Leah e Ethan Elder, i genitori di Finnegan, il ragazzo accusato per aver procurato la morte del vice brigadiere Mario Cerciello Rega con diverse coltellate, hanno visto stravolta la loro vita da quel 26 luglio 2019. Il figlio partito per una vacanza, si ritrova in carcere in Italia accusato di un terribile omicidio. È un ragazzo fragile che ha commesso un errore fatale. Una prima condanna all’ergastolo, poi a 24 anni, ora però tutto è stato rimesso in gioco dalla Cassazione per un nuovo giudizio di appello che per loro deve giungere “alla verità dei fatti”: “Finnegan e il suo amico Natale hanno sempre negato che i due carabinieri in borghese avessero mostrato il tesserino e si fossero qualificati”.

Come vi siete sentiti quando due notti fa vi è stata comunicata la decisione della Cassazione?

Abbiamo accolto la decisione con applausi e lacrime, abbiamo informato amici e familiari che sono stati così solidali con Finn e con noi in questi ultimi quattro anni estenuanti.

Ora c'è un nuovo processo da fare. Dopo due verdetti negativi di primo e secondo grado, pensate che la verità verrà finalmente fuori?

Sì crediamo nella verità, è importante nella vita. E sappiamo di essere ottimisti sul fatto che il nuovo processo rivelerà le bugie dette dall'unico testimone vivente (il carabiniere Andrea Varriale, ndr) e la verità di quella notte verrà fuori. Nessuno vuole far passare in secondo piano la tragedia in cui, purtroppo, un uomo ha perso la vita, ma quello che è stato scritto nelle sentenze precedenti non rappresenta cosa è veramente successo quella maledetta sera. Tuttavia la piena consapevolezza delle proprie responsabilità deve necessariamente passare, per lui come per noi, anche attraverso la verità dei fatti.

Ossia che non sapevano che fossero dei carabinieri?

Finnegan e il suo amico Natale hanno sempre negato che i due carabinieri in borghese avessero mostrato il tesserino e si fossero qualificati, e Finnegan ha reagito, anche se in modo sproporzionato, a quella che sembrava un’aggressione di due malintenzionati. Speriamo che, anche alla luce di questa nuova sentenza, possa emergere questa verità.

Avete incontrato vostro figlio dopo la notizia? Come ha reagito?

Sì, siamo andati in prigione a trovarlo oggi. Finn era grato di avere la verità riconosciuta, ma ha molte domande e si preoccupa di quanto velocemente il processo andrà avanti.

Cosa hanno significato per lui questi anni di carcere?

Sono stati traumatici, strazianti e incredibilmente difficili per lui. È stato debilitante ma sta maturando mentalmente e fisicamente. È cambiato molto in questi quattro anni di carcere, sta lavorando, ha ricominciato a studiare e vuole iscriversi alla facoltà di economia. È comunque ancora molto provato per quello che è successo. Noi come suoi genitori siamo preoccupati per gli effetti duraturi di questo terribile periodo.

È giusto concentrarsi sulla sofferenza della famiglia di Cerciello Rega, ma quanto è profondo il vostro dolore nell’ avere un figlio in prigione dall'altra parte dell'oceano?

Non ci sono parole per descrivere la sofferenza nostra, delle nostre famiglie e degli amici. Ha influenzato la nostra salute e il nostro sostentamento: questa orribile tragedia ha consumato ogni nostro momento di veglia.

Cosa rimproverate a vostro figlio?

Vorremmo riformulare questa parola: rimproverare. La nostra risposta è che crediamo che Finn abbia così tanto senso di colpa per la sua parte in quella notte che niente di quello che avremmo potuto dire avrebbe compensato quel suo sentimento.

Cosa pensate del sistema giudiziario italiano?

Abbiamo sempre avuto fiducia nel sistema giudiziario italiano e la nostra fede è stata confermata da questa sentenza.

Cosa pensate dei media italiani?

Apprezziamo i pochi media che si sono presi il tempo di porre le domande difficili e non semplicemente riproporre la posizione dell'accusa e dei carabinieri.

Come è stata raccontata questa storia negli Stati Uniti?

La storia è stata raccontata in modo poco onesto. Come in Italia, i media statunitensi non hanno fatto molte domande difficili, o hanno scavato molto a fondo nei fatti del caso.