IL DL RAVE PASSA A PALAZZO MADAMA CON 92 SÌ E 75 NO

Via libera al Senato al dl Rave, con 92 sì, 75 no e un astenuto. Il testo, che contiene le norme che riformano l'ergastolo ostativo e il nuovo reato di rave, con una pena da 3 a 6 anni, passa ora alla Camera.

Un decreto fortemente criticato dalle opposizioni- secondo il dem Franco Mirabelli «aiuta corrotti e corruttori» -, che hanno contestato il metodo e il merito, puntando il dito, in particolare, sulla distanza tra il garantismo sbandierato da Nordio nelle sue linee programmatiche e la scelta di istituire un nuovo reato per punire i raduni musicali.

A IL NO DELLE OPPOSIZIONI. MIRABELLI ( PD): «AIUTA CORROTTI E CORRUTTORI»

Via libera al Senato al dl Rave, con 92 sì, 75 no e un astenuto. Il testo, che contiene le norme che riformano l'ergastolo ostativo e il nuovo reato di rave, con una pena da 3 a 6 anni, passa ora alla Camera. Un decreto fortemente criticato dalle opposizioni- secondo il dem Franco Mirabelli «aiuta corrotti e corruttori» -, che hanno contestato il metodo e il merito, puntando il dito, in particolare, sulla distanza tra il garantismo sbandierato da Nordio nelle sue linee programmatiche e la scelta di istituire un nuovo reato per punire i raduni musicali. Il ministro, ha evidenziato Ivan Scalfarotto, di Italia Viva, «ci ha parlato giustamente di presunzione di innocenza, dell'esagerato uso delle intercettazioni e del diritto alla privacy delle persone, nonché dell'esagerazione e della tendenza che la politica ha a risolvere tutti i problemi del Paese grazie a una sanzione penale». Ma nonostante le sue «dichiarazioni garantiste» il governo «fa un bel reato nuovo di cui non sentivamo nessuna mancanza, un reato punito con una sanzione pesantissima, con una norma scritta tra l'altro in maniera pedestre». Per Mirabelli «questo è un provvedimento ricco di segnali spesso contraddittori. C'è il massimo rigore contro chi organizza i Rave e meno rigore nei confronti dei corrotti e dei corruttori o dei no vax - ha evidenziato -. C'è rigore sull'uso delle intercettazioni, considerate indispensabili per combattere i rave, ma dall'altra parte non c'è lo stesso rigore quando si spiega che bisogna intervenire per restringere le intercettazioni per reati ben più gravi. È una legge sbagliata».

Critiche sono arrivate anche dal grillino Roberto Scarpinato, secondo cui la nuova formulazione del reato ostativo disincentiverebbe fortemente la collaborazione con la giustizia, «distruggendo uno degli strumenti rivelatisi più efficaci contro le mafie. Riservare ai condannati che collaborano con la giustizia un trattamento in taluni casi peggiore, ed in altri analogo, a quello previsto per condannati che decidono di non collaborare, significa rendere più pagante la fedeltà al codice dell’omertà rispetto alla collaborazione con lo Stato», ha dichiarato. «Dietro la maschera di un garantismo di facciata», dunque, c’è un «pugno di ferro» per i reati di gente comune e «guanti di velluto» per i reati dei colletti bianchi, ha aggiunto, criticando l’esclusione dei reati contro la pa dall’elenco dei reati ostativi. Un risultato, quest’ultimo, raggiunto grazie ad un emendamento di Pierantonio Zanettin, di Forza italia, che ha rivendicato la correzione di molte storture del testo. «Il provvedimento oggi è del tutto rispettoso dei principi contenuti negli articoli 17 e 21 della Costituzione, che garantiscono libertà di riunione e di espressione - ha commentato -. Non è una norma liberticida né un pericolo per la democrazia. Il rave diventa quindi reato, perché l’attuale articolo 633 del Codice penale era inadeguato per reprimere efficacemente il fenomeno - ha aggiunto - È giunto il momento di voltare pagina e noi, come già annunziato, siamo pronti. Con una maggioranza parlamentare così ampia e 5 anni di legislatura davanti, possiamo davvero conseguire obiettivi di grande respiro, dalla separazione delle carriere alla revisione della legge Severino fino alla limitazione del trojan ai reati di mafia e terrorismo. E a chi critica la scelta del governo di reprimere i rave mi piace ricordare un precedente storico significativo: anche il Senato Romano, infatti, nel 186 a. c. come ci racconta Tito Livio, proibì eventi simili ai rave, allora si chiamavano baccanali e creavano disordini» ha concluso. Ma a fare un esempio contrario è stata la senatrice dem Anna Rossomando, che ha citato il caso di Danilo Dolci, arrestato mentre guidava un gruppo di braccianti in una protesta non violenta per rivendicare il diritto al lavoro. «Fu accusato ha evidenziato - di occupazione di suolo pubblico e resistenza a pubblico ufficiale e a Dolci e ai suoi venne negata la libertà provvisoria». Il processo a Dolci, difeso da Piero Calamandrei, «fu uno scontro sui modi opposti di considerare la legalità in Italia. La Costituzione come regola vivente dei cittadini contro la pratica dell'autoritarismo gerarchico, eredità del regime precedente. Forse oggi stiamo discutendo ancora di questo dibattito», ha detto Rossomando. Ma a rivendicare il lavoro del governo ci ha pensato il senatore di FdI Alberto Balboni: «I rave non sono ritrovi amicali fra qualche ragazzo che vuole ascoltare la musica; sono zone franche dove girano droga e alcol a fiumi, dove c'è l'illegalità e sono in pericolo l'incolumità e la salute dei nostri giovani - ha concluso -. Ci sono grandi affari dietro ai rave. Ma come, ce l'avete con il barista che non fa lo scontrino per un caffè e ignorate la montagna di danaro che gira in questi raduni illegali?».