La campagna elettorale si è ormai avvitata sulla notizia relativa ai presunti fondi russi a partiti politici di altri Paesi diffusa dagli 007 americani. In attesa della riunione del Copasir manca del tutto la chiarezza intorno ad una vicenda che rischia di influenzare le intenzioni di voto e che ha scatenato un putiferio di polemiche, con i partiti di centrodestra che si ribellano a quella che considerano una manovra elettorale. Ma anche dal centrosinistra si susseguono gli appelli a fare immediatamente luce sui partiti e sui nomi dei politici coinvolti. Abbiamo fatto il punto con Piero Fassino, candidato Pd alla Camera in Veneto.
Prima di ogni altra considerazione, è opportuno che si faccia chiarezza e si rendano pubbliche tutte le informazioni necessarie. Non sostanziare una notizia del genere con fatti concreti ci fa entrare tutti in una nuvola grigia in cui non si capisce cosa è davvero accaduto. È necessario dunque che siano diffuse le informazioni, ma anche i partiti o i singoli politici che, eventualmente, abbiano ricevuto sovvenzioni dalla Russia dovrebbero dirlo, con grande correttezza, per evitare l’inquinamento delle elezioni. Ogni uomo politico ha il dovere di una sola lealtà: quella verso la Repubblica e le sue istituzioni e non può ricevere finanziamenti da altra Paesi per non essere evidentemente condizionato nello svolgimento del suo ruolo di governo o parlamentare.
Non ho informazioni specifiche per stabilire perché e come si sia arrivata alla diffusione di questo dossier, quello che è certo è che adesso la questione è al centro dell’attenzione pubblica, del dibattito politico e rischia di inquinare il confronto elettorale.
Non so chi si potrebbe avvantaggiare di una situazione del genere. Di certo credo che siano gli elettori, nel caso in cui ci siano prove inconfutabili che partiti politici hanno ricevuto finanziamenti russi, a dover valutare. Però, ripeto, bisogna avere informazioni precise e, fino al momento, sono a ancora imprecise, anche se abbiamo letto le dichiarazioni di un autorevole diplomatico americano in cui si fa riferimento a politici di destra. Vanno valutati con attenzione prove e fatti in modo da stabilire in maniera inconfutabile se ci sono o non ci sono stati finanziamenti russi a partiti politici italiani.
Non si tratta di credere o di non credere alla rimonta, ma di battersi fino a domenica per conquistare voti. C’è un’area di cittadini molto incerta che comprende sia gli elettori fin qui astenuti, che non hanno deciso se votare o no, ma anche molti elettori che hanno votato alle ultime elezioni per la Lega, e non solo, che si interrogano sul confermare o meno il loro voto. Il Pd si rivolge a tutti gli elettori, a coloro che ci hanno dato fiducia perché la rinnovino, agli astenuti ricordando loro che il prossimo governo si formerà sulla base del voto di coloro che andranno alle urne ed è preferibile che un cittadino scelga in prima persona. In terzo luogo ci rivolgiamo agli elettori degli altri partiti, anche di destra, che, in buona fede, possono avere creduto alle proposte iniziali, ma che hanno maturato delusione e sconcerto e non hanno compreso la decisione di fare cadere il governo Draghi facendo precipitare l’Italia in una situazione di incertezza.
Sono candidato al Nord e segnalo una forte crisi nell’elettorato della Lega sconcertato dalla decisione di Salvini di porre fine al governo Draghi. Quanto al Sud forse il consenso elettorale che sarà recuperato da Conte può concorrere ad erodere il consenso della destra. Tuttavia credo che, per come è fatta la legge elettorale, se si vuole davvero arginare la destra, occorre dare il voto al partito che ha il maggiore peso tra quelli alternativi alla destra. Tutti i voti hanno la stessa dignità, ma non la stessa utilità. Parlare di voto utile non vuol dire ridurre la dignità dei voti dati agli altri partiti, ma sottolineare che se si vuole evitare la vittoria della destra, l’unico voto utile è quello al Pd, principale forza di contrasto alla destra.
Non è un rimprovero che può esser fatto a noi, perché ci siamo impegnati al massimo per costruire il campo largo. Poi la scelta di Conte di far cadere Draghi, da noi non condivisa, ha reso difficile presentarsi insieme agli elettori. Avevamo poi cercato un accordo con Calenda che lo ha anche sottoscritto. Poi Calenda stesso lo ha messo in discussione. Abbiamo sempre lavorato per una unità larga e per avere un campo largo. Ma per raggiungere questo obiettivo era necessaria la volontà di tutti i soggetti coinvolti che, evidentemente, non hanno ritenuto di volere concorrere a costruire il campo largo.
Intanto cerchiamo di ottenere il migliore risultato possibile il 25 settembre, poi sulla base di questo, si vedrà il da farsi.
Non credo che Letta sia in discussione perché i problemi che abbiamo davanti non sono risolvibili con un cambio di segretario, ma con un confronto sulla strategia politica, sugli obiettivi e sui programmi. Di questo dobbiamo discutere e sarebbe sbagliato pensare di potere risolvere tutto con un cambio frettoloso del segretario.
Mi pare inutile strologare in questa direzione. Oggi conta il voto che gli italiani decideranno di dare. Vedremo quale sarà il risultato e sulla base del risultato finale si capirà quale governo potrà essere costituito, così come avviene in ogni democrazia.