La notizia che più mi ha colpito è stata la morte, in combattimento, di Edy Ongaro. Quarantasei anni, da Portogruaro, era inquadrato in una brigata internazionale a fianco dei secessionisti del Donbass. Seguivo il suo profilo, qui su FB, anche se da tempo era chiaro che avesse altre cose da fare. Era un comunista vecchio stampo, che non negava le foibe, e piuttosto ne faceva una gloria della giustizia proletaria. Riposi in pace, lui e la sua coerenza, che rivelano la grande confusione tra i cuori generosi e smarriti delle destre e delle sinistre più eccitabili. Leggo accuse taglienti tra camerati e tra compagni, e mi sembrano gli spasimi moribondi delle ideologie del 900. Cosa ha a che fare lautoritarismo di Putin, e la sua politica di potenza con il vecchio comunismo? Poco: solo lassenza di libertà e la repressione del dissenso, anche sotto forma di Z tracciate sulle porte. Cosa ha a che fare lUcraina con la destra tradizionalista? Poco: è un Occidente alla buona, fatto di Nato e laboratori chimici che è scomodo ospitare da noi, di badanti e utero in affitto, di un popolo che non vuole tornar sotto il grigiore del socialismo reale senza neanche il socialismo, e che per farlo ha rispolverato vecchi eroi collaborazionisti, e lustrato un nazionalismo etnico il russo come lingua proibita - altro che libertà e democrazia. Il mondo, visto da queste mongolfiere ideologiche sembra un sanguinoso scherzo da primo aprile. Meglio restare con i piedi per terra. E segnalare due o tre cose che forse possono spiegarci quel che ci attende nelle prossime settimane. La guerra continuerà. Boris Johnson, per carattere il più torrenziale e sincero tra i leader, dice che Zelensky deve tener duro e non fare le concessioni cui lo spingerebbero Francia e Germania, frettolose di chiudere il conflitto. Mi pare chiaro che i negoziati difficilmente approderanno a qualcosa di più dei corridoi umanitari. LOccidente devo ripetere che amo lOccidente? - vuole continuare. Gli ucraini sono i nostri combattenti surrogati. Come continuerà? Chiaro che nessuno può escludere incidenti, provocazioni, e le cosiddette false flag. Ma i fatti dicono che i russi hanno arretrato intorno a Kiev e addirittura mollato laeroporto di Hostomel che è il trampolino su Kiev. Non vogliono la capitale, che sarebbe difficilissima da prendere e peggio ancora da controllare. Credo che la battaglia, forse finale, sarà attorno al Donbass. Cosa vuol dire? Che gli ucraini saranno costretti ad avanzare, spesso allo scoperto, sollecitati dal proprio orgoglio e dallOccidente, e la tattica si rovescia, con i russi trincerati ad attenderli. Piccola ma significativa notizia (sì, bisogna diffidare anche delle notizie...): elicotteri ucraini avrebbero colpito un deposito di carburante a Belgorod, dentro il territorio russo. Questo cambierà un po la narrazione, da noi. Perché una cosa è parlare di un piccolo popolo aggredito, che ha il diritto di difendersi. E unaltra parlare di un popolo ben armato che aspira alle terre irredente (linguaggio da 900, parte prima). Non siamo stati disposti a morire per Kiev, lo saremo per Donetsk? Manderemo armi per la gloria di unUcraina indivisibile? Ho la sensazione che la trappola, finora aperta sullinvasione russa, stia girando dallaltra parte. Con un grande punto di domanda: il destino di Odessa. Ultime due cose: avremo il gas, credo. Come altri paesi europei pagheremo in euro, la banca della Gazprom farà il cambio, intascando preziosa valuta estera e metterà il timbro pagato in rubli. Il rublo è tornato ai valori anteguerra, e le rese dei conti si fanno così: una via duscita che salvi la faccia a tutti, senza umiliazioni.Mi ha colpito un dettaglio, studiando la decomunistizzazione dellUcraina. Il grande viale che a Kiev si chiamava Prospettiva Mosca venne cambiato in viale Stepan Bandera, collaborazionista dei nazisti. Ovvio che a est e in Russia non lavessero presa bene. Invece in un villaggio arguto cè stato un cambio poco costoso anche in termini di cartelli stradali su cui nessuno poteva recriminare: via Lenin è diventata via Lennon. Proviamo a immaginare, se i piccoli villaggi potessero decidere come va il mondo.