Ho conosciuto Marina Ovsjannikova all’inizio della sua carriera, nella redazione dell’emittente televisiva russa Channel One: lavoravamo nello stesso gruppo, io come presentatrice, lei come redattrice. Poi ci siamo perse di vista quando mi sono trasferita all’estero come corrispondente. Un anno fa la sorpresa: l’ho rivista nel video, diventato virale, in cui esponeva un cartello di protesta contro la guerra in diretta televisiva su Channel One. Da quel momento siamo rimaste sempre in contatto: il suo coraggio mi ha ispirato, la ammiravo. In questo periodo così duro siamo diventate un sostegno l’una per l’altra, e sono stata molto contenta ora di ritrovarla a Parigi, di saperla al sicuro dopo la sua fuga dagli arresti domiciliari in Russia, lo scorso ottobre. Marina rischiava lo stesso destino di tanti altri dissidenti russi, poteva essere umiliata e torturata in carcere, e sono felice che sia riuscita a scappare. Che abbia deciso di non arrendersi e di continuare la sua protesta, nonostante la reazione dei suoi cari, che non le hanno dato supporto: la divisione della sua famiglia è un simbolo della disgregazione di tutte le famiglie all’interno del Paese. Ma noi giornalisti rifugiati all’estero non possiamo tacere: abbiamo il privilegio di poter parlare e dire la verità, una libertà negata ai nostri colleghi in Russia.

Di te non si è saputo più nulla dallo scorso ottobre, quando sei scappata dagli arresti domiciliari. Ti ritroviamo ora a Parigi per una conferenza stampa che si è tenuta presso l’ufficio di Reporters sans frontières.

Sì, sono a Parigi e per questo sarò eternamente grata a Reporters sans frontières, che ha fatto di tutto per aiutarmi. Non posso rivelare tutti i dettagli dell’operazione che mi ha portato fin qui, ma non è stato semplice. La scelta di scappare è stata ovvia per me perché come alternativa avevo solo la prigione. Ora devo ricominciare la mia vita da zero in una nuova realtà. E questo non è facile, ma da qui posso cercare di portare almeno qualche beneficio sia alla Russia che all’Ucraina.

Pensavi, nel marzo 2022, quando sei comparsa in diretta su Channel One con un cartello di protesta contro la guerra, che questa sarebbe durata più di un anno?

Ovviamente no. Pensavo che il mondo intero si sarebbe unito e sarebbe stato in grado di fermare questa follia. Dopotutto, fin dall’inizio è stato chiaro a tutti come la guerra fosse un errore fatale e storico per Putin. E anche chiaro a molti come tutti questi anni di potere assoluto e autoritario gli abbiano fatto perdere ogni contatto con la realtà. L’inalienabilità del potere è la cosa peggiore che possa accadere a un paese. Già a settembre i miei amici dicevano: Marina, aspetta un po’, presto questo regime finirà. Ma invece siamo ancora qui. E il male assoluto continua a governare la Russia. Sono convinta che la guerra finirà, con la vittoria dell’Ucraina, e solo allora la Russia potrà avere un futuro. Ma non so dire quanto tempo ancora ci vorrà.

I sondaggi mostrano come Putin goda ancora di un elevato sostegno in Russia. Come te lo spieghi?

I russi subiscono continuamente il lavaggio del cervello attraverso la propaganda. Per 20 anni, la televisione in Russia ha descritto Putin come il salvatore della terra russa, per il quale non può esserci un’alternativa. Ma non credo che i sondaggi di opinione riflettano esattamente il quadro reale del paese. In primo luogo, solo i cittadini leali, quelli che sostengono le autorità, accettano di rispondere ai sondaggi. Si tratta per lo più di anziani che vivono in provincia. Le persone giovani generalmente non rispondono a questi sondaggi. E questo lo si può constatare maggiormente a Mosca e nelle grandi città dove vivono le persone più attive e progressiste politicamente. L’immagine che emerge da questi sondaggi è distorta. Semplicemente le persone hanno paura, si sono nascoste e non rispondono. E Putin sembra ormai un uomo che ha perso la fiducia, insicuro. Paranoico, sospettoso, non appare più in pubblico come una volta. Una persona impaurita.

All’inizio della guerra i Russi hanno diffuso la tesi che si combattesse per salvare l’Ucraina dai nazisti...

È una tesi che è stata pensata dal potere per gli strati più poveri e marginali della nostra società e per le persone anziane, i coetanei di Putin. Il 75% dei russi non è mai stato all’estero. La loro percezione del mondo è distorta dai canali televisivi di propaganda che da anni alimentano l’odio verso l’Occidente. Le persone giovani e istruite che non guardano la TV e cercano le informazioni su Internet sanno bene che queste sono bugie e nessuno pensa a un’Ucraina nazista.

“Qui ti stanno mentendo” c’era scritto sul cartello con il quale sei apparsa in diretta. Avevi immaginato quali potessero essere le conseguenze della tua azione?

A dire la verità la mia più grande paura era di non arrivare in tempo per la trasmissione in diretta, di essere arrestata prima sulla strada o nello studio televisivo e marcire poi negli scantinati della Lubyanka (l’ufficio principale dell’FSB, ndr). Avevo paura che nessuno venisse a conoscenza della mia protesta, perché non ne avevo parlato con nessuno. E quando sono stata interrogata, ho capito che potevo salvarmi solo con la protezione internazionale. E sono grata a tutti coloro che non hanno taciuto e mi hanno supportato. Sono grato al presidente francese Emmanuel Macron, che mi ha subito offerto protezione diplomatica e l’asilo politico. Dopo che la notizia è arrivata a Mosca, anche il tono dell’interrogatorio a cui ero sottoposta è cambiato. La persona che mi interrogava mi ha fatto capire che delle persone in alto nella scala di potere stavano decidendo sul mio destino ed erano al corrente che c’era stata una reazione internazionale alla mia protesta.

Tutti si aspettavano che saresti finita subito in prigione, ma non è successo. Perché?

Anche io ne ero sicura. Ma una madre single è una vittima scomoda per le autorità. Potrebbe provocare proteste. Lo hanno capito benissimo e hanno scelto di discreditarmi, infangare il mio nome, dichiarare che ero una spia britannica. E quando ho lasciato la Russia (M. Ovsiannikova ha lasciato temporaneamente la Russia ad aprile dopo che il quotidiano tedesco Die Welt le aveva offerto di lavorare per il proprio giornale, ndr), hanno fatto circolare l’idea che fossi un agente dell’FSB, che lavoravo per il Cremlino. Sanno come manipolare questo tipo di informazione. Così è stato fatto ad esempio con le notizie sul Boeing malese MH17, abbattuto sopra l’Ucraina. Prima è stato detto che l’aereo fosse stato abbattuto dagli ucraini, perché gli unici ad essere in possesso di un lanciatore Buk, poi hanno detto che era stato un piano finito male, architettato dagli ucraini per colpire l’aereo del presidente Putin. Questo viene fatto per confondere, coprire le loro tracce, seminare dubbi e depistare. È successo anche a me. Era chiaro a tutti che si trattava di una protesta compiuta da una persona sola, senza nessuna partecipazione esterna, ma poi sono cominciate a girare “voci” con una diversa versione. Ho capito che nessuno mi credeva più. E così ho cercato di parlare apertamente il più possibile, di difendermi e di rilasciare interviste per i tanti media che mi hanno contattato. Era importante per me dimostrare che sono una persona normale, che non sono un agente dei servizi segreti, che non lavoro per nessun servizio segreto straniero, e che questa è stata una mia protesta da semplice cittadina contro la guerra.

C’è qualcuno della tua redazione nel telegiornale che ti ha supportato?

Tutti hanno smesso di comunicare con me, hanno semplicemente interrotto tutti contatti. L’unica persona che, non avendo paura, ha continuato a scrivermi è stata presto scoperta e licenziata. Solo dopo ho saputo che l’FSB aveva duplicato la mia scheda SIM ed è stata in grado di leggere tutti i miei messaggi e sapere le persone con cui comunicavo all’epoca. Gli hanno mostrato la nostra corrispondenza, lo hanno accusato di lavorare per i servizi segreti occidentali e lo hanno costretto a dimettersi.

Pochi hanno trovato il coraggio di sostenerti in Russia, ma non hai trovato supporto neanche in Ucraina. Hai capito il perché?

Il problema più grande tra i nostri paesi è la sfiducia. La politica della Russia e di Putin è basata sulle bugie, l’ipocrisia e le aggressioni costanti ai nostri vicini. La reputazione del nostro paese è gravemente offuscata non solo in Ucraina, ma in tutta l’area ex-sovietica e l’ex blocco comunista. E quindi, non sono inclini a credere ai russi. A dire la verità, all’inizio ho ricevuto supporto da molti Ucraini ma nel giro di pochi giorni la situazione è precipitata. E sono cominciate a girare delle voci complottistiche secondo cui lavoravo per i servizi speciali, per l’FSB, e che la mia protesta non era in realtà mai avvenuta non esistendo trasmissioni sulla televisione russa in diretta. Cosa non vera ma a cui la gente ha creduto. Adesso, dopo la mia protesta, il telegiornale esce con un ritardo di 30-60 secondi. Sono andata in Ucraina come inviata del quotidiano Die Welt con l’obiettivo di raccontare ai russi la verità sulla guerra. Ma non sono stata accolta bene. Ogni persona con passaporto russo sul territorio dell’Ucraina è oggi percepita come inappropriata, perché gli ucraini hanno troppo risentimento e rabbia nei nostri confronti.

Sei ucraina di nascita, giusto?

Sì, mio padre è ucraino e io sono nata a Odessa, ma non ho vissuto lì per molto tempo. Due delle mie cugine vivono in Ucraina con le loro famiglie.

Hai visto l’inizio della guerra in Cecenia?

Si. Se qualcuno mi avesse detto che la guerra avrebbe distrutto di nuovo la mia vita e mi avrebbe resa una rifugiata, non ci avrei mai creduto. Durante la prima guerra in Cecenia, le forze russe hanno raso al suolo la mia casa. Non è rimasto nulla e mia madre e io siamo dovute fuggire da Grozny. Sono stati anni di sofferenza e privazioni. Potrei dire che la mia infanzia è stata infelice. E quando la mia casa è stata distrutta, ho espresso un desiderio: quando avrò dei figli loro avranno una casa e un’infanzia felice. Ho lavorato a lungo per costruire il mio mondo felice - una grande casa, una famiglia, tutto ciò che mi era mancato. E sembrava ci fossi riuscita e che finalmente potessi vivere e godermi la vita. Ma quando è iniziata la guerra in Ucraina, non sono riuscita a rimanere in silenzio. Non potevo fare finta che nulla stesse accadendo. Non potevo vivere in questo mondo felice che avevo costruito. La guerra mi aveva già distrutto una volta, quando le forze russe hanno bombardato Grozny e distrutto la mia casa. E ora il Cremlino mi ha privato della mia casa, della mia famiglia e della mia patria. Ma sono viva, sono libera e non posso incolpare il destino. Questa storia avrebbe potuto avere un finale completamente diverso.

Come hanno reagito i tuoi cari?

È una situazione complicata, personale. Posso solo dire che i miei cari non mi hanno sostenuto. Mia madre, che peraltro ha la stessa età di Putin, ha detto che dovrei essere messa in prigione il più presto possibile, visto che ho osato oppormi al potere. Mio figlio mi ha chiamata traditrice della famiglia e della patria. Ma non me la prendo con loro, col tempo il culto della personalità di Putin verrà smontato, proprio come in passato con Stalin, e tutti capiranno, anche loro. Ma ci vorrà del tempo.

Quali sono i tuoi piani per il futuro?

Ora vado in Germania, dove esce il mio libro. Ho cominciato a scriverlo quando ero agli arresti domiciliari e l’ho finito qui, a Parigi. È un’autobiografia. L’accento è posto sugli eventi dell’ultimo anno, ma ci sono anche ricordi della mia vita passata: la storia della fuga da Grozny, il vagabondaggio, il mio trasferimento a Mosca e il mio lavoro al Primo Canale (Channel One). È cambiato tutto sotto i miei occhi. Ho descritto dettagliatamente come la televisione si sia trasformata in una macchina per il lavaggio del cervello. La Germania è il primo paese in cui il mio libro verrà pubblicato. È già stato tradotto in francese, inglese, olandese, rumeno e altre lingue, e presto verrà pubblicato anche in altri paesi. Spero che anche gli italiani abbiano la possibilità di leggerlo in futuro. Parte dei ricavi derivanti dalla vendita del libro andranno in aiuto alle donne e ai bambini ucraini. Sosterrò le famiglie colpite dalla guerra. In Germania, inoltre, si terrà un’asta organizzata dalla Fondazione “Per la pace”. Anche i fondi provenienti da essa saranno destinati all’Ucraina. Ho in programma di vendere in questa asta il mio secondo cartello esposto davanti al Cremlino nello scorso luglio. Per questo sono stata arrestata e accusata di fake news sull’esercito russo. Rischio 15 anni di prigione. Sul cartello c’era scritto: “Putin assassino, i tuoi soldati sono fascisti. 352 bambini sono morti. Quanti altri bambini devono morire prima che la smettiate?”. Purtroppo, i numeri sono da aggiornare. Ogni giorno in Ucraina continuano a morire persone.

Cosa hai in programma di fare nel futuro?

Non lo so ancora. La vita non è così facile come a 20 anni, quando tutte le strade sono aperte davanti a te. Devo ricominciare da zero, in un paese straniero. So perfettamente che nei prossimi anni non potrò tornare in Russia. Non mi nasconderò e non starò in silenzio, perché la Russia è il mio paese e il suo futuro mi riguarda.

Se avessi la possibilità di rivolgerti a Putin, cosa gli diresti?

Gli direi che è un criminale. Ha distrutto la vita degli ucraini e sta distruggendo il proprio popolo. Verrà processato in Russia per tradimento dello Stato e davanti al Tribunale Internazionale dell’Aia come criminale di guerra per il genocidio del popolo ucraino e per questa guerra insensata.