Per il vice presidente del Senato Ignazio La Russa, sul referendum costituzionale non si possono fare ragionamenti di natura tattica. Per questo Fratelli d’Italia voterà sì, pur non avendo proposto un taglio dei parlamentari nei termini imposti dal Movimento 5 Stelle. È più che altro una questione di «coerenza», dice, con la storia del centrodestra che già nel 2006 propose la riduzione dei rappresentanti in Parlamento.

Dunque, come giudica l'incertezza last minute di Silvio Berlusconi sul referendum?

Non è un'incertezza last minute. Forza Italia non ha sempre votato sì nei vari passaggi in Parlamento.

Ha votato sì però nell'ultimo passaggio, quello decisivo...

È vero, ma probabilmente lo ha fatto più per spirito di coalizione che per convincimento.

Quindi nessun imbarazzo per il centrodestra?

No, non c'è alcun vincolo di coalizione su temi del genere. Tutto dipende da che valenza si dà al referendum: se lo si vive in funzione tattica, capisco la tentazione di votare No manifestata da Forza Italia, ma se invece lo si interpreta come un tassello di una futura struttura dello Stato questa tentazione viene meno. È legittimo lamentarsi della parzialità di questa riforma parziale concepita dal M5S, diversa da quella che avremmo voluto noi. Voteremo comunque sì per non offrire alibi ai chi crede di essere l'inventore del taglio dei parlamentari, quando tutti sanno che i primi a ridurre il numero degli eletti siamo stati noi del centrodestra, con una riforma costituzionale poi bocciata da un referendum.

Quindi quello di Fd'I è un sì senza troppa convinzione?

Per noi la coerenza con la storia del centrodestra ha un senso. Pur considerando la riforma dei 5S demagogica, crediamo che sia serio mostrarsi coerenti con la propria impostazione. Ma attenzione, non ci stiamo sbracciando per la campagna elettorale referendaria: noi la nostra indicazione l'abbiamo data in Parlamento, ora la parola spetta ai cittadini.

Siete l'unico partito del centrodestra ad aver tenuto una posizione netta a favore del Sì per tutto il tempo. Persino la Lega, per quanto favorevole al taglio, ha lasciato libertà di coscienza ai propri elettori...

La nostra posizione non è troppo distante da quella della Lega. Solo che, a differenza di altri, nessun esponente di Fratelli d'Italia ha firmato per fare in modo che si tenesse un referendum, per noi la partita doveva chiudersi in Parlamento. Ma ora che i cittadini saranno chiamati a esprimersi, non getteremo di certo la croce addosso a chi, anche tra i nostri elettori, decidesse di sbarrare il No. Il nostro punto di vista è noto, ma in un referendum costituzionale più i partiti si astengono dal dare indicazioni e meglio è.

Quindi libertà di coscienza anche per Fratelli d'Italia?

Non ho detto questo. Dico che Fratelli d'Italia l'indicazione l'ha già data in Parlamento, ma se qualcuno decidesse di votare No a una riforma non proposta da noi non avrebbe il nostro biasimo.

Ma se per assurdo vincesse il No, sarebbe una sconfitta del M5S o di tutti i partiti schierati per il Sì?

Di certo sarebbe più grave per chi ha voluto questa riforma e sta al governo del Paese. Per le opposizioni è diverso, perché noi una riforma così monca e demagogica non l'avremmo mai proposta. In ogni caso non mi interessa la tattica quando si parla la Costituzione.

Non le interesserà la tattica sul referendum, ma immagino le interessino i risultati delle Regionali. E Fratelli d'Italia potrebbe eleggere un proprio governatore nelle Marche...

Sono appena tornato dalle Marche e ho visto un bellissimo clima. La gente è pienamente consapevole dell'opportunità di cambiare pagina. Ma penso anche alle altre Regioni. Se l'esito finale delle elezioni fosse un 4 a 2 per il centrodestra sarebbe una batosta clamorosa persino per un governo ormai abituato a incassare qualsiasi colpo pur di restare in sella.

Se quarant'anni fa, all'epoca del Fronte della gioventù, le avessero detto che alle Regionali ve la sareste giocata nelle Marche ci avrebbe creduto?

Il bello della nostra militanza, anche negli anni giovanili, quando il primo obiettivo era la sopravvivenza, non solo politica ma pure fisica, è stato crederci. Abbiamo sempre creduto che prima o poi le nostre buone ragioni avrebbero trovato ascolto. Se all'epoca m'avessero detto “domani vinciamo nelle Marche” avrei risposto “non ci credo”. Se m'avessero detto “prima o poi vinceremo” avrei risposto “sicuramente”.

E se il centrodestra la spuntasse pure in Toscana?

Non mi allargo, ma se finisse 5 a 1 sarebbe un terremoto devastante. Ma mi accontento di una bella scossa tellurica causata da un 4 a 2.

Pochi giorni fa ha espresso la sua vicinanza a Salvini, a processo per la vicenda Open Arms, offrendosi persino come suo avvocato. Le ha risposto?

Ovviamente era un'offerta pleonastica, ha un già un grandissimo collegio di difensori. Mi ha comunque ringraziato indirettamente, tramite la fidanzata Francesca Verdini, che conosco da quando era ragazzinai. Ma non ce n'era bisogno, il mio era solo un modo per dirgli: “Ti sono vicino”.