La resa del centrosinistra arriva a sera inoltrata: «Il risultato dà la vittoria al centrodestra - ammette infatti Zedda dal suo quartier generale -. Ho già mandato a Solinas un messaggio per augurargli buon lavoro». Ma la partita sarda è stata più incerta del previsto. Alla fine l’ha spuntata il candidato del centrodestra, Christian Solinas, che vince col 48% delle preferenze ma il centrosinistra ( che raggiunge il 33%) ha venduto cara la pelle come non accadeva da tempo e come in pochi speravano o immaginavano. Non solo: il Pd è addirittura il primo partito dell'isola, seguito dalla Lega e dal Partito Sardo d’Azione. Il vero sconfitto è il Movimento 5Stelle che si ferma sulla soglia del 10%. Un crollo verticale rispetto al 43% preso alle ultime politiche. Ma Luigi Di Maio sdrammatizza: «Il Movimento è vivo e vegeto e va avanti». Ma il candidato pentastellato Francesco Desogus si toglie qualche sassolino: «Io ci ho messo la faccia sin dall'inizio. Di Maio ha preferito non competere con Salvini».E proprio Salvini, che vince ma non trionfa, dichiara: «Con questa vittoria siamo sul 6 a 0 sul Pd».

Eppure il voto sardo dice che in casa Pd c’è vita. Ed è la seconda volta che il convitato di pietra dato per morto troppo in fretta - i primi segnali erano già arrivati dall’Abruzzo - torna a mostrare il battito. Certo, i numeri sono ancora contenuti, ma è un fatto che il Partito democratico con il suo dignitosissimo 13,1% sia il primo partito in Sardegna. Segue la Lega all’ 11% poi i 5Stelle al 10%.

Siamo ancora piuttosto lontani dal 22% delle regionali del 2014 - che del resto sono di un’era geologica politica fa - ma il Pd è uno dei pochi partiti che non crolla rispetto alle attese della vigilia che vedevano la Lega trionfatrice annunciata e il Partito democratico pronto per l’estrema unzione. E invece non è andata così e il primo a salutare la rinascita dem è il renzianissimo capogruppo al Camera, Andrea Marcucci: «Dopo l’Abruzzo, anche in Sardegna il M5S incassa una batosta memorabile: gli italiani evidentemente stanno iniziando a conoscerli. Bene Zedda anche se perde, bene il Pd: stiamo confermando di essere l’unica alternativa al governo giallo verde». Decisamente meno trionfalistico, e vagamente polemico, il cadidato alla segreteria dem, Maurizio Martina: «Ora in molti si prenderanno meriti sui risultati in Abruzzo e Sardegna per l’avanzamento che abbiamo avuto come coalizione rispetto alle politiche. Riprendiamo una logica bipolare ma attenzione: questi dati sono punti di partenza, non di arrivo. Io a quelle coalizioni ho lavorato con Zedda e Legnini in questi mesi da segretario e so l’importante avanzamento che abbiamo avuto ma bisogna fare ancora di più. Il centrosinistra deve ripensarsi profondamente. E se non c’è il rilancio della vocazione riformista, aperta e inclusiva del PD, nessuna nostra tradizionale coalizione può bastare contro questa destra».

E che per il centrodestra l’avversario da battere sia ancora il Pd, emerge anche dalle parole trionfalistiche di Matteo Salvini che ha vinto, certo, ma non stravinto come pensava: «Dalle politiche a oggi se c’è una cosa certa è che su sei consultazioni elettorali, la Lega vince 6 a zero sul Pd. Anche in Sardegna, dopo il Friuli, il Molise, Trento, Bolzano e l’Abruzzo i cittadini hanno scelto di far governare la Lega. E come in Abruzzo anche in Sardegna», prosegue il vicepremier, «è la prima volta che ci presentiamo alle Regionali. Grazie a tutti quelli che hanno deciso di darci fiducia».