«Due emendamenti di Fratelli d’Italia e Lega (scritti da mano esperta) per riaprire le porte girevoli magistratura politica. Ritagliati ad hoc per consentire ai magistrati ai vertici dei ministeri di tornare subito nei Tribunali e avere incarichi direttivi. E magari giudicare gli avversari politici». Lo denuncia via Twitter l’esponente di Azione-Iv Enrico Costa, che ha annunciato un’interrogazione al ministro della Giustizia Carlo Nordio «perché blocchi il maldestro tentativo di cucire norme su misura di qualche magistrato con il pretesto del Pnrr».

Il riferimento è allo stop alle porte girevoli tra politica e giustizia, punto cardine della riforma del Csm approvata dal Senato il 16 giugno dell'anno scorso con 173 sì, 37 no e 16 astenuti. Tutti i magistrati che hanno ricoperto incarichi elettivi ora non possono più tornare a indossare la toga: vengono collocati fuori ruolo presso il ministero di appartenenza o le sezioni consultive del Consiglio di Stato, le sezioni di controllo della Corte dei Conti e il Massimario della Cassazione. Per i magistrati ordinari e quelli amministrativi o contabili che partecipano al governo con funzioni apicali è necessario un periodo di decantazione prima di riprendere le funzioni giurisdizionali.

Una misura approvata la scorsa legislatura che Fdi e la Lega hanno provato a cambiare. Presentando due emendamenti simili al dl Pnrr che sarà esaminato la prossima settimana dall'Aula del Senato e prevedendo di fatto una “deroga” per chi ha incarichi in ministeri che si occupano del piano nazionale di ripresa e resilienza e per chi è entrato in carica nei primi 30 giorni di governo.

«A leggere gli emendamenti presentati da senatori della maggioranza al Senato, e fortunatamente inammissibili, c'è da restare di stucco. Vogliono consentire che capi e vice capi di Gabinetto, il giorno dopo la cessazione dell'incarico (di nomina politica), rientrino ai vertici di Tribunali e Procure, mentre la legge attuale prevede che debbano passare 4 anni. L'esperienza parlamentare mi porta a sentire puzza di bruciato ed a leggere i movimenti di qualche manina ministeriale interessata che ha veicolato gli emendamenti (di identico testo), tenendo all'oscuro i ministri competenti. Una manina spregiudicata al punto da correre il rischio di mettere in imbarazzo il Governo con cui collabora, visto che l'esecutivo non ha mai programmato di ritornare alle porte girevoli magistratura-politica. Il ministro Nordio intervenga, perché questa volta ce ne siamo accorti in tempo, ma potrebbe accadere di nuovo, magari in qualche decreto». 

A replicare è direttamente il senatore di Fratelli d'Italia Marco Lisei, primo firmatario dell'emendamento, che «è stato dichiarato improponibile e verrà formalmente ritirato. Non sarà inserito nel testo. Non c'è alcun caso politico». «È un processo alle intenzioni, parlano di qualcosa che non c'è», taglia corto il senatore di Fdi. «I singoli senatori - puntualizza Lisei - spesso portano avanti istanze che non vengono direttamente dai ministeri ma dal territorio, come in questo caso. Ma non è detto che su questi provvedimenti ci sia il parere favorevole del governo o che vadano a buon fine. Gli emendamenti che contano sono quelli che vengono approvati». 

«Emendamento chiesto dai territori? È noto che se uno va nei mercati, tutti sollecitano di fare degli emendamenti a favore dei capi di gabinetto...», ironizza quindi Costa. «Capisco che i colleghi di Fdi non possano o non vogliano citare gli uffici ministeriali, ma non arriviamo al punto di dire che dai territori arrivano le istanze dei capi di gabinetto...».