«Il Tribunale Amministrativo Regionale della Lombardia ha ritenuto fondati i motivi di ricorso di Medicina Democratica nei confronti di Multimedica, confermando il diritto al pieno accesso agli atti nei confronti di un soggetto accreditato che svolge un pubblico servizio». Lo rende noto Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina Democratica. «Si tratta di una vittoria per la trasparenza, in particolare nel settore della sanità, negato dalle strutture private ma anche dalla Regione Lombardia, che non si è mai premurata di definire obblighi rigorosi sul tema», spiega. La vicenda era emersa durante la puntata del 2 dicembre dello scorso anno della trasmissione «37e2», condotta da Vittorio Agnoletto su Radio Popolare: «Grazie a una coraggiosa lavoratrice - ha ricordato Agnoletto - avevamo reso pubblica la decisione di Multimedica di introdurre una “premialità” economica per gli addetti al call center ogni volta che i pazienti accettavano di spostarsi dall’agenda pubblica, dove si paga solo il ticket o addirittura l’accesso è gratuito, a quella privata. Una pratica che spiega anche perché non sia stato ancora attivato un vero centro unico di prenotazione che abbia a disposizione tutte le agende sia delle strutture pubbliche e sia di quelle private convenzionate».

Uno «sconcertante gioco al rubapaziente» contro cui Medicina Democratica aveva presentato ricorso al Tar il 17 febbraio scorso, con la consulenza degli avvocati Francesco Trebeschi e Federico Randazzo di Brescia: obiettivo era fermare questa vergognosa procedura e salvaguardare il diritto alla trasparenza e il diritto alla salute. La richiesta era l’accesso pubblico agli atti, negato da Multimedica per lo specifico Modello organizzativo previsto dal Dlgs 231/2001 aggiornato, con la motivazione che riguardava «l’organizzazione interna di un soggetto di natura privata», contenente «anche valutazioni economiche e commerciali che ne giustificano la non divulgazione», Motivazione che per il Tar non sussiste. Con questa sentenza del Tar «si volta pagina e si fa giurisprudenza non solo in sanità o nel caso specifico di Multimedica, che aveva consentito un accesso parziale agli atti, negando proprio quelli relativi alla premialità».

«La sentenza- ha aggiunto Caldiroli - stabilisce che un ente privato accreditato ha i medesimi obblighi di trasparenza delle strutture pubbliche. »Ora sarà più facile - come sottolinea Agnoletto - svelare i trucchi da loro usati e inchiodare la giunta regionale alle proprie responsabilità. I cittadini e gli utenti lombardi hanno diritto di conoscere le modalità e gli accordi attraverso i quali il gruppo sanitario Multimedica, con il meccanismo delle premialità economiche concesse ai propri operatori, ha cercato di massimizzare i profitti: l’obiettivo infatti è spingere gli utenti ad abbandonare il servizio sanitario pubblico per rivolgersi alle loro strutture private». «La sanità privata - ha concluso Marco Caldiroli- approfitta economicamente del suo ruolo di servizio pubblico ma non vuole gli oneri e i doveri che hanno gli enti pubblici. Solo un giudice può restituire ai cittadini il diritto di conoscere le regole e gli interessi economici nascosti di tutti coloro che svolgono un servizio pubblico come la sanità convenzionati».