Non era bastato il botta e risposta sul reddito di cittadinanza, con “l’invito” di Giuseppe Conte a Matteo Renzi di andare «senza scorta a parlare con i cittadini» e la risposta dell’ex sindaco di Firenze che lo accusava di utilizzare «un linguaggio da mafioso della politica». Lo scontro mai risolto tra i due, dopo il comizio del leader di Italia Viva a Palermo, si è spostato su Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo, oggi candidato con il M5S al Senato in Sicilia e Calabria. Uno, ha sottolineato Renzi, dal quale non intende ricevere lezioni di antimafia. La polemica si basa su quanto raccontato da Luca Palamara nel suo libro Lobby& Logge e ai rapporti tra Scarpinato e Antonello Montante, ex presidente di Confindustria Sicilia ed ex paladino dell’antimafia, condannato in appello a otto anni per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico. Un’amicizia di cui non vantarsi, secondo Renzi, secondo cui la strategia di Conte sarebbe quella di usare le «figurine» per combattare l’illegalità. «Io quando penso a Roberto Scarpinato penso alle pagine di Luca Palamara. Il sistema Montante, le raccomandazioni - ha sottolineato Renzi -. Noi non prendiamo lezioni di antimafia da chi come Roberto Scarpinato ci cela il suo rapporto con Montante e siamo costretti a leggerlo sul libro di Palamara. Scarpinato non ha mai risposto alle pagine Palamara e fa a noi la morale dal palco della festa del Fatto Quotidiano? Questo è il moralismo dei senza morale». Parole alle quali, a stretto giro, ha replicato lo stesso ex magistrato, che ha parlato di un «attacco» basato su «insinuazioni calunniose e prive di alcun fondamento di Luca Palamara, ex magistrato radiato dall'ordine giudiziario per indegnità e rinviato a giudizio per gravi reati». Insomma, quelli di Renzi, per Scarpinato, sarebbero «biechi calcoli elettoralistici» e «squallidi metodi diffamatori nei confronti di chi ritiene essere temibile antagonista politico per la credibilità personale conquistata in decenni di attività al servizio dello Stato sul fronte del contrasto alla criminalità mafiosa ed ai suoi potenti complici nel mondo dei colletti bianchi». Conte, dal canto suo, ha rincarato la dose, apostrofando Renzi come «personaggetto» che si riempie «la bocca di diffamazioni contro Roberto Scarpinato. Siamo andati nella direzione giusta candidandolo con Federico Cafiero De Raho, due campioni dell'antimafia per la nostra battaglia contro truffa, malaffare e corruzione». Da qui la sfida di Renzi ad un confronto pubblico: «Chiedo all’avvocato Conte: quali sarebbero le diffamazioni? È in grado di spiegarsi? - ha scritto sui suoi canali social - Vuole un confronto civile su questo, sulle truffe permesse dalle leggi grilline, sulla chiusura della struttura contro il dissesto idrogeologico? Io non diffamo: io racconto numeri e fatti. Conte è in grado di replicare o scappa ancora?».

Palamara ha invece confermato la veridicità delle sue affermazioni su Scarpinato, che non ha mai querelato l’ex collega e che dopo la pubblicazione del libro si difese sottolineando che non c’era nulla di male ad aver rapporti con Montante, all’epoca non inquisito. «La fonte di questi rapporti è un appunto manoscritto rinvenuto all’esito di una perquisizione presso l’abitazione del Montante e riferito alla allora imminente nomina del Procuratore generale di Palermo che poi appunto riguardò il dottor Scarpinato - ha spiegato Palamara -. In merito a quella vicenda la Procura di Catania ritenne di archiviare de plano rimettendo la palla al Csm che poi non fece nulla. Io penso che non sia mai troppo tardi per ottenere una spiegazione di Scarpinato su questa vicenda anche perché è diritto dei cittadini quello di essere informati anche magari sulla vicenda della vendita dell’appartamento - ha concluso -. Scarpinato vorrebbe squalificarmi e censurarmi definendomi ex magistrato radiato dall’ordine giudiziario per indegnità e rinviato a giudizio per gravi reati. Quanto alla indegnità invito Scarpinato ad attendere i pronunciamenti della Cedu sullo sfregio dell’applicazione delle regole da parte di un Csm oramai scaduto in tutti i sensi. Quanto al mio rinvio a giudizio per gravi reati gli suggerisco di farsi una bella chiacchierata con il suo presidente Conte in merito alla figura di Fabrizio Centofanti».