La gestazione per altri è «la schiavitù del terzo millennio». E poi: «Commercializzare il corpo femminile e trasformare la maternità in un business» non possono essere «considerate delle conquiste di civiltà». È da qui, da queste frasi che la premier Giorgia Meloni ha pronunciato in un’intervista al settimanale Grazia in occasione dell’8 marzo, che bisogna partire per capire le ultime mosse della maggioranza. A cominciare dalla decisione di bocciare in Commissione Politiche europee del Senato la proposta di regolamento Ue sul certificato europeo di filiazione, fino allo stop imposto dal prefetto al Comune di Milano sul riconoscimento dei figli di coppie omogenitoriali.

Due questioni su cui il Pd e le associazioni impegnate nella tutela delle famiglie arcobaleno annunciano battaglia, con una manifestazione in programma questo sabato a Milano. E che nelle intenzioni del governo hanno un unico scopo: combattere la maternità surrogata, anche a livello internazionale. Ad esplicitarlo è la ministra della Famiglia Eugenia Roccella in un’intervista al Corriere della Sera: «Il problema è uno solo - spiega la ministra – . La maternità surrogata, che preferisco chiamare utero in affitto perché è più chiaro che c’è una compravendita della genitorialità, un vero e proprio mercato». E anche se la gestazione per altri è già vietata per legge in Italia, Roccella chiarisce: «Se noi regolarizziamo tutto incrementiamo questa pratica. E noi invece vogliamo combatterla a livello internazionale, facendolo diventare un reato universale». Una vecchia idea, quella di estendere la perseguibilità della maternità surrogata anche quando è compiuta in territorio estero da un cittadino italiano, che Lega e Fratelli d’Italia avevano già avanzato nella scorsa legislatura con una proposta di legge che ipotizzava una pena da tre mesi a due anni di reclusione e una multa da 600mila a un milione di euro.

La domanda che si pone, dunque, è la seguente: il regolamento proposto dalla Commissione Ue per uniformare il riconoscimento della genitorialità negli Stati membri, legittimerebbe la maternità surrogata anche in Italia? La risposta è no per la vicepresidente M5S della commissione politiche Ue Dolores Bevilacqua. Che spiega: «Il regolamento è incentrato sul riconoscimento dei diritti dei figli comunque nati e qualsiasi sia il nucleo familiare a cui appartengono. Non esiste alcuna legittimazione della maternità surrogata. Roccella agita un fantasma per negare diritti ai bambini». Mentre Mariastella Gelmini, vicesegretario di Azione, sottolinea che «il certificato europeo di filiazione non potrà modificare la normativa italiana; lo status giuridico delle persone continuerà a essere determinato dalla legislazione interna degli Stati».

Insomma, le ipotesi di filiazione sono tante e diverse. Come diverse sono le tutele giuridiche che si applicano ai singoli casi. E ciò vale anche per il caso del comune di Milano: l’ordine partito dal Viminale e trasmesso dai prefetti segue una pronuncia dello scorso dicembre delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione in materia di riconoscimento di figli nati all’estero a seguito di surrogazione di maternità, secondo la quale può essere riconosciuto in Italia soltanto il genitore che sia legato geneticamente al bimbo. Mentre il genitore intenzionale può richiedere l’adozione. Diverso è il caso del figlio concepito all’estero a seguito di procreazione assistita realizzata da due donne, ma nato in Italia. Un’ipotesi, questa, compresa nella nota del prefetto di Milano, nonostante sul punto esista un conflitto in giurisprudenza. Che invece è abbastanza chiara sulla trascrizione dell’atto di nascita formato all’estero, con l’indicazione di due mamme.

Casi diversi, dicevamo, che la legge non prevede. E per i quali vale il monito della Corte Costituzionale, che nel 2021 ha invitato il Parlamento a colmare il «vuoto di tutela» nei confronti dei figli delle coppie omogenitoriali.