CORSI E RICORSI

Nel novembre del 1947 Mario Scelba, ministro dell’Interno nel IV ministero De Gasperi, decide la rimozione da prefetto di Milano del partigiano Ettore Troilo e la sua sostituzione con un prefetto di carriera. A questo punto Giancarlo Pajetta non ci pensa su due volte e con un manipolo di comunisti occupa la prefettura. Non sta nella pelle per la bravata e telefona a Palmiro Togliatti per comunicargli il gesto eroico. Il Migliore, con una flemma di stampo britannico, gli replica: «Bravo, e ora che te ne fai?». La storia non si ripete mai allo stesso modo. Ma in questo caso sono singolari le analogie. Giorgia Meloni occupa la piazza. E non una piazza qualsiasi, ma piazza Montecitorio. Dove ha sede la Camera dei deputati e dove ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha pronunciato le sue dichiarazioni programmatiche. La Vispa Teresa dei Fratelli d’Italia può essere paragonata, lei di Destra senza se e senza, ma allo scavezzacollo Pajetta, comunista duro e puro. Mentre Silvio Berlusconi, ben consapevoli di procurargli un dolore inenarrabile, interpreta nella fattispecie Togliatti in persona, il Migliore.

Già, perché Berlusconi, alla vigilia dell’occupazione della piazza per protesta, mette le mani avanti e dice la sua.

Intervistato da Alessandro Sallusti ( e ci congratuliamo con il direttore del “Giornale” per essere riuscito a scovarlo e a convincerlo...), il Cavaliere spiega: «L’opposizione si fa in Parlamento perché è quello il luogo della sovranità popolare. Solo in casi eccezionali, se provassero a mettere le mani nelle tasche degli italiani ( e vuoi vedere che lo faranno perché l’alternativa è una manovra in deficit: altra tassa sui nostri figli e nipoti, n. d. a.), per esempio con la patrimoniale, o a limitare la libertà dei cittadini, potremmo anche manifestare pubblicamente il nostro dissenso come abbiamo fatto in altri tempi contro il governo Prodi». Chi ha ragione, la Meloni- Pajetta o il Berlusconi- Togliatti?

A costo di essere tacciati di ecumenismo, hanno ragione entrambi. Ha ragione la Meloni perché è nato un governo di sinistra proprio quando gl’italiani svoltano a destra nelle elezioni e nei sondaggi. Un Paese legale che rema contro il Paese reale. Ma se questo gabinetto è nato grazie a una manovra di Palazzo, è nato allo stesso modo anche quello precedente, del quale faceva parte Matteo Salvini, diventato con il tempo il Lord protettore del ministero Conte.

Il capo della Lega dovrebbe onestamente riconoscere di aver spaccato il centrodestra per correre dietro a un Luigi Di Maio che avanzava come i gamberi. E al quale in zona Cesarini un Salvini disperato dopo il suicidio politico ha offerto su un piatto d’argento l’ambita presidenza del Consiglio. E la Sorella d’Italia dovrebbe a sua volta spiegare perché ( ma sembra rinsavita) è stata affetta dalla sindrome di Stoccolma e si è innamorata ( politicamente parlando, sia chiaro) di un carceriere che le ha scippato idee a più non posso.

E’ arcinoto che il centrodestra è da sempre maggioritario nel Paese. E la sinistra va al potere solo quando il centrodestra procede in ordine sparso. Di norma, però, l’opposizione si fa in Parlamento. Non con vuota propaganda ma con argomenti volti a dimostrare le tante contraddizioni di un governo minoritario nel Paese e sostenuto da una maggioranza parlamentare che va dall’irrequieto Matteo Renzi al desaparecido ex presidente del Senato, Pietro Grasso.