“Una città senza pace”, titola il Corriere della sera. “Capitale a mano armata” risponde la Repubblica. La quale non solo sembra rispolverare i titoli dei vecchi film anni 70: “Milano spara la polizia risponde”, ricordate? Ma va oltre e spiega che «bisognerà capire cosa sta facendo ribollire le strade di Roma che le statistiche del Viminale non vedono e non spiegano».

E sì perché ormai lo sanno anche i muri: i dati e le statistiche raccontano tutt’altra storia. La storia di una delle capitali più sicure del mondo. Insomma, siamo alle solite: l’eterna battaglia tra sicurezza reale e sicurezza percepita. Una diatriba che va avanti da più di 20 anni e che il terribile delitto di Roma ha riattizzato.

Del resto chi investe nella paura proprio non può digerire i dati del Viminale che ogni anno certificano il crollo verticale dei delitti. Di tutti i delitti: dagli omicidi, ai furti, alle rapine. Soprattutto a Roma, dove il “tasso di delittuosità” è di 62 delitti ogni mille abitanti. Quasi la metà di quello milanese. Eppure, secondo gli amanti delle fiction a mano armata, il “ribollire” delle strade romane racconta altro: racconta omicidi, rapine, furti. Racconta sangue. Una sorta di Bronx all’ombra del cupolone.

Ed è inutile provare a contrastare questa narrazione snocciolando i dati del Viminale. L’emotività vince sempre e la percezione, per quanto infondata, trionfa sulla realtà fino a che qualcuno passa all’incasso elettorale e chiede pieni poteri.