Chi ha strumentalizzato politicamente la vicenda giudiziaria di Bibbiano è giusto ( e importante) che ne risponda. Ma sorprende la facilità con cui i giornali e le televisioni in poco tempo abbiano dimenticato le proprie responsabilità. Se Bibbiano ha avuto tanto risalto e le persone sono pessimamente informate non è solo perché Matteo Salvini, in ogni suo comizio, abbia sparato a zero contro il sistema di assistenza a partire da una inchiesta che è ancora tutta da verificare. I giornali e le televisioni infatti dal primo momento hanno voluto creare allarme, fare disinformazione, confondere le acque per esempio sul ruolo del sindaco Andrea Carletti, che fa benissimo a querelare tutti coloro che hanno infangato il suo nome.

Il sindaco non è accusato di aver strappato i bambini alle famiglie, ma di abuso di ufficio e falso ideologico, accuse peraltro - come per tutti gli altri coinvolti nell’inchiesta - da dimostrare nel processo. Per questo non convince l’indignazione che ha colpito la scelta di Salvini di portare una bambina sul palco, facendo credere che fosse coinvolta nel caso di Bibbiano.

Ora si scopra che la minore non è stata neanche restituita alla famiglia di origine e che la vicenda è tutt’altro che chiara. Ma se il fraintendimento è stato possibile è perché ormai, grazie all’informazione, si è affermata la convinzione che il sistema di affidi sia marcio e che dietro le scelte di assistenti sociali e di psicologici che seguono questi casi ci sia sempre e comunque del losco. Le voci contrarie a questa narrazione dominante sono state poche e difficilmente sono riuscite a vincere la diffidenza ormai diffusa nel Paese. Stiamo parlando di un tema molto delicato che smuove le paure più recondite e che ha a che fare con le persone fragili, indifese.

Comprensibile quindi che chi legge i giornali o vede la tv si sia fatto facilmente influenzare e abbia creduto che davvero ci siano persone “cattive” che rubano i bambini alle famiglie felici. Non è così. E il processo lo dimostrerà. Ma l’informazione, anche quando ha dei dubbi, dovrebbe essere molto cauta, molto attenta nel verificare le fonti, nel raccontare i fatti. Nel processo mediatico non c’è però posto per questa cautela, per i forse, per i condizionali, per la presunzione di innocenza.

L’inchiesta di Bibbiano fin dal nome, Angeli e Demoni, era troppo ghiotta per non costruire un grande gogna dove esporre le persone coinvolte. Ora è difficile tornare indietro. Ma almeno non scandalizziamoci per quello che fanno e dicono i politici.