LA BRUTTA AVVENTURA DEL SEGRETARIO LEGHISTA IN POLONIA

Il leader della Lega Salvini è stato contestato al suo arrivo alla stazione Przemysl, la cittadina ad una decina di chilometri al confine con l'Ucraina. Il sindaco della città non lo ha ricevuto e gli ha sventolato sotto il naso una maglietta con il volto di Putin. Salvini vola in Polonia e si prende i fischi: «Sei amico dei russi!»

Il sindaco di Przemysl, città al confine ucraino, si è rifiutato di ricevere il leader del Carroccio

Che “piovesse”, visto il suo passato anche recente, Salvini poteva aspettarselo. Ma che “diluviasse”, forse non lo avrebbero immaginato nemmeno i suoi consiglieri più prudenti.

E invece è diluviato. E forte.

«Io non la ricevo, perché non ho alcun rispetto per lei».

Con queste parole infatti Wojciech Bakun, sindaco della città polacca di Przemysl, al confine con l’Ucraina, ha “accolto” il leader della Lega ieri nel corso della sua visita nei luoghi d’arrivo dei rifugiati.

I due erano pronti per un punto stampa quando, inaspettatamente, il primo cittadino ha preso la parola e davanti ai microfoni ha rinfacciato a Salvini i suoi trascorsi filorussi e filoputiniani dichiarati fino a poco tempo fa, tanto da tirare fuori dal giubbotto la maglietta con raffigurato il viso di Putin che il numero uno del Carroccio sfoggiò durante una vista a Mosca. «Venga con me al confine a condannarlo», ha detto il sindaco riferendosi al presidente russo, con notevole disappunto di Salvini.

Già dalle prime battute l’ex ministro dell’Interno, grazie alla traduzione dello staff al suo seguito, aveva intuito dove Bakun volesse andare a parare, rispondendo alle domande con una faccia visibilmente contrariata e irritata.

Quando poi il sindaco ha mostrato la maglietta, Salvini ha provato a contrattaccare, si è avvicinato a uno dei microfoni e cercando di interromperlo ha spiegato di essere lì «per portare aiuto ai rifugiati, ai bambini, alle mamme e ai papà» e per «cercare la pace».

Ma ormai era troppo tardi.

Bakun ha appoggiato la maglietta sopra i microfoni e se ne è andato, non lasciando a Salvini altra possibilità se non quella di andarsene anche lui, ma dalla parte opposta.

Ma non è finita, perché pochi secondi dopo il leader della Lega è stato contestato da alcuni italiani presenti sul posto, al grido di «buffone» e «pagliaccio». Non raccogliendo la provocazione, Salvini ha augurato «buon lavoro» e ha proseguito il percorso.

Che lo ha poi portato a visitare un centro per rifugiati a Kijowska, a una manciata di chilometri dal confine con l’Ucraina, dal quale oggi partirà un pullman con cinquanta persone diretto in Italia.

Ma della sortita polacca del Capitano resterà soprattutto la strigliata di Bakun, degna di una delle migliori puntate di Boris. Chi di felpa perisce, di maglietta perisce.