LA CURIOSITÀ

Un ( quasi) magistrato a casa Cuffaro. La figlia dell’ex presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro è infatti tra le poche ad aver superato la prova scritta del concorso in magistratura, balzato agli onori delle cronache nei giorni scorsi per l’alta percentuale di bocciature, vicina al 95%. E nel restante 5,7% - 220 candidati su 3.797 c’è Ida Cuffaro, figlia del politico condannato nel 2011 per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio. «Io sono molto orgoglioso della scelta di mia figlia - ha spiegato Cuffaro all’Adnkronos - perché testimonia la grande e ostinata fiducia che mia figlia ha nella giustizia, d’altronde come la mia. E ritengo che la scelta di Ida sia la sconfitta della mia sconfitta». Una scelta, quella della figlia, che Cuffaro dichiara di condividere «pienamente» : «È la cosa più bella che potesse fare, una scelta di legalità». Una felicità che l’ex governatore ha deciso di rendere pubblica, nonostante il carattere, a suo dire, schivo della figlia: «Io so che lei non vorrebbe che io ne parlassi, non ama stare al centro dell’attenzione».

Cuffaro è tornato al centro delle polemiche nei giorni scorsi, per via dell’avvio - tutt’altro che soft - della campagna elettorale siciliana.

Un nome, il suo, che è apparso sulle cronache assieme a quello dell’ex senatore Marcello Dell’Utri. I due, infatti, sostengono il candidato scelto dal centrodestra per le comunali di Palermo, ovvero Roberto Lagalla, ex rettore dell’Università del capoluogo siciliano, a sostegno del quale Cuffaro ha creato una lista, con l’ok per una assessora vicina a lui, Antonella Tirrito, in caso di elezione del candidato del centrodestra. Una scelta che non è piaciuta ad Alfredo Morvillo, fratello di Francesca, moglie di Giovanni Falcone e vittima, assieme a lui e agli uomini della scorta, della strage di Capaci. «A trent’anni dalle stragi la Sicilia è in mano a condannati per mafia, c’è chi strizza l’occhio a personaggi condannati.

C’è una Palermo che gli va dietro, se li contende e li sostiene. Nessuno nega il diritto a Cuffaro di continuare a vivere e a fare tutto ciò che vuole, per carità, ha scontato la pena e nessuno dice che deve tornare in galera. Il problema non è lui, sono gli altri che lo corteggiano e lo inseguono», ha affermato Morvillo.

Affermazion i alle quali Cuffaro ha replicato a stretto giro: «Nonostante la sua autorevole considerazi one, che rispetto ma che con educazione non condivido, credo di avere il diritto costituzionalmente riconosciutomi e forse anche il dovere di vivere la mia vita da libero e coltivare il mio impegno politico e sociale dopo avere pagato i miei errori con grande sofferenza».