Due giorni fa durante un convegno organizzato da AreaDg sul tema delle intercettazioni il vice presidente del Csm Fabio Pinelli ha ricordato, a proposito del trojan, che «la sovranità dello Stato non deve sfociare in controllo indiscriminato dei cittadini» e che quindi la «limitazione dell’utilizzo di uno strumento così invasivo ai soli delitti contro la criminalità organizzata mi sembra un punto di equilibrio ragionevole tra le opposte esigenze». Una pacata ma forte picconata al tabù del non utilizzo del virus spia al di fuori del perimetro dei reati di mafia e terrorismo. Di questo tema si sta discutendo molto anche in Commissione Giustizia del Senato, dove è in corso un'indagine conoscitiva sul tema delle intercettazioni, comprese quelle effettuate con il captatore informatico. La posizione di Pinelli è sicuramente la stessa del senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin: «Personalmente resto convinto – ci dice – che uno strumento così intrusivo debba essere usato con particolare cautela. Non lo si può eliminare, ma andrebbe riservato solo alle fattispecie più gravi come mafia e terrorismo» . Ricordiamo che Zanettin è promotore di un ddl per escludere l’uso del captatore informatico per i reati contro la Pubblica amministrazione. Tale proposta ha anche suscitato un dibattito all’interno della magistratura. A livello personale, l’ex magistrato Nello Rossi, direttore della rivista “Questione Giustizia”, scrisse che anche per lui occorre circoscrivere l’impiego del captatore informatico ai procedimenti per reati di criminalità organizzata. Una posizione che all’inizio sembrava isolata, con le chat e le mailing list interne alla magistratura impegnate a criticare Rossi. Eppure la magistratura ha sperimentato sulla propria pelle, con il caso Palamara, quanto possa essere devastante, anche per le carriere di giudici e pm, l’invasività del trojan. Ma quando il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia venne audito nell’ambito della medesima indagine conoscitiva a inizio anno, proprio su sollecitazione di Zanettin, non fu in grado di riferire la posizione ufficiale del “sindacato” delle toghe, affermando che ci fosse all’interno un dibattito. Solo successivamente l’Anm ha espresso una posizione contraria al ddl Zanettin. A breve però verrà audito anche il segretario di Md, Stefano Musolino, che in una intervista rilasciata al Giornale lo scorso gennaio disse che, al di là del perimetro dei reati di mafia, «per gli altri reati, compresi quelli contro la pubblica amministrazione, è ragionevole imporre dei limiti spazio-temporali a quelli che lei ha definito microfoni ambulanti, per impedirne un uso abusivo. In questi termini e limiti, mi pare che Nordio colga un problema reale». E infatti Nordio che farà? Lui che definì il trojan «una porcheria» ? Riuscirà ad abbattere l’ultimo totem della Spazzacorrotti? Se ci leggesse il pm della Dda Mario Palazzi ci ricorderebbe che «non è vero che l’estensione della possibilità di utilizzo del captatore informatico per i reati contro la P «sia opera della Spazzacorrotti. Ciò è possibile grazie al D. Lvo 216/ 17 - l’allora ministro della giustizia era Orlando - seppure con una diversa limitazione per le intercettazioni ambientali nei luoghi di privata dimora». Al di là della primogenitura, resta il nodo politico da sciogliere. Il ministro della Giustizia è già al lavoro su una bozza di riforma delle intercettazioni, l’ha in parte esposta sul Foglio, ma non siamo ancora a un vero e proprio articolato perché, spiega un’autorevole fonte della maggioranza, il ministro dovrà prima discuterne con la premier. In particolare su un aspetto delicato come l’esclusione del trojan per i reati di corruzione. Su questa partita entra in gioco il timore che la destra di Governo, a cominciare dalla presidente del Consiglio, ha già lasciato intravedere in precedenti occasioni: la necessità di evitare a tutti i costi che certa stampa alla Travaglio e opposizioni giustizialiste additino la Meloni come una leader che «vuole allentare la morsa anticorruzione sulle orme di Berlusconi». Fratelli d’Italia non si è espressa ancora chiaramente. Il sottosegretario Andrea Delmastro delle Vedove aveva detto alla Stampa che bisogna «iniziare a parlare a gennaio, valutando anche gli effetti della precedente normativa e poi i necessari aggiustamenti da fare». Dunque d’accordo ma non troppo, si consiglia cautela. È pur vero che Pinelli è stato indicato dalla Lega al Csm quindi il Carroccio dovrebbe essere d’accordo sulla prospettiva indicata dal vice presidente di Palazzo dei Marescialli. In realtà ci dice la responsabile giustizia della Lega, Giulia Bongiorno, che presiede anche la Commissione di indagine: «Stiamo approfondendo con una indagine conoscitiva e le prime indicazioni fanno emergere lacune su molteplici profili. Sicuramente i captatori richiedono un intervento normativo ma ancora è da stabilire il perimetro». E per Jacopo Morrone, deputato del Carroccio, pur rimanendo steumenti «imprescindibili» per le procura, gli abusi vanno fermati. «Ci sono lacune da colmare - ha spiegato -, è quindi legittimo prevedere una regolamentazione sull’utilizzo di questo strumento che rimane imprescindibile in molte situazioni».

Al di là delle singole posizioni di dettaglio, ci spiega Zanettin, «l’intera commissione con un atteggiamento laico, dinanzi a quello che sta emergendo con la nostra indagine conoscitiva, soprattutto dopo aver ascoltato i tecnici e gli avvocati credo stia raccogliendo molti spunti importanti per una modifica normativa». Si pensi ad esempio a quanto riferito da Paolo Reale, presidente dell’Osservatorio nazionale informatica forense (Onif), secondo il quale il trojan può modificare anche il contenuto di un messaggio già inviato. Addirittura è emerso che può produrre prove del tutto tarocche. Alla luce di questo, sembrerebbe che tutti i commissari siano convinti che lo strumento vada ridimensionato. «Spero che il lavoro che stiamo facendo – conclude il parlamentare in base anche ai risultati inquietanti emersi sull’utilizzo dei trojan induca le forze che si dicono garantiste e riformiste ad attuare una seria proposta di riforma» .