«Non è che siamo alla stasi: siamo alla retromarcia. È sconcertante: in molti punti chiave la riforma Cartabia, la svolta che avrebbe dovuto garantire rigore, meritocrazia e coerenza nell’azione della magistratura, viene ripudiata. Addirittura si assiste a clamorosi tentativi di sabotaggio». Enrico Costa è sempre in primissima linea nel promuovere innovazioni in materia di giustizia. E ha dichiarato fin da subito il proprio sostegno al programma di Carlo Nordio. Ma ora è allibito di fronte a segnali che vanno in direzione diametralmente opposta. In particolare per il tentativo di disinnescare la riforma Csm di Cartabia, per esempio sullo stop alle porte girevoli fra toga e politica.

La linea del centrodestra è “non strappiamo coi magistrati, abbiamo altre emergenze”. Ma qui, oltre allo stop sulla separazione delle carriere, si procede all’affossamento delle conquiste già realizzate: dalle porte girevoli alle valutazioni di professionalità, incluso il voto degli avvocati nei Consigli giudiziari.

Il nodo è la burocrazia ministeriale, la magistratura che presidia le stanze dei bottoni governative. Certi emendamenti vengono suggeriti da lì, è chiaro. È in atto un processo di revisione e sabotaggio della riforma Cartabia, attuato scientificamente e con assoluta disinvoltura da quei magistrati che, insediati nei ministeri, verrebbero direttamente danneggiati dalle nuove norme. Siamo a questo.

Si riferisce all’emendamento per ora sventato che avrebbe vanificato il divieto di porte girevoli fra politica e magistratura?

Sventato sì ma pronto a essere riproposto nel primo provvedimento utile. Con la scusa del Pnrr, si cerca di ripristinare, per i magistrati distaccati ai vertici dei ministeri, la possibilità, preclusa dalla riforma Cartabia, di rientrare immediatamente e con funzioni direttive in magistratura.

Con la scusa del Pnrr?

Sì, si è cercato di inserire quella norma in un decreto Pnrr, e di collegare il ritorno in toga per le magistrature ex ministeriali alle esigenze del Piano nazionale. Ma la cosa incredibile è che il Piano nazionale fa anche da alibi rispetto alla mancata definizione dei decreti con cui si dovrebbe attuare la riforma del Csm targata Cartabia. Ti dicono che per scrivere quei testi hanno bisogno di altri 6 mesi, perché ora sono troppo impegnati col Pnrr. In realtà ci metteranno un anno. Da una parte disinnescano lo stop alle porte girevoli, dall’altra tengono in freezer le altre innovazioni dell’ordinamento giudiziario, sempre per asserite superiori necessità. Resta inattuato il voto degli avvocati nei Consigli giudiziari, esteso, dalla riforma Cartabia, alle valutazioni di professionalità dei magistrati, in modo da spezzare l’incantesimo del 99,6 per cento di valutazioni positive. Poi c’era il fascicolo personale per verificare gli esiti degli atti promossi da ciascun magistrato. Tutto fermo. C’è il Pnrr, che è anche la scusa passare subito da incarichi politici alle funzioni di vertice in magistratura: una giostra da capogiro. Viene quasi da ridere.

Siamo al liberi tutti provocato da una maggioranza col freno a mano tirato sulla giustizia?

Chiariamo: in gran parte sono forme di sabotaggio e di distorsione consumate alle spalle della maggioranza e dello stesso ministro Nordio. Né si può parlare di trame ordite da una qualche centrale politica della magistratura: in tutte queste operazioni, l’Anm non è coinvolta. Ma la sostanza non cambia: pare vogliano disinnescare pure la norma che indica in 10 anni il tempo massimo che un magistrato può trascorrere fuori ruolo. Sulle porte girevoli ho presentato un’interrogazione. Vediamo. Ma temo che a scrivere la replica saranno sempre le toghe del ministero. Crede che i parlamentari di Fratelli d’Italia e Lega presentatori degli emendamenti sulle porte girevoli fossero pienamente consapevoli di cosa avrebbe comportato la modifica da loro stessi avanzata? Mi chiedo anzi se la politica si renda conto, in generale, di cosa sta accadendo.

Ma insomma, gli avvocati voteranno mai sulle promozioni dei giudici?

Non ci sarà alcun decreto legislativo che attui la riforma del Csm, dove quella norma è inserita sotto forma di delega. È desolante che Nordio tolleri il rinvio di un anno di un pacchetto di norme attuative che sarebbe perfettamente in linea con la sua visone di ministro. In teoria la politica dovrebbe imporre alle strutture ministeriali di realizzare il programma E invece siamo al sabotaggio conclamato delle riforme già approvate. Se neppure Nordio riesce a cambiare le cose... È un quadro davvero triste.

Lei è trai relatori di un dibattito alla Camera sul diritto all’oblio: anche quest’altro versante della riforma Cartabia è disatteso?

Si tratta di una norma entrata nella riforma penale di Cartabia grazie a un mio emendamento: prevede, per chi è assolto in un processo, di ottenere che, nelle ricerche su google, il proprio nome non venga più associato a quella vicenda giudiziaria. In questo caso il decreto attuativo è stato scritto da Cartabia, per fortuna, ma appunto la norma statuisce che le cancellerie, su richiesta della persona assolta, debbano apporre in calce alla sentenza la formula “costituisce titolo per ottenere la deindicizzazione dai motori di ricerca”. Più di un avvocato mi segnala che, alla richiesta, i cancellieri cascano dalle nuvole. Servirebbe una circolare del ministero o anche del Csm. Ma evidentemente questa non è una priorità.

Doveva essere la nuova fase per la magistratura, il riscatto dopo le cosiddette degenerazioni.

Non c’ alcuna fase nuova. La magistratura si adegua e indirizza tutto. Non credo che la politica se ne renda conto. Parliamo di un potere che gode di una capacità di controllo superiore. E che resta più forte degli altri.