La Camera dei deputati ha approvato in terza lettura con 243 “sì”, 109 “no” e 6 astenuti il ddl costituzionale sulla separazione delle carriere in magistratura. La riforma passa ora al Senato per il quarto e ultimo esame. Poi il referendum e l’ultima parola ai cittadini. Un risultato scontato che comunque ha fatto salire la tensione tra maggioranza e opposizione. Infatti, appena è terminato il voto alcuni ministri presenti in Aula si sono alzati in piedi e hanno applaudito; in più dai banchi di Forza Italia hanno iniziato a gridare «Viva Silvio».

Tutto questo ha così scatenato la protesta delle opposizioni: «Basta, basta, è indecente. Qui si festeggia questo provvedimento, mentre non si risponde su Gaza, con il ministro degli Esteri che partecipa alla gioia» hanno urlato dalle postazioni di Pd, M5S, Avs. Il presidente della seduta, Sergio Costa, ha invitato più volte i membri dell’Esecutivo ad accomodarsi, ma gli animi non si sono placati. Ha preso allora la parola la capogruppo dem Chiara Braga sull’ordine dei lavori: «Invece di fare questa scena patetica di cui si è reso protagonista anche il ministro degli Esteri - alzarsi in piedi ed applaudire – il Governo dovrebbe venire in quest’aula a rispondere su quello che le opposizioni chiedono da giorni dinanzi alla tragedia immane, alla catastrofe che sta accadendo a Gaza».

In quel momento alcuni esponenti delle opposizioni si sono avvicinati ai banchi del governo per protestare. I commessi hanno circondato Tajani per proteggerlo. Ed è stata quasi rissa. La seduta è stata sospesa. Quanto accaduto è l’ennesimo segnale che tutti sono consapevoli che la partita non riguarda solo la riforma dell’ordinamento giudiziario ma il futuro del governo Meloni. Tanto è vero che ai deputati di maggioranza, fanno sapere fonti parlamentari, era arrivato il «tassativo» ordine di presenziare alla seduta, «e tutto il governo è stato precettato».

Alla fine i 243 voti a favore dimostrano che l'esortazione è stata rispettata. Prima dell'inizio della seduta fissata a mezzogiorno, erano arrivati il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro degli Affari europei Tommaso Foti, quello dell'Economia Giancarlo Giorgetti e ovviamente il guardasigilli Carlo Nordio, con cui più di un deputato ha voluto posare per una foto ricordo in una giornata considerata particolarmente importante dal centrodestra. Fra i deputati non è passata inosservata l'azzurra Marta Fascina (statisticamente fra i meno presenti a Montecitorio), ultima compagna di Silvio Berlusconi.

La bagarre comunque non ha impedito alla maggioranza di festeggiare il risultato. Tra i primi a commentare la premier Giorgia Meloni dai suoi social: «Portiamo avanti il percorso della riforma della giustizia. Continueremo a lavorare per dare all’Italia e agli italiani un sistema giudiziario sempre più efficiente e trasparente. Avanti con determinazione per consegnare alla Nazione una riforma storica e attesa da anni». Il Ministro Nordio ha puntato sull’autoironia: «Per la cronaca di chi ritiene che sia dedito all'alcolismo, vado a festeggiare questa bellissima giornata con uno spritz». E sullo scontro in Aula ha aggiunto: «Diciamo che in politica ci sta. Io non sono un animale politico, sono entrato in tarda età, ma, conoscendo la storia e conoscendo le regole della politica, non mi scandalizzo se l'opposizione cerca appunto di annacquare una sconfitta con una diversione».

Invece per la responsabile giustizia dem, Debora Serracchiani, «la bagarre in aula è la conseguenza della mancata risposta alla nostra richiesta che il Presidente del consiglio venga a riferire in aula circa la situazione insostenibile che sta accadendo a Gaza». Inoltre, ha proseguito la deputata, «abbiamo assistito ad un ulteriore scempio delle istituzioni, facendo passare una riforma costituzionale a colpi di maggioranza» in cui «si sono lasciati andare a urla di giubilo, applausi e abbracci. Francamente, le istituzioni meritano un altro tipo di rispetto e noi glielo abbiamo fatto notare».

Secondo il magistrato Giovanni Zaccaro, Segretario di AreaDg, «il tema avrebbe meritato un dibattito parlamentare più pacato». Probabilmente «la fretta ed il nervosismo dei sostenitori della riforma deriva dalla consapevolezza che i cittadini stanno capendo che la riforma non risolve i tanti problemi della giustizia ma anzi rischia di assoggettare la magistratura inquirente al controllo delle maggioranze di turno».