PHOTO
L'economista Sapelli
L’economista Giulio Sapelli spera che il governo «essendo impossibile raggiungere tutti gli obiettivi del Pnrr, abbia il buonsenso di puntare almeno su quelli che riguardano le infrastrutture, che sono fondamentali». E sulla riforma del Patto di stabilità è categorico: «Siamo di fronte a una vera catastrofe e questa riforma porterà l’Europa alla deindustrializzazione».
Professor Sapelli, nei prossimi giorni dovrebbe arrivare la terza rata del Pnrr dall’Ue ma il ministro Fitto ha ammesso i ritardi nell’attuazione del Piano. Pensa che l’Italia riuscirà a spendere tutti i soldi a disposizione?
È molto difficile ma d’altronde, come lei ha ricordato, l’ha già ammesso il ministro Fitto. Ci sono delle difficoltà evidenti ma l’errore di fondo è stato fatto all’inizio. A differenza di Francia e Germania che hanno concentrato le richieste o di prestiti o di sussidi in pochi ambiti, noi l’abbiamo fatto in 12 o 13 ambiti, cioè abbiamo sventagliato le nostre richieste in una gamma troppo ampia. Come se avessimo la possibilità di raggiungere obiettivi. E poi aggiungo che dalla riforma Bassanini in poi e poi con il contenzioso stato regioni mediante la riforma del titolo V, è sempre più complicato districarsi nei meandri della burocrazia e questo rende difficile la messa a terra del Piano.
Eppure il governo insiste a dire che spenderà tutto il denaro, anche se dalla Lega qualcuno storce il naso. Cosa dovrebbe inventarsi l’esecutivo per raggiungere il maggior numero possibile di obiettivi?
Siamo davanti a delle difficoltà enormi e quindi qualsiasi persona di buon senso, senza bisogno di fare calcoli complicati, sa che è impossibile portare a casa tutta questa infinita gamma di progetti con un apparato statale e territoriale che fa acqua da tutte le parti. Spero che avremo il buonsenso di puntare almeno sui progetti che riguardano le infrastrutture, che sono quelli fondamentali. Dovremmo fare un gabinetto d’emergenza che scelga i progetti irrinunciabili ma non mi pare che si percepisca questa urgenza.
Crede che attraverso il dialogo con l’Ue riusciremo a rimodulare alcuni obiettivi così da spalmarmi nel tempo?
Guardi, la Commissione europea è già impegnata a negoziare i problemi degli aiuti di stato, del Mes e del Patto di stabilità, se ci aggiungiamo anche quelli del Pnrr, la figura che fa il governo è catastrofica. Appena insediato, il nuovo governo doveva fare un elenco delle difficoltà ereditate dai vecchi esecutivi, i in primis il governo Draghi. Oltre poi alle responsabilità dei governi degli ultimi vent’anni, dove appunto c’erano i vari Bassanini, Bersani, Letta.
Eppure si dice che Meloni abbia voluto cambiare praticamente tutta la macchina amministrativa messa in piedi da Draghi per gestire il Pnrr, e questo abbia provocato i ritardi.
Non ho appreso nulla di questo ma avendo studiato gli apparati statali dal punto di vista storico penso che anche se ci fosse stata l’intenzione di sbaragliare una macchina amministrativa ci sarebbero voluti mesi. E anche se l’avessero fatto, lo spoils system l’ha inventato Bassanini, mica altri. Se hanno sbaragliato una macchina amministrativa in sei mesi faccio loro i complimenti, ma se lo Stato era ridotto così male che togliendo il primo stato sotto non c’era nulla vuol dire che è stato qualcun altro a minarne le fondamenta. Insomma, mi sembra assurdo.
Crede che politicamente ci sia lo spazio per il dialogo tra maggioranza e opposizione, visto che tutti parlano di un piano «per il paese» e che «non ha colore politico»?
Mi pare che tutti si siano dichiarati disposti a collaborare per l’applicazione del Pnrr. Mi auguro che ci sia su questo punto l’unità nazionale e che tutti remino dalla stessa parte. Poi se lo dicono solo a parole o se lo faranno non lo so. Non so bene come si potrebbe dare una mano dall’opposizione, visto che non mi sembra ci siano chissà quali studiosi tra quelle fila, ma staremo a vedere…
Tra le soluzioni pensate dal governo c’è quella di coinvolgere le partecipate di Stato a partire da Eni e Enel: pensa sia una proposta corretta e come giudica le nomine appena fatte dal governo?
Ci sono nomine e nomine. Il rinnovo di Descalzi è ottima dal punto di vista tecnico ma anche lo stesso richiamo di Scaroni in Enel che ha suscitato tanti problemi politici è una cosa buona, vista la sua competenza. Sono molto rammaricato perché a suo tempo non rinnovarono la nomina di Giuseppe Bono, per le altre non mi voglio assolutamente pronunciare. Credo sia sbagliato però coinvolgere queste imprese nel progetto del Pnrr: le imprese devono fare le imprese, il governo deve fare il governo.
La riforma del patto di stabilità va verso l’austerity, ma dall’Ue dicono che l’Italia non deve preoccuparsi. Lei è preoccupato?
Come ho sempre pensato, il patto di stabilità, che non è una legge ma un regolamento e che non avendo l’Ue una costituzione finisce per essere un accordo di potere stipulato tra le nazioni più potenti a danno delle nazioni minori, è una medicina peggiore del male. E riguardi alla riforma attuale mi pare che siano stati dimenticati tutti i discorsi fatti durante la pandemia e in periodo di guerra. Tanto la proposta dell’Ue quanto quella tedesca sono una peggiore dell’altra. In una si fa una sorta di esame e si impongono condizioni diversissime per raggiungere certi risultati. Quella tedesca è ancora peggiore. Insomma siamo di fronte a una vera catastrofe, soprattutto se non si escludono dal debito le risorse per gli investimenti. Questa riforma porterà l’Europa alla deindustrializzazione.
L’Ue è anche tornata a chiedere all’Italia di ratificare il Mes, visto che siamo rimasti l’unico paese dei 27 a doverlo fare. Che ne pensa?
Il Mes è una trappola per topi e non farà che aggravare la situazione appena descritta. Funziona come una società privata ma avendo come azionisti gli stati, e non fa altro che costringere in un’unica gabbia le molteplicità delle condizioni economiche. Non risolve di certo il problema del debito pubblico e può far fare all’Italia la fine della Grecia. Non bisogna ratificarlo, bisogna fare in modo che cambino le regole europee e queste cambiano solo facendo dei passi come questo. Manca solo l’Italia? Bene, tanto vale rimanere soli. Bisogna tenere il punto.