«Ne ho parlato con Nordio: posso dirvi che il ministero presenterà un disegno di legge governativo sulla separazione delle carriere nella seconda parte del 2023, probabilmente dopo l’estate». È forse l’annuncio più importante fatto dal vice ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto alla manifestazione dell’Unione Camere Penali, tenuta ieri a Roma al termine della tre giorni di astensione. L’iniziativa è stata organizzata, come ha ricordato il presidente della Camera penale di Roma Gaetano Scalise, «per essere accanto a Nordio e non contro di lui: abbiamo bisogno di evidenze che dimostrino come la stagione delle riforme liberali non si sia esaurita nelle parole del guardasigilli». I numerosi penalisti accorsi al Centro Roma eventi Fontana di Trevi concedono un bis dell’applauso quando sempre Sisto mette sul tavolo la questione relativa al nuovo articolo 581 del codice di rito, in particolare ai commi 1 ter e 1 quater, in tema di esercizio del diritto di impugnazione, «gravemente pregiudicato – sostiene l’Ucpi in un documento – dalla ingiustificata pretesa, a pena di inammissibilità della impugnazione, di un nuovo mandato ad hoc e di una nuova elezione di domicilio». Sul punto, il viceministro della Giustizia ricorda: «Ho promosso l’incontro del 4 aprile al ministero con voi e l’Anm: le riforme hanno bisogno di sinergie e non di divisioni. Posso dirvi, e ho l’assicurazione del ministro, che dopo le note depositate dalle Camere penali e quelle di replica dell’Anm, noi interverremo per modificare il 581 in linea con quanto sostiene l’Ucpi. Ovviamente le soluzioni concrete saranno oggetto di valutazione». Sisto ha poi delineato un cronoprogramma delle riforme: «Riportare la prescrizione nel suo alveo naturale, ossia quella sostanziale, sarà uno degli obiettivi principali del 2023». Non solo, secondo il numero due di via Arenula «ci saranno anche proposte sui temi dell’obbligatorietà dell’azione penale e sul Csm». Quanto alla riforma dell’abuso d’ufficio, Sisto ha spiegato che «si sta discutendo se ridimensionare questa fattispecie o intervenire in modo più netto: a mio parere, se non ci fosse almeno una parte abrogativa rischieremmo un intervento inefficace a evitare processi inutili e, spesso, dannosi». Un’altra misura da realizzare, ha proseguito il viceministro della Giustizia, «riguarda il traffico d’ influenze: la norma sarà certamente revisionata per trovare una soluzione che sia più pragmatica e precisa, evitando la genericità deleteria dell’attuale formulazione». In una fase successiva «il governo si impegnerà anche sui temi delle intercettazioni, dell’appello alle sentenze di assoluzione, degli organi collegiali per le misure cautelari».

Parole che hanno restituito un po’ d’ottimismo ai penalisti. Come ha detto il presidente dell’Ucpi Gian Domenico Caiazza, «il percorso del guardasigilli ha provocato tra gli avvocati preoccupazione e delusione,

per il contrasto fra le riforme annunciate, con la solennità degli impegni presi in Parlamento, e una realtà di segno radicalmente opposto». Ma dopo aver ascoltato Sisto, il leader dei penalisti si è convinto di poter rivedere la propria analisi: «Il vice ministro ci ha detto cose importanti non solo sulla tempistica delle riforme. Poi certo si tratterà di misurarsi sul merito. Noi intanto apprezziamo enormemente la scelta delle priorità. Questi tre giorni e questa manifestazione nazionale hanno prodotto un risultato politico concreto», ha concluso Caiazza.

Prima di lui era intervenuto il deputato e responsabile Giustizia di Azione Enrico Costa, che aveva messo in fila tutte le contraddizioni tra il programma del guardasigilli e le cose fatte fino ad ora, con una premessa: «Credo che Nordio non pensasse di diventare ministro: quando lo è diventato si è costruito una squadra di collaboratori messa insieme all’ultimo momento e su cui dovrebbe fare un tagliando. Ha infarcito il ministero di magistrati fuori ruolo e questi lo stanno portando fuori strada». Il parlamentare ha giudicato «paradossale» che la prima azione disciplinare di Nordio venga avviata su «un provvedimento che aveva sostituito la custodia cautelare in carcere con i domiciliari», con riferimento al caso Uss. «Il rischio è che i magistrati non concedano più i domiciliari per paura di subire azioni», ha osservato Costa.

In apertura dei lavori è intervenuto anche il coordinatore di Ocf Mario Scialla: «La politica deve capire che tutta l’avvocatura è coesa nel chiedere le stesse cose. Ribadiamo il nostro sì a una riforma liberale della giustizia così come delineata dal ministro Nordio, ma lamentiamo ancora una volta l’immobilismo nell’attuazione del progetto». Da Milano è intervenuta la presidente di Agi, Avvocati giuslavoristi italiani, Tatiana Biagioni: «Credo fortemente nell’unione dell’avvocatura», ha detto, «sono qui per esprimere solidarietà rispetto a tutta una serie di riforme che negli ultimi anni sono state sempre improntate all’emergenza, quando invece c’era bisogno di riflessioni strutturali». Ha inviato un messaggio di saluto il presidente dell’Aiga Francesco Perchinunno: «La giovane avvocatura condivide i valori che hanno ispirato la proclamazione dell’astensione indetta dall’Ucpi e si augura che questa manifestazione possa stimolare una nuova e necessaria riforma della giustizia penale, ispirata ai valori liberali e del garantismo. Siamo e saremo disponibili a un dialogo finalizzato al raggiungimento di soluzioni condivise».