Ettore Rosato, presidente di Italia viva, a due settimane dal voto spiega che il terzo polo «lavora per Draghi» mentre il Pd ha scelto «la costruzione di un asse massimalista tutto spostato a sinistra». Sui temi energetici è netto: «c’è bisogno di bloccare i pagamenti delle bollette che sono nelle case delle famiglie e nelle aziende italiane - dice - Poi bisognerà abbatterle, perché non si può far fronte ad aumenti di queste dimensioni senza ripercussioni drammatiche che porterebbero a migliaia di chiusure aziendali».

Onorevole Rosato, gli ultimi sondaggi pubblicabili ieri vi danno tra il 6 e il 7 per cento, ma Calenda e Renzi dicono che per «riportare Draghi a palazzo Chigi» serve la doppia cifra: siete preoccupati?

Io sono ottimista sul risultato e penso che alla fine il lavoro che stiamo facendo pagherà. Saremo determinanti nel prossimo Parlamento come lo siamo stati nella legislatura passata. Questo gioco sui numeri non ci appassiona ma siamo consapevoli che parlare di contenuti è più difficile che fare manifesti sul rosso e il nero o continuare a parlare alla pancia degli italiani con promesse mirabolanti. In cuor nostro continueremo a proporre concretezza e soluzioni e, ripeto, sono certo che questa strategia pagherà.

Da settimane ormai va avanti il gioco al massacro tra voi e il Pd: non pensa che, pur nelle differenze, si sarebbe dovuto favorire il dialogo piuttosto che finire per favorire il centrodestra?

Il Partito democratico ha deciso che il suo programma elettorale doveva concentrarsi sullo scontro con la Meloni. Mentre noi stiamo continuando a parlare di energia occupazione, sanità, infrastrutture, scuola e ci concentriamo su questi che sono i temi del presente e del futuro. Fascismo e comunismo sono temi del passato.

Appartengono al passato anche alcuni provvedimenti presi dal Pd quando molti di voi, lei compreso, ne facevano parte, come l’abolizione dell’articolo 18, che una parte del Pd di oggi vorrebbe reintegrare. Che ne pensa?

Penso che la nostra proposta politica ormai ha poco a che fare con il vecchio Pd. Ci sono persone che vengono da tante altre esperienze, ma restando sui temi è chiaro che il Pd ha perso completamente qualsiasi riferimento al riformismo e alla concretezza. Pensare di affrontare i temi del lavoro con strumenti di 50 anni fa vuol dire non avere nessuna cognizione di un mondo che ormai è post ideologico e che cambia rapidamente.

Cosa serve allora per affrontare le emergenze di oggi, a partire dalla crisi energetica e dal caro bollette?

C’è bisogno di bloccare i pagamenti delle bollette che sono nelle case delle famiglie e nelle aziende italiane. Poi bisognerà abbatterle, perché non si può far fronte ad aumenti di queste dimensioni senza ripercussioni drammatiche che porterebbero a migliaia di chiusure aziendali. Ma il tema è anche legato al futuro. Aldilà dei meccanismi europei sul tetto al prezzo dell’energia, quest’ultima va prodotta. Pd e M5S sono riusciti a mettere i veti persino sulle energie alternative come fotovoltaico ed eolico. Abbiamo bisogno di una stagione di investimenti rapidi e di pensare al nucleare come l’energia che alimenterà il nostro paese tra 15 anni.

Il Pd che mette il vero sulle energie rinnovabili?

Nel Lazio hanno messo una moratoria su tutte le energie rinnovabili e lo hanno fatto Pd e M5S, per motivi ideologici. Gli stessi motivi che li hanno portati a bloccare i termovalorizzatori, che li stano portando a bloccare i rigassificatori e che li hanno portati al tentativo, non riuscito, di bloccare il Tap. Ricordo che Michele Emiliano, presidente dem della Puglia, era il primo e grande avversario di quell’opera. La sinistra massimalista, assieme alla destra che insegue e alimenta qualsiasi paura, sono stati il freno all’economia e allo sviluppo del nostro paese.

La destra di cui parla è però largamente in vantaggio nella corsa al voto: sareste pronti a dialogare con un governo di quel colore politico in caso di emergenza sociale o economica o nel caso in cui una parte di coalizione decidesse si staccarsi in corso di legislatura?

Nel caso vincesse il centrodestra, staremo all’opposizione del governo Meloni e saremo diversi dall’opposizione di Conte e di Letta. Ma lavoriamo perché a palazzo Chigi continui a sedere Mario Draghi, che è molto più capace di chiunque altro si stia candidando a guidare il paese.

Non è avvilente, dal punto di vista politico, che prima delle elezioni si lavori per portare a palazzo Chigi non il proprio leader ma una figura “tecnica”, per quanto presidente del Consiglio da un anno e mezzo, e che non viene dalla politica?

È la nostra Costituzione che prevede questo. È capitato tante volte nella nostra storia, anche con risultati eccellenti. Dopodiché noi in campagna elettorale stiamo dicendo che lavoriamo per Draghi e non per la Meloni o Conte. Draghi è tutto tranne che tecnico. È competente. Non ha un partito, è vero, ma non è apolitico. E soprattutto sta facendo gli interessi degli italiani. È questo che ci spinge a tutelare il suo lavoro, sempre che lui si ritenga disponibile a farlo.

Il vostro è un progetto politico nato poche settimane fa: quanti rischi ci sono che in caso di risultato al di sotto delle aspettative possa sfaldarsi prima ancora di strutturarsi in maniera vera e propria?

Ripeto che sono ottimista sui numeri. Ieri ero a Napoli e quando ci siamo presentati alle elezioni Regionali i sondaggi ci davano allo 0,7 per cento e facemmo il 7,5 per cento. Questo progetto politico andrà aldilà del momento elettorale e si trasformerà in un partito dove Italia viva e Azione saranno i soci fondatori ma sono certo che non saremo soli, perché a questa esperienza stanno guardando anche altri pezzi della politica e della società civile. Vedo un progetto che cresce, non un progetto che va a spegnersi. Siamo l’unica vera novità della campagna elettorale.

Come sarebbe andata se il Pd avesse scelto di allearsi con voi e non con Sinistra italiana, Verdi e + Europa?

Non so come sarebbe andata ma il Pd ha fatto esattamente quello che aveva nel cuore. Cioè la costruzione di un asse massimalista tutto spostato a sinistra, carico di contraddizioni e con gli alleati che hanno sempre votato contro Draghi. Hanno mostrato l’incompatibilità netta con un progetto riformista, ma la cosa allucinante dal punto di vista politico è che non siano stati coerenti fino in fondo, visto che a quel punto potevano conservare l’alleanza anche con il Movimento 5 Stelle di Conte. In fondo, dicono le stesse cose su quasi tutto.