Osvaldo Napoli, deputato di Coraggio Italia e pontiere centrista, descrive il nuovo Di Maio «che studia e sa rappresentare bene le istituzioni», spiega che «il proporzionale garantisce molto di più la stabilità rispetto al maggioritario» e invoca una riforma della giustizia che «vada molto più in profondità» rispetto a toccare il solo Csm.

Onorevole Napoli, l’idea di un grande centro con dentro anche Luigi Di Maio è solo una battuta o un progetto concreto?

Mi permetta una battuta: i ravvedimenti sulla via di Damasco avvengono sempre. Devo dire la verità: piaccia o non piaccia, bisogna constatare che Di Maio ha dimostrato di aver fatto un netto miglioramento. Studia i fascicoli, è preparato e sa rappresentare bene le istituzioni, oltretutto in un ambito moderato. La battuta di Toti è stata una constatazione che fa onore sia a Toti che l’ha fatta sia a Di Maio che l’ha ricevuta.

Crede che la confusione interna ai Cinque Stelle e la guerra tra Di Maio e Conte potrebbe accelerare la cosa?

Queste cose in politica avvengono in automatismo di volta in volta e non è mia abitudine entrare in casa degli altri. Credo tuttavia che stiamo vivendo un cambiamento notevole che riguarda la politica in senso generale, non solo il M5S. Quando la magistratura, con tutto il rispetto per essa, entra nella vita di un partito, mi vengono dei dubbi, soprattutto sotto l’aspetto burocratico. È ovvio che i grillini stanno vivendo un momento particolare e vedremo come va a finire, ma il punto è che viviamo un periodo di grandi ripensamenti in politica che riguardano anche il centrodestra.

A proposito, pensa che la frattura nella coalizione possa ricomporsi?

Credo che ci siano state, in modo particolare nei confronti della Lega, delle interpretazioni errate sulla dialettica di Coraggio Italia. Noi ci siamo trovati davanti ad alcune situazioni come la candidatura di Casellati e Belloni ( persone totalmente rispettabili) che ci hanno spiazzato. Serviva maggiore dialogo. Credo e penso che possano esserci margini per il recupero del rapporto con Salvini. In politica tutto cambia di giorno in giorno ma dipende molto spesso dal programma che ognuno di noi ritiene di dover attuare. È sulla base di questo che poi si formano le coalizioni. Noi andiamo verso un centro che non è destra né sinistra, chiariamo bene, ma ben venga il dialogo perché porta a soluzioni positive per il paese.

Sul tema sarà importante anche la legge elettorale?

La legge elettorale diventa essenziale. Se si va verso il proporzionale bisognerà per forza dialogare con gli altri. Meloni continua a insistere sul maggioritario ma il sistema elettorale della seconda Repubblica, che è per tre quarti maggioritario, ha portato tutto tranne che stabilità. Ha portato ai governi Dini, Ciampi, Monti e Draghi, cioè governi non politici. Una legge proporzionale, con sbarramento e se fosse per me anche con le preferenze, garantisce molto di più la stabilità. L’elettore deve sapere chi vota e quali persone ci sono all’interno dei partiti. Mi auguro che anche la Lega possa vedere questi riscontri positivi. A oggi avremmo collegi al Senato di un milione di persone: come si fa a fare campagna elettorale?

Tutta colpa del taglio dei parlamentari?

Tantissimi pentastellati sono pentiti di aver votato quella riforma, perché vedono che molti territori non saranno rappresentati e potrebbero esserci province non rappresentate in Parlamento.

Come giudica la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Renzi, Lotti e Boschi per il caso Open?

Fare politica, in Italia almeno, significa camminare sulla lava ardente appena fuoriuscita da uno dei tanti vulcani quali sono diventate alcune procure della Repubblica. Come ho detto poc’anzi, è semplicemente folle immaginare che un Tribunale possa decapitare un partito o, sulla base di accuse da provare, impedire l’attività politica a Matteo Renzi. La riforma della giustizia è urgente, ma non può limitarsi, per quanto importante, al solo Csm. Bisogna andare molto più in profondità.