Il Diritto è centrale, il Diritto media tutto: dalle guerre alle liti di condominio. E lo Stato di diritto è la migliore espressione, l’involucro più consono al sistema democratico. Sono i concetti che il presidente del Cnf, Andrea Mascherin, ha espresso ieri nell’incontro con i Consigli degli ordini degli avvocati e le Unioni regionali forensi. C’era il ministro Bonafede, a cui Mascherin si è rivolto sottolineando che è tempo di scelte coraggiose: che «è venuto il momento di schierarsi». E che l’avvocatura non si farà intimidire da alcun potere, forte o debole che sia.

Di quale coraggio si tratta? E per fare cosa? Ecco. Il coraggio di rivendicare la necessità che accanto ad una magistratura «la più forte al mondo» occorra prevedere un’avvocatura altrettanto forte per bilanciare il sistema dei poteri democratici. Il riconoscimento con rango costituzionale della figura dell’avvocato si inserisce in questo quadro. E’ un passo fondamentale e i tempi sono maturi. Ma non solo. Il governo sta predisponendo le riforme del processo civile, di quello penale e dei nuovi meccanismi di funzionamento del Consiglio superiore della magistratura. In questo quadro normativo, è stato inserito il blocco della prescrizione a partire dal primo gennaio prossimo. Una misura che oltre a determinare perplessità e preoccupazione nell’ambito forense ( e non solo), soprattutto solleva forti, legittimi e fondati dubbi sul profilo costituzionale riguardo la ragionevole durata del processo.

Il Guardasigilli - gliene va dato atto - ha valorizzato il confronto e il dialogo con tutti gli attori del sistema giustizia. Proprio per questo non è fuori luogo sottolineare che accanto alla salvaguardia della coerenza politica valuti in profondità le criticità da più parti segnalate su una misura che minaccia di ledere un principio della Costituzione. In una materia così delicata, il minimo da attendersi è che ci si muova con ponderazione e accortezza. Come pure è decisivo segnare confini precisi nell’uso delle intercettazioni. Non possono che essere i magistrati a disporre di questo strumento investigativo, ma il diritto della difesa a non essere “ascoltata” segna un limite invalicabile nella tutela di chi è indagato e del rapporto fiduciario col suo difensore. L’incontro di ieri ha permesso di ribadire le posizioni di ciascuno, con attenzione e rispetto reciproco. Dialogo e confronto sono strumenti essenziali per soluzioni giuste ed equilibrate. Nell’interesse dei cittadini. Dei più deboli, in particolare.