Il gup di Roma ha disposto la trasmissione degli atti alla Consulta dopo la richiesta formalizzata dal procuratore Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Sergio Colaiocco che avevano chiesto, nell'udienza del 3 aprile scorso, di investire la Corte Costituzionale per superare la 'stasi' del processo a carico di quattro 007 accusati della morte di Giulio Regeni. Il giudice ha così sciolto la riserva: sarà ora la Consulta a dover decidere il destino del procedimento. Regeni è stato sequestrato, torturato e ucciso a inizio 2016 in Egitto.

Lo Voi: «Strada alternativa per celebrare il processo»

«Nella nostra impostazione questa era l'unica possibilità, ove la Consulta dovesse accogliere la questione sollevata, per potere celebrare il processo, salvo ipotizzare delle modifiche legislative di cui per la verità al momento non si vede alcuna proposta». Così il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, dopo che il gup ha disposto l'invio degli atti del procedimento Regeni alla Consulta. «Vedremo cosa deciderà la Corte e ci regoleremo di conseguenza - aggiunge - Abbiamo oggi un'ulteriore strada da percorrere rispetto a quelle percorse finora e che purtroppo non hanno portato ad alcun risultato utile perché la situazione di impantanamento è tale che non si riusciva a venirne fuori».

La famiglia di Giulio Regeni

"C'è una speranza in più e speriamo che questa sia la volta definitiva nella quale venga sancito che questo processo si può e si deve fare. Visto che noi diciamo sempre che Giulio 'fa cose', ci auguriamo che Giulio possa intervenire anche in una riforma legislativa che consenta di non lasciare impuniti i reati di questa gravità quando gli stati non collaborano". Così l'avvocata Alessandra Ballerini, legale dei genitori di Giulio Regeni, Paola e Claudio, commenta la decisione del gup di Roma che ha disposto l'invio degli atti del procedimento alla Consulta.

"Ci auguriamo che il 'popolo giallo' e la scorta mediatica continuino a starci vicino con le antenne dritte", ha aggiunto, riferendo che anche a seguito delle indagini difensive, hanno presentato una denuncia a Roma "per intralcio alla giustizia" "perché le nostre telefonate erano palesemente ascolate".