Dopo giorni di scontri a distanza a suon di comunicati, sembra che sia tornato il sereno tra l’Anm e il ministro Nordio. Ne parliamo con il presidente Giuseppe Santalucia.

Pace fatta col ministro o la toppa è peggio del buco? Difficile credere che “era già intendimento del ministero proseguire il confronto anche con la Anm su eventuali modifiche della recente riforma del processo penale”.

Questo è quanto mi è stato riferito dal Capo di Gabinetto. Certo è strano questo modo di fare. Comunque, è stata istituita qualche giorno fa e non ha svolto ancora alcuna riunione. Noi ci saremo sin da subito: il dettaglio importante è questo.

Il 4 aprile comunque ci sarà un altro tavolo con Ucpi e Cnf. Che istanze porterete all’attenzione del ministro Nordio?

Da quello che ho capito io non si tratta di un tavolo di consultazione, si tratta di una riunione su un tema specifico sollevato dall’Ucpi sull’elezione di domicilio. Noi ci stiamo consultando internamente quindi ancora non posso dirle qual è la posizione dell’Anm. Quello che posso dire io da operatore della giustizia è che quella norma risponde a una finalità di efficienza del sistema. Se c’è l’elezione di domicilio sappiamo subito dove fare le notifiche, non perdiamo tempo. E se si tratta soprattutto di un imputato assente non corriamo il rischio di duplicare i processi.

Nell’incontro con l’Unione Camere Penali Nordio ha tracciato una road map. Tra le cose da fare c’è il ripristino della prescrizione nel suo regime sostanziale. Lei sarebbe d’accordo?

Al di là del merito, noi abbiamo dichiarato più volte la nostra contrarietà all’istituto dell’improcedibilità. Il sistema attuale non ci piace e passato il regime transitorio sarà foriero di gravi danni per l’amministrazione della giustizia. Però quello che vorrei sottolineare è che non si possono fare una riforma e una controriforma nell’arco di un anno. Il sistema ha le sue necessità di stabilizzare le regole, le discipline. Detto questo, quando il ministro ci porrà dinanzi a un progetto di riforma valuteremo anche quello.

Una proposta di Nordio è quella di prevedere in presenza di una richiesta di ordinanza di custodia cautelare che la decisione venga presa da un organo collegiale. Secondo lei è fattibile?

No, non è fattibile. Il ministro prima di fare una cosa del genere dovrebbe rivedere le circoscrizioni giudiziarie, eliminare almeno gli uffici di piccole dimensioni altrimenti li paralizza.

Fonti parlamentari parlano di un freno sulla separazione delle carriere in quanto Giorgia Meloni non vorrebbe strappi con la magistratura. Lei percepisce questo sentimento da parte del governo?

Non lo percepisco, non abbiamo elementi per dire quale sia l’atteggiamento del governo. Noi come sempre abbiamo detto che ci confrontiamo su tutto. Ma su questo tema occorre dire che essere contrari non significa fare un favore alla magistratura. La questione non riguarda gli interessi dei magistrati ma quelli della collettività. Sarebbe una riforma costituzionale che porrebbe in serio pericolo l’autonomia e l’indipendenza del pm e di conseguenza anche quella del giudice.

Il presidente dell’Ucpi Caiazza nell’annunciare una tre giorni di astensione ha detto: “sono evidentissimi e convergenti i segnali di una politica della giustizia di nuovo prona ai diktat e ai desiderata della magistratura”.

Questo è un modo di porre le questioni lontano dalla realtà. Non siamo inclini a fare lobbismo. Le nostre posizioni le rappresentiamo pubblicamente: vorrei ricordare che siamo una delle poche associazioni che manda in diretta su Radio Radicale le riunioni del proprio organo deliberante. Siamo alieni dall’impostare in quel modo i rapporti con potere politico.

A supporto di questa tesi sia l’Ucpi che l’onorevole Costa di Azione sostengono che verrà rinviata l’approvazione dei decreti attuativi della riforma dell’ordinamento giudiziario che l’Anm aveva molto contestato.

Suggerisco loro un’altra chiave di lettura per comprendere quale sia la ragione del rinvio. Con ogni probabilità, al momento di dare attuazione, con i decreti legislativi, a una legge mal fatta, i nodi vengono al pettine.

In un colloquio con il Foglio il ministro Nordio ha detto: “è ovvio che il Nordio editorialista non potrà mai essere uguale al Nordio ministro. Ma fidatevi: non vi deluderemo”. Secondo lei in questi ultimi mesi chi ha prevalso?

Il Nordio editorialista: sono più i proclami che i progetti concreti di riforma. E di certo i pochi interventi visti non sono assolutamente rappresentativi di un Nordio liberale, basti pensare al decreto anti- rave party.

Un altro traguardo che vuole raggiungere il governo è quello dell’inappellabilità delle sentenze di assoluzione.

Anche la Commissione Lattanzi aveva riflettuto su questa previsione. Questo tipo di riforma va innestata in una più ampia revisione del sistema delle impugnazioni. Non ha senso pensare solo a quel tipo di intervento, che poi in termini di efficienza produrrebbe assai poco in quanto le impugnazioni del pubblico ministero sono circa il 4 per cento. Bisogna rivedere il tema delle impugnazioni.