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Fabrizio Pregliasco, virologo e presidente Anpas, dopo il caos su AstraZeneca spiega che «la campagna di massa è importante, ma in parallelo dobbiamo sviluppare l’idea di una campagna personalizzata» e che «vietarlo sotto i 60 anni è una precauzione ma crea problemi di comunicazione». Professor Pregliasco, ci aiuta a fare un po’ di chiarezza sul via libera alla somministrazione della seconda dose di un vaccino diverso per chi ha fatto la prima con AstraZeneca? Dunque, al momento possiamo dire che non c’è una formale autorizzazione, ma esistono studi interessanti che dimostrano l’efficacia dell’utilizzo di un vaccino diverso dopo la prima dose. Uno studio spagnolo, seppur ancora nella fase due di breve medio termine, dice che la risposta è addirittura migliore. Quindi secondo mesi può procedere come indicato dal governo, certo forse ci vorrebbe qualche studio in più. Perché si è arrivati al blocco di AstraZeneca sotto i 60 anni? L’obiettivo è l’azzeramento o quasi dei rischi già minimi che ci sono con AstraZeneca. L’unica certezza che ho è che bisogna assolutamente evitare che ci sia una perdita di fiducia nei confronti di questo vaccino, perché abbiamo bisogno di velocizzare la campagna, vista anche questa nuova variante “delta” che sta circolando in Gran Bretagna. Non crede che il danno comunicativo sia già stato fatto? La comunicazione non è stata gestita bene, ma bisogna ribadire e rimarcare che tutto questo è stato fatto in un’ottica di trasparenza e correttezza, che ci stimola una riflessione sulla necessità del passaggio da una vaccinazione di massa a una campagna vaccinale 2.0 personalizzata sul singolo cittadino. Non siamo ancora in una fase troppo precoce per dire addio alla campagna di massa? Intendiamoci, gli hub servono ancora e ci danno e ci daranno lo sprint ulteriore necessario al raggiungimento dell’immunità. La campagna di massa è importante, ma in parallelo dobbiamo sviluppare l’idea di una campagna personalizzata. Crede che sia importante che le Regioni vadano d’accordo con le decisioni prese a Roma, a differenza di quanto deciso dal presidente della Campania, Vincenzo De Luca? Beh, sarebbe meglio se ci fosse un cammino unitario, meglio ancora se condiviso con gli altri paesi europei. Anche in Europa non c’è omogeneità, perché diversi paesi hanno fatto cose diverse rispetto a quanto indicato dall’Ema. Poi certo è anche vero che la seconda dose non ha dato effetti di trombosi. Il rischio quasi nullo, quindi la decisione del governo italiano è un’ulteriore precauzione. Come si risolve un problema così evidente di comunicazione da parte del governo? Le decisioni sono state raccontate male, ma la risposta è che si tratta di un approfondimento come dimostrazione dell’attenzione che c’è nel garantire la massima sicurezza, alla luce delle informazioni raccolte. Siamo nella fase quattro e il perfezionamento si è raggiunto in termini molto brevi, visto che altri farmaci ci mettono anni. Quindi è normale che le informazioni sui grandi numeri arrivano a distanza di molto tempo. Teme che lo stop sotto i 60 anni possa limitare la campagna vaccinale? Qualche problema logistico potrebbe esserci e si dovranno riorganizzare i piani, ma l’importante è che non ci sia una disaffezione generalizzata. L’obiettivo rimane vaccinare il 60/70 per cento della popolazione entro settembre. Abbiamo visto che le ultime decisioni sono state prese anche in seguito alla morte di Camilla, colpita trombosi dopo Astrazeneca. Crede che quella morte si poteva evitare? Si è deciso di correre un rischio, ma quello della morte di Camilla è un dolore acuto. Credo negli hub e nell’esigenza di velocizzare la campagna, ma proprio alla luce della riduzione del rischio epidemico si deve ripensare la campagna, come dicevo prima. Il rischio in una persona come Camilla era l’età, non c’erano altre correlazioni. La riduzione del rischio epidemia è dovuta alla bella stagione? Stiamo ancora vivendo l’effetto del lockdown e sfruttiamo le condizioni meteo favorevoli. Con le riaperture chiaramente aumenta la possibilità di avere contatti e conseguentemente di avere un rialzo della pandemia. Potrebbero esserci dei colpi di coda, anche a causa della variante delta, e il rischio è che arrivi anche in Italia quindi l’idea della quarantena per chi arriva dalla gran Bretagna mi sembra buona. Ma in generale la speranza è che i vaccini facciano in modo di non avere casi gravi. Crede si possa arrivare a togliere le mascherine all’aperto durante l’estate? Vediamo. Bisogna monitorare la situazione e potrebbero esserci le condizioni per uno step ulteriore per toglierle all’aperto. Per una volta dobbiamo essere un po’ ottimisti. Certo in futuro dovremo convivere con questo virus e probabilmente fare delle dosi di richiamo. Ma l’obiettivo è non avere più casi gravi da ospedalizzare. L'Ema ha di nuovo ribadito che AstraZeneca è sicuro per tutti. Perché non c’è intesa con l’agenzia europea dei medicinali? Il problema è che l’Europa non ha un ruolo se non quello di dare consigli, e quindi non si riesce ad avere un’azione sinergica. Mi auguro che prossimamente ci possa essere un allineamento. Vietarlo sotto i 60 anni è una precauzione ma crea problemi di comunicazione. Mi aspetterei un allineamento sull’Europa. Cioè secondo lei andrebbe somministrato a tutti? Il giudizio sul divieto è politico, non tecnico. È la politica che risponde di una scelta, ritenendo così di garantire meglio la sicurezza dei propri cittadini. È una risposta alle difficoltà, una giusta scelta politica. Credo sia anche una risposta emotiva, perché si cerca di andare incontro alle attenzioni delle persone. Ma non voglio fare polemica, perché le polemiche aumentano solo le difficoltà. Quindi seguiamo le indicazioni del governo e speriamo di uscire presto da questo tunnel.