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CARLO FOGLIENI NUOVO PRESIDENTE NAZIONALE AIGA
Inizia oggi a Bergamo il Congresso ordinario dell’Associazione italiana giovani avvocati. «Questi due anni alla guida dell’Aiga – dice il presidente uscente Carlo Foglieni - sono stati un’esperienza straordinaria di crescita collettiva e personale. Ho avuto il privilegio di rappresentare una generazione di avvocati che crede nel valore della professione, nella forza dell’impegno e nella possibilità di incidere davvero sulla realtà. Se oggi l’Aiga è più unita, più autorevole e più ascoltata, è merito di una squadra che ha lavorato con passione e senso di responsabilità, in ogni sezione d’Italia».
Presidente Foglieni, il XXVIII Congresso ordinario Aiga servirà anche a presentare un bilancio della sua attività alla guida dei giovani avvocati. Di cosa va più fiero?
Il Congresso di Bergamo rappresenta il momento ideale per guardare al lavoro svolto in questi due anni intensi e appassionanti. Vado fiero, innanzitutto, di aver rafforzato l’identità dell’Aiga come voce unitaria e autorevole dell’avvocatura giovane, capace di incidere nel dibattito politico e istituzionale. Abbiamo portato avanti battaglie concrete: dalla dignità professionale dei praticanti e dei giovani colleghi alla riforma dell’accesso alla professione, fino al riconoscimento del ruolo dell’avvocato nella tutela dei diritti e nella modernizzazione della giustizia. Ma soprattutto sono orgoglioso di aver promosso una generazione di avvocati consapevoli, uniti e protagonisti del futuro dell’avvocatura. L’Aiga è oggi una comunità viva, radicata sul territorio e pronta ad affrontare le sfide di un tempo che cambia, senza rinunciare ai propri valori di libertà e indipendenza.
La professione forense è al centro di numerosi cambiamenti. Quale deve essere l’apporto della giovane avvocatura?
La giovane avvocatura ha il compito di essere motore del cambiamento, non semplice spettatrice. In un tempo in cui la professione forense è chiamata a ripensarsi tra innovazione tecnologica, trasformazioni del mercato e nuove esigenze sociali, i giovani avvocati devono portare visione, coraggio e competenze nuove.
L’Aiga ha lavorato proprio in questa direzione: formare professionisti consapevoli del proprio ruolo, capaci di coniugare tradizione e innovazione, etica e impresa, autonomia e responsabilità sociale. La sfida è far sì che la modernizzazione della giustizia e della professione non si traduca in precarietà, ma in opportunità di crescita e valorizzazione del merito. La giovane avvocatura deve farsi promotrice di una cultura del diritto al passo con i tempi, ma fedele ai principi che fondano la nostra funzione: la tutela dei diritti e la difesa della persona come cardine di ogni democrazia.
La nuova legge professionale è un traguardo importante. La rotta è stata tracciata?
La nuova legge professionale rappresenta senza dubbio un passaggio fondamentale, frutto di un lungo percorso di confronto e di impegno dell’avvocatura, nel quale la voce dei giovani ha avuto un ruolo decisivo. La rotta è tracciata, ma serve continuare a navigare con determinazione. Le riforme non si esauriscono con la scrittura di una norma, vivono nella sua attuazione concreta.
Ora occorre vigilare, affinché la legge delega venga attuata e i principi di equità, meritocrazia, formazione e sostenibilità professionale trovino reale applicazione. L’obiettivo è costruire un sistema che valorizzi i giovani, renda l’accesso più giusto e favorisca una crescita equilibrata della professione. L’Aiga continuerà a essere presidio critico e propositivo, perché una legge moderna deve essere al servizio di un’avvocatura libera, indipendente e al passo con le sfide del nostro tempo.
A proposito di cambiamenti, l’IA nella giustizia è destinata a rivoluzionare il lavoro degli avvocati? I legali più giovani saranno più pronti alle nuove sfide che lancia l’algoritmo?
L’Intelligenza artificiale rappresenta una svolta inevitabile anche per il mondo della giustizia. Non dobbiamo temerla, ma governarla. L’IA può essere un formidabile strumento di efficienza, trasparenza e semplificazione, purché resti sempre al servizio dell’uomo e mai in sua sostituzione. La funzione dell’avvocato, fatta di sensibilità, interpretazione e responsabilità etica, non è replicabile da alcun algoritmo. I giovani avvocati, nativi digitali e più abituati al cambiamento, hanno l’occasione di guidare questa transizione, unendo competenze giuridiche e tecnologiche. Ma servono formazione, regole chiare e una visione condivisa che mantenga al centro la persona. L’Aiga ha già avviato un percorso in questa direzione: l’innovazione deve essere uno strumento di libertà, non un rischio per i diritti.
Siamo entrati nella campagna elettorale per il referendum sulla separazione delle carriere nella magistratura. L’Aiga è in prima fila per sostenere il “Sì”. Sarà possibile scrivere una pagina importante per la giustizia in Italia?
Sì, credo che questo referendum rappresenti un passaggio storico per la giustizia italiana. La separazione delle carriere non è una battaglia di parte, ma una riforma di civiltà giuridica che punta a garantire maggiore equilibrio, trasparenza e terzietà nel processo penale. L’Aiga da anni sostiene con convinzione questa scelta, nella consapevolezza che solo una netta distinzione tra chi accusa e chi giudica può assicurare ai cittadini un giudice davvero imparziale e una giustizia più credibile. Non si tratta di mettere in discussione la magistratura, ma di rafforzarne l’indipendenza insieme a quella dell’avvocatura, in un sistema di pesi e contrappesi che renda effettiva la parità delle parti. Sostenere il “Sì” significa credere in una giustizia più giusta, moderna e coerente con i principi costituzionali che fondano il nostro Stato di diritto.


