo ricomposti: ogni padrino ha abbracciato il suo cresimando, promettendo di essergli a fianco in spirito, poi durante la cerimonia i cappellani e alcune suore si sono resi disponibili per la sostituzione in extremis.

Rimangono però delle domande: in carcere neanche la Fede viene lasciata in pace? Quale oscuro riflesso massonico e laicista porta lo Stato a sospettare di un Sacramento? Anche quando crea un legame tra persone detenute non certo per reati di tipo mafioso? In altri termini: state bene di testa?

Noi pensiamo, invece, che quando tra compagni di cella e di reparto si creano legami non improntati alla condivisione di vizi e reati, ma al contrario ispirati da un atto di Fede, quest’ultimi dovrebbero essere salutati con favore e incentivati, non certo guardati con sospetto e vietati.

Inoltre fare il padrino al Battesimo o alla Cresima non è una mera formalità, ma secondo la Dottrina cattolica genera un vincolo spirituale importante e aver costretto delle persone detenute a subire all’ultimo minuto la scelta casuale di un altro padrino, non è un modo di rispettare questa fede.

Continua a sfuggire a chi amministra l’istituzione penitenziaria che il detenuto è una persona sempre davanti ad un bivio: da un lato ha una strada che lo porta a incrementare il suo risentimento e la sua capacità criminale, dall’altro la via verso un pieno reinserimento sociale sorretto dalla ricostruzione della propria coscienza. Ogni volta che questa coscienza viene offesa e umiliata è come se chi rappresenta lo Stato spingesse la persona detenuta ad andare per la strada sbagliata. E quale offesa peggiore ci può essere di quella di dubitare persino della scelta religiosa di una persona?

Intanto dai telegiornali apprendiamo che, anche in base alle recenti norme che hanno introdotto nuovi reati sulla commercializzazione della cannabis, c’è stata una retata che ha portato a 384 nuovi arresti. Cioè ad un aumento della popolazione detenuta pari allo 0,6% e quindi crediamo che ormai il sovraffollamento, nonostante tutte le promesse del governo, dovrebbe superare il 140% entro la fine dell’anno, continuando a peggiorare quella catastrofe che stiamo vivendo qui dentro. Anche questo è un modo per suggerire alle persone detenute, soprattutto quelle più giovani, che non bisogna fidarsi delle istituzioni.

Faremo quadrato contro questa tentazione, continueremo a ripetere a tutti che bisogna andare per la via giusta, ma che fatica quando le istituzioni si comportano in questo modo.