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Rigetto dell’istanza di legittimo impedimento all’avvocato Salamandra: Giuseppe Belcastro, vice presidente della Camera Penale di Roma, replica al presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia.
È davvero decisiva, come dice il presidente Santalucia, la nomina di una sostituta processuale?
Stimo molto il dottor Santalucia e ho apprezzato il garbo e la misura del suo intervento; del resto, e lui ne dà atto, la Camera Penale di Roma ha fatto riserva di verificare l’accaduto prima di intervenire compiutamente. Detto questo però, le argomentazioni del presidente di Anm non mi convincono affatto, anzi. Innanzitutto, la nomina del sostituto, che a verbale risulta, è stata effettuata per insistere sulla richiesta di rinvio, come dimostrano tre dirimenti considerazioni: la motivazione dell’ordinanza reiettiva non fa cenno di questo argomento, mentre v’è da ritenere che lo avrebbe abbondantemente sottolineato, essendosi addirittura spinta a cercare motivi ultronei come la questione del “papà”; è prassi – anzi talvolta è richiesto come cortesia dagli stessi magistrati – che l’avvocato richiedente deleghi comunque un sostituto per insistere e per concordare una data di rinvio, di modo che la successiva udienza non si sovrapponga a pregressi impegni del difensore; se davvero il sostituto non fosse intervenuto per insistere sull’istanza saremmo di fronte al caso assai singolare di un avvocato che presenta un’istanza e se la rigetta da solo e anticipatamente mediante la nomina di un sostituto per la stessa udienza che ha chiesto di rinviare. Ma che le cose non stiano così, lo dimostra proprio il fatto che il collegio avrebbe provato a contattare l’avvocato Salamandra affinché autorizzasse a celebrare l’udienza, cosa che sarebbe stata perfettamente inutile se il sostituto, piuttosto che insistere sull’istanza, avesse dichiarato di rinunciarvi. È allora la stessa Cassazione a segnalare che il sostituto nominato per depositare e insistere sulla istanza di rinvio assume la posizione giuridica di difensore d’ufficio, senza che possa parlarsi di vera e propria sostituzione. La questione, dunque, non è affatto decisiva, mentre – aggiungo – la sovrabbondanza espressiva di taluni verbali, di cui parla il presidente Santalucia, mi pare argomento contrario: qui la questione sostituto non c’è nell’ordinanza, che, dunque, più che eccessiva sarebbe carente.
Però l’istanza è intempestiva.
Conosco la giurisprudenza citata dal presidente Santalucia almeno quanto egli conosce il fatto che quasi nessuna istanza di rinvio viene decisa in anticipo rispetto all’udienza a cui si riferisce. Aggiungo che, a quanto mi si riferisce, è solo grazie all’intervento di un collega di studio dell’avvocato Salamandra, recatosi il giorno prima dell’udienza in cancelleria per verificare che tutto fosse in ordine, che l’istanza è stata inserita nel fascicolo, con buona pace della pretesa di tempestività! Il punto vero è che continuare a discutere della nomina del sostituto o della tempestività dell’istanza significa agitare dati formali, a discapito della messa a fuoco del tema vero.
Cioè che l’ordinanza dice che il padre poteva sostituire la madre. Che c'è di sbagliato?
Tutto. La pretesa del collegio di indicare ai genitori come gestire fatti privatissimi attinenti alla salute del figlio di due anni non è funzionale al rigetto, rappresenta un’indebita intromissione nella vita privata del difensore e attesta un atteggiamento all’apparenza sussiegoso, di cui non si avverte bisogno nei provvedimenti giurisdizionali. Se il collegio si fosse limitato a dichiarare intempestiva l’istanza, per quanto il fatto che la collega dichiari di aver provato a spostare la risonanza del figlio prima dell’udienza vanifichi pure questo argomento, le cose sarebbero forse state un po’ diverse.
Prevedete altre iniziative?
Abbiamo segnalato il caso alla Presidenza del Tribunale e alle Procure Generali di Cassazione e Corte d'Appello. Convocheremo un’assemblea dei soci per eventuali ulteriori iniziative.
Cosa risponde a Santalucia che chiede agli avvocati di non attaccare i magistrati?
Che non c’è da parte della Camera Penale di Roma nessun attacco alla magistratura né alcuna voglia di cavalcare sentimenti di insofferenza verso i magistrati. Che se domandasse ai suoi colleghi del foro di Roma – cosa che lo invito a fare – scoprirebbe che non si annovera in tutto il foro un solo caso di avvocato che non abbia manifestato disponibilità e addirittura solidarietà a fronte di problemi di salute o personali di un magistrato o dei suoi familiari. Che questo dimostra inequivocabilmente lealtà e non profittamento della pur diffusa insofferenza verso la magistratura. Che, insomma, sarebbe forse più opportuno domandarsi insieme – e noi siamo disponibili a farlo, purché autenticamente – il perché di questa diffusa insofferenza e, soprattutto, perché accadano fatti di questo tipo che, in disparte le questioni formali, potrebbero forse meglio inquadrarsi e risolversi nell’ottica del buon senso. Preservare la correttezza e la lealtà dei rapporti tra gli operatori del processo è un obbiettivo che la Camera Penale di Roma – e mi permetto di dire anche l’Unione delle Camere Penali Italiane – hanno sempre coltivato; ma ciò richiede condizioni di assoluta parità.