Walter Verini, deputato e tesoriere del Pd, da tempo in prima linea anche sulla giustizia, non esita a definire «drammatica» la situazione delle carceri. Non c’è tempo per aspettare le riforme strutturali, si potrebbe pensare dunque di agire anche con un decreto: «Piena disponibilità se il governo e la ministra valutassero la possibilità di operare intorno ad alcune emergenze carcerarie anche attraverso lo strumento della decretazione d’urgenza».

L’intera comunità penitenziaria è in sofferenza. Da più parti - il presidente dell’Autorità Garante Palma, la radicale Bernardini, i sindacati degli agenti, e i detenuti innanzitutto - si chiede più attenzione. Condivide queste preoccupazioni?

Certo che le condividiamo. Io stesso nel mese di agosto ho visitato due istituti di pena della mia regione, Terni e Perugia. Benché non rappresentino le situazioni più problematiche, ho potuto toccare con mano le criticità che affliggono l’esecuzione penale. Ma già il rapporto di Antigone ancora una volta ha sbattuto in faccia alle istituzioni e alla politica quanto quella carceraria non sia una questione tra le tante ma sia una vera e propria emergenza.

Dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere, sia la ministra Cartabia che il premier Draghi avevano usato parole di grande sensibilità sui problemi del carcere. Ma ad oggi non è cambiato nulla.

La ministra, insieme al presidente Draghi, non ha solo pronunciato delle parole importanti ma anche compiuto un gesto di grande valore, andando nel carcere sammaritano. Ciò non era scontato. Ora però dobbiamo far seguire i fatti. In queste ore il Senato ha ricominciato a discutere della riforma del processo civile, a cui seguirà quella del penale. A nostra volta noi alla Camera ci occuperemo della riforma del civile che arriva da Palazzo Madama e di quella del Csm.

Ci stiamo poi già occupando di altri provvedimenti che attengono la giustizia: la legge sul fine vita, quella sulla legalizzazione della cannabis, o quella di cui sono relatore per togliere i minori dalle carceri. In tutta questa attività parlamentare non è ancora calendarizzata una proposta per riprendere davvero in mano la riforma dell’ordinamento penitenziario. Allora sarebbe importante che il governo e la ministra valutassero la possibilità di operare intorno ad alcune emergenze carcerarie. Con un ddl, ma anche, magari, attraverso lo strumento della decretazione d’urgenza.

Appunto: da un lato sono all’orizzonte riforme strutturali del carcere, come anche ipotizzato dalla guardasigilli; c’è anche la riforma penale che in parte incide sull’esecuzione. Tuttavia gli effetti di questi interventi si vedranno a lungo termine. Mentre oggi c’è una emergenza, come lei ha detto. Visto che tutto dovrebbe filare liscio, al Senato, sul ddl penale, non crede si possa avere la serenità politica per discutere di carcere, trovando Lega e 5S più propensi?

Mi affido alla saggezza della ministra Cartabia che in questi primi mesi ha mostrato una forte determinazione ad affrontare i problemi carcerari. È evidente che ora occorra l’impulso del governo per intraprendere qualsiasi iter parlamentare, a prescindere dallo strumento. Potrebbe essere, come ho detto, un disegno di legge o anche quello del decreto per questioni di necessità e urgenza. Cosa c’è di più necessario e urgente se non affrontare l’emergenza carcere in questo Paese? Sono più preoccupato, in merito alle dinamiche parlamentari su questi temi, dell’atteggiamento politico storico della Lega che non del Movimento 5 Stelle. Non scordiamoci che Salvini è il promotore degli slogan "buttiamo via la chiave" e del "marciscano in galera".

Anche i pentastellati a volte hanno assunto atteggiamenti da populismo giudiziario, tuttavia non sono mai arrivati a quel punto. Anzi, su certe questioni, con molti di loro e Antigone e il Garante dei detenuti abbiamo lavorato insieme. Il problema è semmai l’ostruzionismo di una destra becera, impersonata soprattutto da Salvini che non si spoglierà di questa patina con l’iniziativa referendaria.

A parte la polemica politica, io credo che questo governo possa imporre, con il contributo delle forze parlamentari che lo sostengono, di anticipare alcuni degli effetti che avrà la delega sul penale. Penso ad esempio alla sostituzione di alcune pene detentive con sanzioni pecuniarie o con i lavori di pubblica utilità. Oppure al rafforzamento della semilibertà e della detenzione domiciliare. Quindi ribadisco che valuteremo con piena disponibilità un decreto.

Voi sareste d’accordo alla liberazione anticipata portata a 75 giorni per ogni semestre?

Discutiamone. Non stiamo a litigare sul numero. Il punto è arrivare all’approvazione di norme che modifichino le politiche trattamentali e che potenzino le pene alternative che sono la via maestra. Penso ad esempio al lavoro. Solo il 20% dei reclusi lavora: noi dobbiamo far sì che la percentuale aumenti.

Quindi, in sintesi, dobbiamo rimettere o no sul tavolo la riforma Orlando?

Non c’è dubbio. Bisogna recuperare il lavoro degli Stati generali e la riforma di Andrea Orlando che non riuscimmo ad approvare alla fine della legislatura. Tra l’altro, essa dava anche molta importanza ai rapporti dei reclusi con la famiglia e al diritto all’affettività, che rappresentano due elementi importanti di un ordinamento penitenziario davvero orientato all’obiettivo del reinserimento sociale del detenuto. Vorrei aggiungere una cosa.

Prego.

La diminuzione della popolazione carceraria in questo ultimo anno pandemico non è sufficiente: ci sono ancora troppe situazioni critiche. Alcuni istituti non hanno docce, né riscaldamento. Per questo abbiamo bisogno dei fondi del Pnrr, che prevede investimenti importanti per l’edilizia carceraria. Sono previste assunzioni anche di polizia penitenziaria: non solo sono pochi gli agenti, ma le sfide della sorveglianza dinamica richiedono una maggiore attenzione e quindi occorre anche un’alta formazione. Occorrono più mediatori culturali per i detenuti extracomunitari, più psicologi per prevenire i suicidi. Queste rappresentano urgenze che vanno affrontate subito.