Sgarbi: «Non diamo armi: un morto russo conta quanto un morto ucraino»
Intervista a Vittorio Sgarbi: «Siamo tutti d’accordo che dare armi a chi resiste è qualcosa di per sé nobile, ma in questo modo non si fa altro che alimentare il conflitto»
Onorevole Sgarbi, in base al decreto approvato dieci giorni fa l’Italia potrebbe continuare a dare armi a dismisura all’Ucraina. Se la guerra dovesse continuare a lungo, dovremmo prima o poi fermarci nel sostenere Kiev?
L’Italia doveva evitare dal principio di fornire armi all’Ucraina, perché l’articolo 11 della nostra Costituzione, tanto citato di questi tempi, spiega che il nostro paese ripudia la guerra. Certo, siamo tutti d’accordo che dare armi a chi resiste contro un’aggressione è qualcosa di per sé nobile, ma in questo modo non si fa altro che alimentare il conflitto. Occorre continuare nel lavoro diplomatico così da indurre le parti a un accordo. Anche perché un morto russo conta esattamente quanto un morto ucraino, e finché continuiamo a dare armi moriranno gli uni come gli altri.
Può essere la Cina quella grande potenza che si pone da mediatore tra la Russia e il blocco occidentale rappresentato dalla NATO o Pechino è troppo vicina a Mosca perché possa dirsi equidistante?
L’intervento della Cina nella partita che si sta giocano è del tutto logica e ragionevole, ma dimostra che Putin non è affatto isolato. Pechino è un alleato di Mosca, e questo significa che il presidente russo ha vicino a sé un popolo più grande dell’Europa e un paese che è una grande potenza economica. Se la Cina dovesse entrare nel conflitto fornendo aiuti militari alla Russia, questo dimostrerebbe che il piano di Putin era chiaro fin dall’inizio e contava sull’appoggio di Pechino. L’obiettivo evidente è potenziare l’alleanza Russia-Cina in chiave anti occidentale.
A proposito di Occidente, l’arma principale usata finora è l’insieme di sanzioni economiche contro la Russia, ma questo penalizza alcuni paesi tra cui Germania e Italia: come se ne esce?
Stiamo dando sanzioni a un paese che continua a fornirci il gas e l’energia di cui abbiamo bisogno. Il che significa che se questo piano strategico dovesse continuare dovremo presto trovare alternative a quelle fonti. Per questo il nucleare di quarta generazione è l’unica soluzione. Puntare sulle rinnovabili tipo il fotovoltaico o le pale eoliche significa distruggere ulteriormente il paesaggio, senza poi ottenere i risultati sperati.
Nel frattempo però i costi aumentano e Cingolani ha parlato di una «truffa colossale». Ha ragione o in quanto ministro della Transizione ecologica dovrebbe fare di più?
Il ministro Cingolani ha totalmente ragione. Purtroppo la nostra non autosufficienza energetica è un peccato originale, ma non è irreparabile. Tuttavia mi pare evidente che nel frattempo dobbiamo continuare a comprare gas, nel breve periodo non c’è altra soluzione.