Il grande divulgatore scientifico criticò i pm e l’utilizzo sadico della carcerazione preventiva

Nel 1983 la magistratura italiana compie uno dei più grandi errori giudiziari del nostro Paese.

L’arresto di Enzo Tortora, storico conduttore di Portobello, accusato di associazione mafiosa scuote l’Italia.

Ma c’è una persona in particolare, già nota all’epoca, che a pochi giorni di distanza di quel maledetto 17 giugno 1983, va in televisione, con il volto sorridente, e dimostra tutta la sua amicizia verso un uomo che in quel momento si trovava dietro le sbarre, esposto alla pubblica gogna, vittima fi un killeraggio mediatico senza precedenti, con la sinistra passerella in manette ripresa da tutte le televisioni dell’epoca. Un gesto di coraggio e corenetre con i propri valori.

“E se Enzo Tortora fosse innocente?”. Se lo domandò proprio lui: Piero Angela.

La sua morte lascia un vuoto incolmabile, essendo il più grande divulgatore scientifico di tutti i tempi.

Piero Angela ha avuto la capacità di far appassionare la stragrande maggioranza degli italiani alla scienza con un linguaggio semplice e rigoroso allo stesso tempo, ma era anche un uomo laico, che credeva fermamente nel diritto e nella presunzione di innocenza. E quel 1983 segna un punto di non ritorno per tutti.

Anche per lui. Che di fronte al ludibrio pubblico a cui verrà sottoposto il povero Tortorae al teorema colpevolista reagisce con sdegno. A modo suo, naturalmente con estrema educazione.

Piero Angela nel giugno di quello stesso anno è ospite in una trasmissione televisiva.

E pronuncia queste parole: «Caro Enzo, so che ci stai ascoltando, che non è un caso se siamo amici da trent’ anni.

Non è un caso perché al di là delle cose che ci uniscono, ci sono altre cose.

C’è un’indipendenza che ognuno di noi ha, c’è una libertà a cui ognuno di noi tiene moltissimo, e c’è un’onestà professionale e nella vita.

Evidentemente queste cose le possiamo dire noi che siamo tuoi amici, però devo dire che ho riscontrato una cosa che mi ha fatto molto piacere. Quando abbiamo preparato una lettura che è stata pubblicata da Repubblica, che era un appello “E se Tortora fosse innocente”, che voleva rispondere a tutte le insinuazioni a senso unico che erano uscite nei giorni successivi al tuo arresto, ebbene abbiamo trovato una disponibilità entusiastica da parte di persone che non ti conoscevano, come ti conosciamo noi che siamo tuoi amici, ma non solo nei tuoi confronti, e si erano posti la domanda “se accadesse anche a noi?”».

Poi la critica, durissima. ai magistrati che hanno sbattuto Enzo in cella abusando della carcerazione preventiva, un metodo barbaro e sadico per far “confessare” le persone tramite l’estorsione, la custodia cautelare come arma che piega le volontà e getta i malcapitati nel terrore.

«C’è una carcerazione preventiva che ci impedisce di difenderci. E allora io voglio leggere alcuni nomi che hanno sottoscritto l’appello in tuo favore, come Domenico Bartoli. Difficoltà finanziaria?

Nessuna difficoltà finanziaria. Oppure può diventare uno spacciatore di droga chi ne consuma, ma lo sappiamo tutti che tu sei stato un pantofolaio, non sa ballare, non è mai andato in un night club. Ricordo quando sbadigliava e ci lasciava lì, e ho protestato alcune volte.

Per scusarsi venne a casa mia, in doppio petto e sotto aveva la vestaglia. E questo sarebbe l’uomo introdotto nella malavita?». Era il lontano 1983, e Piero Angela lo aveva capito prima dei magistrati.