Massimo Cacciari polemizza sulla risoluzione di ieri, spiega che il Movimento 5 Stelle è morto e mette in guardia dall’aggravarsi della crisi economica. «Se le forniture di gas dalla Russia crollano sotto al 25 per cento - dice - andiamo in recessione».

Professor Cacciari, quella di ieri è stata una giornata politica complicata, con l’intesa sulla risoluzione di maggioranza arrivata solo all’ultimo e la scissione nel M5S. Come la giudica?

Lunga e assurda. Ma era ovvio che finisse in quel modo perché è impossibile una crisi di governo prima delle prossime Politiche. Era tutta una sceneggiata di alcune forze politiche per posizionarsi e assumere una certa immagine. Peraltro si è consumata la morte del Movimento 5 Stelle, ma anche questa è una novità molto relativa. Il M5S è finito e adesso quel poco di residuo si dividerà equamente tra una forza assolutamente governativa comunque e con chiunque rappresentata da Di Maio e altri che forse pretenderebbero di rimanere fedeli a non so bene quale tradizione. Ma sono tutte tempeste dentro dei bicchieri d’acqua.

Crede che al leader M5S Giuseppe Conte ora convenga uscire dal governo per fare campagna elettorale da fuori?

Nessuno uscirà dall’esecutivo o almeno nessuno lo farà nella misura in cui questo possa determinare una crisi di governo. Se Conte uscisse dal governo ammazzerebbe un uomo morto. Nessuno ha forza politica, strategia e consenso elettorale tale da poter rischiare una crisi. Ma era scontato anche prima di ieri. Dopodiché la questione drammatica per il nostro paese non sono certo le armi all’Ucraina, ma per i vari Conte, Di Maio e Letta il problema verrà a ottobre e novembre quando dovranno fare i conti con un’inflazione a due cifre e un crollo del ceto medio, con un impoverimento ulteriore del paese. Se arriviamo sotto al 25 per cento di forniture di gas dalla Russia andiamo in recessione.

Qualcuno ieri ha provato a mettere in guardia dall’aggravarsi della crisi economica…

Ma per favore… nessuno ha parlato di queste cose, così come nessuno ha parlato delle ragioni della guerra, di una strategia per uscirne, di cosa comporti a livello geopolitico. L’invio di armi non è mai stato in seria discussione, non potevamo tirarci fuori da discussioni prese a livello europeo. Il punto vero è che ci avviamo verso una drammatica crisi autunnale.

Cosa implicherà questa crisi, vista l’inflazione già alta, soprattutto per la parte più povera della popolazione?

Nella previsione che questa guerra continui e la Russia ci sanzioni, come affrontiamo la situazione vista l’impossibilità di sostituire il gas russo nel breve periodo? Tutte le imprese che mangano energia chiuderanno. È molto semplice: andremo in recessione. Lo dicono tutti gli analisti. Per di più la recessione si combinerà con un’inflazione da costi, cioè vivremo la crisi perfetta. Quindi serve una discussione su quale politica fiscale costruire con un debito da 2800 miliardi. Altro che covid o guerra, almeno per noi.

Cosa dovrebbe fare il governo per impedire tutto ciò, sia nel breve periodo che nel medio-lungo termine, a partire dalla prossima legge di Bilancio?

Tutto si può affrontare, ma non certo come abbiamo affrontato le crisi negli ultimi 15 anni, cioè con le banche centrali che ci compravano il debito a zero interesse. Finora c’era Draghi che copriva con una certa politica della Bce, la quale ora con la guida di Christine Lagarde ha dichiarato un cambio di rotta. Dovremo garantire che siamo in grado di pagare il denaro e che siamo affidabili.

Solo Draghi potrà rassicurare su questo punto?

Le dico solo che di fronte a tutto questo la classe politica ha risposto con la sceneggiata di ieri, finita con quella risoluzione ridicola che non dice nulla. Al momento decidono tutto Draghi e le autorità europee, cosa vuole che facciano Di Maio e Conte? Gli unici ad avere una linea, o meglio, un comportamento, sono quelli del Pd. Il quale ogni volta dice “meglio così che peggio”. Sono il partito che garantisce governabilità con chiunque e sempre. E questo gli porta quel 20- 25 per cento fisso. Si sta delineando come un vero partito conservatore.

Che però potrebbe essere messo in difficoltà dalla scissione nel suo principale allea. Pensa che il nuovo gruppo di Di Maio indebolirà o rafforzerà la tenuta del governo?

La scissione metterà in difficoltà il Pd, perché fa crollare la barzelletta del campo largo di Letta. Non si può fare il campo largo con Renzi e Calenda da una parte e Conte e Di Maio dall’altra. È un insieme di cocci che non va da nessuna parte. Ma se fossero intelligenti si riciclerebbero completamente. Cioè si porrebbero come unica forza italiana credibile presso le istituzioni internazionali e si aprirebbero a nuove alleanze. Il Pd deve presentarsi come il puro centro, cioè quello che garantisce governabilità, stabilità e affidabilità internazionale. Tutto il resto non avrà lunga vita.

Quindi pensa che un eventuale governo di centrodestra con Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e magari un gruppo di moderati non reggerebbe?

È evidente. Solo chi garantisce affidabilità internazionale può governare, grazie a determinati appoggi. Ma è logico, è puro realismo. Fintanto che il centrodestra non si resetta su questa linea non andrà mai al governo, in Italia come in Francia o in Germania. O, se ci va, andrà in crisi dopo sei mesi e arriverà un nuovo Draghi.