E così per il Censis saremmo un popolo in preda a una sinistra ondata di irrazionalità, travolto dalle superstizioni e dal complottismo che la pandemia avrebbe scoperchiato come un vaso di Pandora. Una deriva che metterebbe a rischio la stessa coesione nazionale, «infiltrando il tessuto sociale». È quanto emerge dal 55esimo rapporto annuale del più importante istituto ricerca italiano che ci restituisce una fotografia allarmante e allarmista della vita pubblica del nostro Paese nell’epoca del Covid 19. Tanto che il primo capitolo del documento, Gli italiani e l’irrazionale è dedicato proprio a questa sbandierata emergenza. I toni sono ansiogeni: «La razionalità che nell’ora più cupa palesa la sua potenza risolutrice lascia il posto in molti casi a una irragionevole disponibilità a credere alle più improbabili fantasticherie, a ipotesi surreali e a teorie infondate, a cantonate e strafalcioni, a svarioni complottisti, in un’onda di irrazionalità che risale dal profondo della società». Per dimostrare questa tesi vengono citate alcune cifre, ad esempio il 31% degli italiani «si dice convinto che il vaccino è un farmaco sperimentale e che quindi le persone che si vaccinano fanno da cavie». Oppure il 10,9 che ritiene il vaccino dannoso ed inefficace», o il 12,9% che giudica la scienza provochi «più danni che benefici», fino a un 5,9% di “duri e puri”, certi che il Covid sia un’invenzione dei “poteri forti”. «Si leva un’onda di irrazionalità, un sonno fatuo della ragione, una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà circostante», mette in guardia il rapporto. Certo, tre milioni di negazionisti possono fare impressione, ma se si guardano questi numeri nella cornice globale, o semplicemente in quella europea, l’effetto svanisce: con il 77,2% di vaccinati (parliamo di seconda dose) l’Italia è tra le nazioni comunitarie più virtuose, tra i grandi Paesi solamente la Spagna è avanti a noi con l’80,5%. L’efficiente Germania ha nello stesso periodo vaccinato il 68% dei cittadini e lo stesso Regno Unito, che ha lanciato la campagna prima di tutti gli altri Paesi non supera il 69%, la Francia è appena avanti con 69.8, mentre in Austria, dove è stato decretato un nuovo lockdown sono il 66%. Spostandosi a est le percentuali poi precipitano vertiginosamente. Si va dal 60% dell’Ungheria, al 54% della Polonia, dal 45% della Serbia al 38% della Romania, al misero 25% della Bulgaria. Fuori dall’Unione europea preoccupa la Russia con il 39% e soprattutto l’Ucraina, ferma al 26%, paesi dove stanno aumentando, oltre che i contagi, anche i ricoveri in terapia intensiva. Oltreoceano non se la passano benissimo gli Stati Uniti che hanno vaccinato il 59% della popolazione (il confinante Canada è quasi venti punti sopra) o il Brasile (62%) e la stessa Australia, dove chi ha violato le norme su quarantena e isolamento è stato sbattuto in prigione, non va oltre il 73%, a fronte di una popolazione numericamente inferiore a quella della pianura padana. Insomma, a differenza di quanto affermi il Censis nel suo rapporto, la percentuale di italiani che “crede” alla scienza medica è tra le più alte al mondo e tratteggia un ampio consenso dei cittadini nei confronti dei protocolli sanitari disposti dai governi Conte e poi Draghi. E non era affatto scontato, considerando lo smarrimento dell’intera classe politica di fronte allo scoppio della pandemia e la stucchevole sarabanda di virologi ed epidemiologi che sugli schermi televisivi si sono continuamente contraddetti alimentando ancora più panico e confusione. Per fortuna sullo scetticismo ha prevalso il buon senso, sull’ideologia si è imposto il pragmatismo. Eppure il Censis, con parole inquietanti disegna uno scenario ancora più inquietante, mettendoci in guardia sui «movimenti di protesta che hanno infiammato le piazze».  A parte l’assalto alla Cgil orchestrato dagli estremisti di Forza Nuova, le manifestazioni no vax e contro il green pass che si sono succedute negli ultimi mesi non hanno quasi mai creato incidenti o disordini, mentre i numeri della partecipazione a cortei e sit in “negazionisti” rimangono modesti. Bisognerebbe dirlo anche ai media come il Corriere della Sera, Repubblica e il Sole 24 ore che ieri rilanciavano con titoli angosciosi il rapporto dell’istituto fondato da Gino Levi Martinoli e Giuseppe De Rita, parlando di un paese «fobico e cospirazionista».