Ricorso al Tar del Lazio di Alberto Liguori contro la mancata conferma alla guida della procura di Terni, deliberata dal Consiglio superiore della magistratura l' 11 gennaio scorso, alla luce delle chat intercorse con Luca Palamara. Ma il Csm non si costituirà in giudizio: il plenum non ha infatti approvato la proposta della commissione per gli incarichi direttivi di opporsi al ricorso, dando mandato all'Avvocatura generale dello Stato. E si è diviso sulla delibera che non ha ottenuto la maggioranza dei voti: 12 i favorevoli, 12 i contrari e 4 le astensioni.

Al centro della valutazione del precedente Consiglio di non confermare Liguori nell'incarico uno scambio di messaggi con Palamara relativi ad alcune nomine, da cui sarebbe emerso «un rapporto privilegiato con Palamara, all'epoca consigliere del Csm», al fine di «influenzare future nomine». Contro questa decisione Liguori ha chiesto non solo l'annullamento ma anche la sospensione in via d'urgenza della delibera.

Le chat tra Liguori e Palamara erano già state valutate dal Csm nel corso di un procedimento per incompatibilità ambientale, poi archiviato. Ma le stesse sono invece state ritenute sufficienti per la non conferma quadriennale per l'incarico direttivo. Oggetto delle interlocuzioni fra Liguori e Palamara era stata, in particolare, la nomina di Salvatore Carpino a presidente di Sezione del Tribunale di Cosenza. Liguori, per tale incarico, riteneva prevalente il profilo della concorrente Paola Lucente. Chiamato a fornire giustificazioni, Liguori aveva ricordato il proprio percorso professionale, evidenziando di essere di origini calabresi (come Palamara, ndr), di aver lavorato per circa 15 anni tra Cosenza e Catanzaro e di aver maturato, nel corso del mandato quale consigliere del Csm ( anni 20102014), una significativa padronanza del Testo Unico sulla dirigenza.

Conoscendo personalmente i colleghi aspiranti al posto di presidente di Sezione del Tribunale di Cosenza e forte della pregressa esperienza consiliare, aveva quindi notato carenze nel profilo professionale di Carpino. Solo per tale ragione squisitamente tecnica aveva sollecitato, allorquando la proposta di Commissione era già stata licenziata (e non prima), un ripensamento in plenum in favore della candidata Lucente, a suo parere maggiormente qualificata (e successivamente destinata ad altro incarico semidirettivo presso lo stesso Tribunale di Cosenza).

A dimostrazione della bontà del ragionamento, Liguori evidenziava l’esito del conseguente contenzioso amministrativo con l'annullamento della nomina in primo e secondo grado. «Non conformità della delibera alle norme di legge e del testo unico, in punto di completezza di analisi e di compiutezza della motivazione comparativa», avevano scritto i giudici amministrativi. Di diverso avviso i contrari alla riconferma, 11 a 9 i voti finali, secondo cui Liguori, con insistenza e fino all’ultimo giorno utile, si era attivato affinché i voti convergessero sulla magistrata, «inequivocabilmente desumibile dal tono, insistente e di esortazione, nonché dalle indicazioni strategiche date a Palamara».