«Lo Stato, per bocca dei padri costituenti, è uno Stato che difende». Un dovere che è impresso nel Dna della Costituzione e che è il leitmotiv delle istituzioni, in primis l’avvocatura. E se tutti gli attori della giurisdizione collaboreranno, allora sarà possibile ricostruire quel rapporto di fiducia con il cittadino lacerato da troppi scandali. A dirlo è stato il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, che si è assunto il compito, a nome del governo, di garantire l’ascolto delle istanze dell’avvocatura. «Il discorso della presidente Masi ci impone innanzitutto un obbligo: l'ascolto - ha sottolineato -. Un governo che ascolti le istanze che arrivano da una delle pietre angolari del sistema giuridico nazionale. La presidente Masi apre una finestra di verità quando sottolinea la difficoltà del rapporto di fiducia fra sistema giustizia e cittadini, un rapporto che va ricostruito con l'attenzione e la cura che si deve al diritto, che si deve alla centralità sociale e giuridica dell'individuo, senza il quale la società non può esistere».

Magistratura, politica e avvocati devono dunque confrontarsi, sulla base delle funzioni che a ciascuna componente sono attribuite dalla Costituzione, con l'obiettivo «di tutelare l'unico destinatario dei nostri sforzi: il cittadino». Il dialogo riguarda soprattutto il tema delle riforme, «trattato dalla presidente Masi qualche volta con un po' di severità», ha sottolineando rispondendo alle critiche. Riforme imposte dal Pnrr e, dunque, nate «in stato di necessità economica», un'attenuante «dal punto di vista della loro realizzazione». Ma attraverso lo stato di necessità, «si sono perseguiti gli obiettivi di restituire dignità costituzionale ad alcuni passaggi normativi del processo», ha evidenziato. Si tratta di un «work in progress costante», dunque le riforme sono passibili di miglioramenti, con un obiettivo finale: «Il 111, un processo giusto e rapido, perché come diceva Satta un diritto ritardato è un diritto negato. E con un giudice terzo ed imparziale».

Per Sisto, «siamo consapevoli di essere tutti parte di un unicum, le istituzioni hanno un senso se tracciano insieme un percorso, difficile, complicato, che si chiama democrazia. Dobbiamo, tutti, avere la reciproca forza di scrivere pagine condivise evitando che la giustizia diventi terreno di scontro - ha aggiunto -. Credo che il cittadino ne abbia abbastanza di assistere a queste inutili lotte intestine che hanno fatto solo male al Paese. Cerchiamo tutti insieme di raggiungere i nostri obiettivi». Un invito alla collaborazione e al confronto, dunque, per risolvere le «difficoltà nel rapporto fiducia dei cittadini nei confronti della giustizia. Un rapporto che va costruito con l'attenzione che si deve al diritto e alla centralità giuridica del cittadino».