La reticenza non gli si addice: Giorgio Mulè, deputato e portavoce forzista entrato in politica dopo una lunga carriera da giornalista, analizza senza sconti la nascita di un governo che è «una nebulosa amorfa», ma anche le «ingenuità politiche» del quasi- alleato Matteo Salvini e liquida «scappatella coniugale» la scissione da Forza Italia promossa dal governatore ligure Giovanni Toti.

Alla prova dell’Aula, che impressione le ha fatto questo Conte bis?

Mi ha fatto impressione. E’ un governo impressionante per la capacità di dimenticare da dove viene, e dunque le storie dei partiti che lo compongono, ed è impressionante anche la via lungo la quale il Conte bis vuole portare l’Italia.

Impressionante in negativo.

Questo governo è una nebulosa amorfa, un buco nero. Prendiamo i 29 punti di programma: non sono dichiarazioni di principi ma di incapacità. Questo governo ha già mostrato di non essere in grado di indicare le sue priorità: cosa viene prima e cosa dopo, ma anche con quali coperture fare le cose. Invece, in Aula non abbiamo sentito nulla di tutto questo.

Se si è arrivati a questo punto è colpa di Salvini?

In politica non esistono colpe, ma responsabilità. Di sicuro la Lega e Salvini hanno commesso un errore politico assai ingenuo nel non prevedere cosa sarebbe successo dopo aver staccato la spina. Pensare che i 5 Stelle, nella situazione attuale di consenso, fossero disposti a tornare alle urne era illusorio, per non dire di peggio.

Salvini ha provato a tornare sui suoi passi.

Io elenco anche questa tra le sue responsabilità: la Lega ha provato a offrire a Di Maio la poltrona di premier, tre giorni dopo in Aula lo ha descritto come Lucifero. Ma se il giorno prima era uno in grado di guidare l’Esecutivo? E badi che per me Di Maio non è nemmeno Lucifero, al più un Lucignolo nel Paese dei Balocchi, che saltimbecca dal ministero del Lavoro a quello degli Esteri, senza alcuna competenza.

L’alleanza col Pd era prevedibile?

I 5 Stelle non potevano che cercare ovunque le alleanze. Purtroppo hanno costruito quella meno ortodossa e più barbarica. Anche perchè non dimentichiamo che oltre al Pd c’è anche Leu, che rappresenta l’estrema sinistra della sinistra estrema.

Ora il centrodestra è tutto all’opposizione, ma lo stile di Forza Italia è stato subito molto diverso da quello di Lega e Fdi.

Per come la intendo io, l’opposizione è quella che stringe ai fianchi il governo per sfiancarlo e la si fa con emendamenti, interrogazioni, question time e mozioni. Noi abbiamo già cominciato a farlo, chiedendo conto al governo di cosa farà con la Gronda di Genova, visto che la ministra ha detto sì, i 5 Stelle “epperò...”. Così si fanno emergere le contraddizioni che fanno esplodere i governi fragili.

La Lega ha scelto la piazza invece...

La piazza è l’arma letale. E’ la bomba H che si sgancia quando il governo offende il Parlamento e i cardini della democrazia. Capisco che la massa di persone possa confortare, ma il popolo va chiamato in piazza se la capacità di mediazione si è esaurita, perchè farlo significa riconoscere il fallimento parlamentare.

Quindi, per ora, Fi in piazza non va.

Se il governo introducesse la patrimoniale o la tassa sulla seconda Casa e se l’azione parlamentare venisse umiliata, Fi sarà la prima a scendere in piazza.

Ma non prima.

La piazza preventiva per dire che il governo è illegittimo dal punto di vista del consenso è perfettamente inutile. Come la mosca sul dorso di un elefante: basta un colpo di proboscide per scacciarla.

Con questi presupposti è possibile rifare l’alleanza di centrodestra?

Distinguiamo i mezzi e fini. Sui valori fondanti siamo tutti allineati. Garantismo, infrastrutture, economia, lavoro... Non serve nemmeno aprire discussioni. Anche perchè su questi temi la Lega stessa ha ammesso il fallimento del precedente governo gialloverde. Quanto al metodo, però, credo sia utile un tavolo comune delle opposizioni di centrodestra, per coordinare l’azione contro il governo.

Sul rapporto con l’Ue, però, qualche differenza c’è...

E non mi sfugge, ma non permetto a Fdi e Lega di definirci lo scendiletto dell’Ue: Berlusconi e Fi rappresentano l’interesse italiano in Europa in modo fermo, tutelando con forza i nostri diritti sia sul fronte economico che su quello della difesa comune europea.

Dentro Fi c’è qualche sommovimento, però: 5 parlamentari forzisti sono passati al gruppo misto sotto la bandiera del fuoriuscito Giovanni Toti.

L’avventura di Toti non comincia ieri ma è in nuce da almeno un anno. Se in questo tempo ha maturato il consenso di 5 parlamentari su 105 direi che, più che uno scisma d’Occidente, si tratta di una scappatella coniugale. Una scappatella di cui, per di più, continuo a non vedere le ragioni politiche. Quello di Toti mi sembra un movimento che pretende la democrazia dal basso, ma è governato dall’alto. Esiste invece una parte di Fi che

guarda a Renzi come possibile via dei moderati liberali?

Le rispondo in modo chiaro: una fusione del genere è qualcosa di radicalmente fuori dal normale paradigma politico. Come “fero” in latino: si coniuga “tuli, latum, ferre” ed è un verbo difettivo. Rappresenta qualcosa che non ha possibilità di entrare nella grammatica, se non come eccezione.

Spera che le regionali possano essere la prima spallata al governo, se il centrodestra è unito?

Come centrodestra unito, sappiamo che, se ci sono condivisione di programma e candidati, nelle regioni abbiamo la ragionevole certezza di vincere. Dobbiamo trovare sintesi all’interno della coalizione, però, ma sono sicuro che riusciremo a farlo senza grosse difficoltà, dall’Emilia all’Umbria, dalla Toscana alla Calabria.

Pd e 5 Stelle discutono di alleanze anche nei territori...

Un’altra alleanza contro natura. I 5 Stelle hanno definito il Pd il partito di Bibbiano e poi fanno l’alleanza in Emilia? In Toscana anche: hanno definito Renzi e Boschi la banda Bassotti delle banche. Lo stesso in Umbria, dove i grillini hanno cavalcato lo scandalo sulla sanità. Questa alleanza è viziata alla radice e mi sembra una ulteriore offesa all’intelligenza degli italiani.