Mariupol resta sotto assedio: niente corridoi umanitari Quattro milioni di sfollati hanno lasciato il Paese

Acolpi di propaganda, tra notizie di vittorie e sconfitte non confermate, con l'attesa di un nuovo round di negoziati tra Russia e Ucraina, continua la guerra. L'unica certezza è la popolazione imprigionata in città polverizzate.

Nel 33esimo giorno di guerra si è capito che non sarebbe stato possibile istituire corridoi umanitari. E' stata la vicepremier Iryna Vereshchuk a comunicarlo ieri mattina addossando la colpa all'invasore che, secondo fonti dell'intelligence di Kiev, avrebbe orchestrato provocazioni a danno dei civili.

Mosca naturalmente smentisce ma non può negare che gli abitanti di Mariupol, costretti nei rifugi con acqua e cibo scarsi sono ancora migliaia. Per la precisione, secondo il sindaco Vadym Boichenko, 160mila, di questi la maggior parte immobilizzata sia dai bombardamenti che, da fonte ucraina, dalla distruzione da parte russa di autobus arrivati per l'evacuazione.

Rimane così lettera morta la proposta del presidente francese Emmanuel Macron per approntare un piano ( proposto nei giorni scorsi) di fuoriuscita concordato con i russi, lo stesso Comitato Internazionale della Croce Rossa ( Cicr) ha annunciato di non essere ancora in grado di raggiungere la città portuale. Il portavoce del Cicr Matt Morris ha dichiarato infatti che ' le parti devono essere i garanti e trovare un accordo per consentire un passaggio sicuro. Devono pubblicizzare il percorso e concedere molto tempo alle persone per uscire'. Intanto l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha aggiornato ieri i dati sulle persone che hanno lasciato l'Ucraina fino ad ora. Il numero è salito a 3.862.797 mentre gli sfollati interni sono 6,48 milioni. A questo proposito la Ue sta discutendo un piano in 10 punti per la redistribuzione dei profughi, il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas ha parlato di regole chiare su trasporto, registrazioni, protezione dei bambini e delle persone vulnerabili.

Le notizie provenienti dal campo di battaglia sono invece contrastanti, da giorni si parla di stallo nell'avanzata delle truppe russe, tanto che i comandi avrebbero fatto retrocedere uomini e mezzi in Bielorussia, una situazione che riguarda Kiev visto che a sud ed est si continua a combattere e bombardare dando plausibilità alle dichiarazioni del Cremlino secondo cui l'obiettivo dell'invasione sarebbe il Donbass. Il sindaco del sobborgo di Irpin, pochi chilometri dalla capitale, ha detto che le forze ucraine hanno ripreso il controllo della cittadina, affermazione smentita in qualche modo dal Ministero della Difesa ucraina: ' Secondo le nostre informazioni, la Federazione Russa non ha abbandonato i suoi tentativi, se non di catturare, almeno di circondare Kiev'. Tutti elementi che peseranno sull'avvenimento più importante di oggi e cioè il faccia a faccia tra le delegazioni russe ed ucraine che si tiene in Turchia. Punto di partenza, forse, le parziali aperture di Zelensky il quale ha lasciato trapelare un possibile compromesso sulla questione della neutralità. Sul piatto poi la discussione sullo status delle regioni meridionali occupate da Mosca anche se il governo ucraino ha escluso qualsiasi forma di cessione della propria sovranità.

Ieri, Yaroslav Melnyk, ambasciatore ucraino a Roma, ha illustrato l'iniziativa ' U24, United for peace', la creazione di un gruppo di Paesi capace di dare una risposta entro 24 ore in caso di aggressione. Sarebbe insomma quella garanzia che l'Ucraina richiede in cambio della neutralità, dei paesi garanti farebbero parte i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, più la Germania, il Canada, la Turchia e anche l'Italia.

Al momento, per ovvi motivi, non si conosce come agirebbero e in che termini questi paesi che a parte la Russia sono membri della Nato. La risposta russa su tale proposta non si conosce anche se un punto per Mosca è chiaro ed è stati ribadito ieri: ' un incontro per scambiare opinioni tra Zelensky e Putin adesso sarebbe controproducente'.

In Russia invece si stringe la vite sulla stampa di opposizione, il giornale Novaya Gazeta ha deciso di sospendere le sue pubblicazioni fino alla fine della guerra.

La decisione è stata presa dopo l'avvertimento del Roskomnadzor, l'agenzia federale russa per i mezzi di comunicazione. Solo pochi giorni fa il direttore, Dmitrij Muratov, premio Nobel per la pace, aveva reso noto di mettere all'asta il suo premio in favore dei profughi ucraini. Ma probabilmente ancora di più ha contribuito alla chiusura, l'intervista di domenica, con altri media russi, al presidente Zelensky.